Nebbia, acqua, arte e spiritualità: inaugurato il Padiglione Venezia. Il sindaco: “L’obiettivo dell’allestimento è raccontare la città nel segno della sostenibilità”

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Comune di Venezia
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Un omaggio alla città, per consentire al visitatore di esplorarne la storia e la mitologia attraverso un ambiente artistico coinvolgente. Ecco l’essenza del Padiglione Venezia, inaugurato questa mattina ai Giardini della Biennale alla presenza del sindaco, del presidente della Biennale, Paolo Baratta, della curatrice Giovanna Zabotti e delle massime autorità cittadine. Alla cerimonia, a cui ha preso parte anche una nutrita rappresentanza della Giunta comunale e numerosi consiglieri, sono intervenuti anche i direttori artistici Alessandro Gallo e Stelios Kois, il commissario del Padiglione, Maurizio Carlin, lo staff curatoriale e gli artisti. All’appuntamento non sono mancati neppure il regista  Ferzan Özpetek e l’attrice Kasia Smutniak, protagonisti della realizzazione di una sezione dell’allestimento.

Gli artisti hanno voluto catturare l’essenza di Venezia con elementi diventati nel tempo i simboli associati alla città: immagini sacre, briccole, acqua e l’uso dei materiali che la caratterizzano come pietra, legno, corda e tessuto. Un’opera d’arte completa in cui il visitatore può sperimentare il microcosmo di Venezia nella sua interezza attraverso la nebbia, l’arte e la spiritualità.

“Il marmo di Fabio Viale – ha spiegato Giovanna Zabotti – è stato utilizzato per realizzare delle monumentali briccole di oltre tre metri che troneggiano nell’acqua che scorre lungo il padiglione. I Plastique Fantastique, hanno creato una struttura gonfiabile in cui si cammina a piedi nudi passando in mezzo alla nebbia, tra profumi e materia. Una sezione poi è dedicata a Venetika, l’opera del cineasta Özpetek e della sua musa Smutniak, stoica interprete immersa nell’acqua e sul cui volto passano le immagini della città ‘Una bellezza che non stanca mai’.  La sezione dedicata alle opere che esplorano la spiritualità e la religione è realizzata dall’artista Sidival Fila, brasiliano ma romano d’adozione (il primo monaco francescano ad esporre nella storia di Biennale). L’ambiente, per essere ancora più coinvolgente, è completato da un’ambientazione olfattiva realizzata dal Maestro profumiere Lorenzo Dante Ferro e un’opera sonora del compositore George Koumentakis”.

Per Paolo Baratta l’aspetto interessante è che il visitatore trovi stimolo in ciò che incontra e che la Biennale sia “almeno una temporanea fuga dall’ordinario che ci costringe tutti i giorni”.

“Giovanna sta facendo un lavoro straordinario perché ci sta mettendo il cuore – ha dichiarato il primo cittadino. Le avevamo dato un mandato specifico, di raccontare Venezia, e lo ha fatto con l’aiuto di artisti straordinari, con quattro modalità diverse, ma seguendo il fil rouge della sostenibilità”. Il sindaco ha poi voluto sottolineare il significato del concorso “Artefici del nostro tempo”, promosso dall’Amministrazione comunale e rivolto ai giovani tra i 18 e i 35 anni, a cui hanno partecipato più di 2000 iscritti. “L’obiettivo era di includerli nella nostra storia artistica, arricchendo il nostro patrimonio: Venezia vuole esserci e vuole raccontarsi con le voci, con il cuore, con le opere di questi artisti e ora anche con le esperienze di giovani artisti”.

Ciascuna delle sei opere vincitrici, a rotazione, sarà esposta al Padiglione Venezia per 15 giorni (si inizierà con il videoclip di Gloria Maria Gorreri dal 14 giugno) mentre tutte le altre che hanno partecipato al concorso saranno in mostra al Candiani e a Forte Marghera.