L’Inter dominatrice della stagione sta pagando secondo tradizione l’Effetto Bologna e realizza in un botto la crisi gufata dai media e dai guru: ricade davanti alla Roma, il Napoli liquida il Toro e conquista il primato di classifica con quei tre punti che ballano avanti e indietro ormai da tempo. Ma non è finita. La Beneamata vuole andare avanti in Europa, fra poco ripenserà allo scudetto. E’ un felice ritratto del coraggio. Anche se ho pensato – mi perdoni Marotta – che la crisi sia scoppiata buttando via la Coppa Italia con il quarto derby perduto. Li ho visti in campo, i nerazzurri, mi son parsi teleguidati da una consegna: non pensate al triplete, è pericoloso. Così si comincia a perdere tutto.
Il Napoli del coraggio resiste alle pericolose riflessioni intime di Conte e vince. Lui vi dirà il contrario, che tiene tutti sulla corda pronti a scattare con inesauribile energia. Può essere. Ma non bastano i gol dell’Highlander McTominay per portare a casa quei tre punti in più, l’Antonio Furioso li deve alla Roma.
E allora Ranieri sia Santo subito. L’atmosfera mistica che si è creata per più di un regolamentare minuto anche negli stadi – nel sincero e affettuoso ricordo di Franciscus – si è allegramente prestata ai giochi del web, ai meme irriverenti. Un trionfo per il Sor Claudio che dopo diciotto partite senza sconfitte ha inquadrato tecnicamente e tatticamente la sua Roma: “siamo venuti a Milano per vincere”. Niente lavagna, niente elaborati piani di battaglia, Ranieri è questo, un ultrasettantenne che se lo cogli nella passeggiata a fine partita – mentre bacia i suoi e saluta sorridendo gli avversari sconfitti, dritto, passo dinamico, con quel capello bianco alla Giuliocesare – di anni gliene dai cinquanta; e se lo ascolti nella chiacchierata finale gliene aggiungi un pugno solo perchè la saggezza pretende età. Almeno per chi non la conosciuto giovane, calciatore poco più che ventenne nella sua prima vita, a Catanzaro. Era già leader sul campo – 225 partite – da allenatore ha sbalordito l’Europa, diventando memorabile condottiero vittorioso anche nella più modesta versione del salvatore. E’ malizioso, non cattivo. Gli concedo di aver pensato a Mou, dopo la vittoria di San Siro, mescolando l’affronto di averlo chiamato vecchio ai tempi del Triplete, all’omaggio di sciogliere un interrogativo storico – meglio Ferguson o Guardiola? – con una risposta tranchant: “Ranieri”. Se questo campionato un pò sfigato si sta concludendo con emozioni antiche lo dobbiamo anche a lui, leader di un gruppetto di tecnici/maestri che lavorano e insegnano. Un dettaglio curioso: questo Napoli non sta facendo ricorso alle tradizionali giaculatorie. Nel rush finale le imprese del gagliardo Scott di Lancaster lo fanno un Napoli scozzese. E’ davvero la squadra di Aurelius Mc Laurentiis.