Ucraina, Meloni: “Trump-Zelensky? Ultimo regalo del Papa a tutti noi”

171
meloni

“Non sarei mai stata lì. Non c’entravamo noi altri leader, non so se qualcuno ha pensato di doverci essere, ma io no. Credo sia stato un momento bellissimo, e a quanto mi è stato detto dai protagonisti potrebbe anche aver rappresentato un punto di svolta. Forse l’ultimo regalo di Papa Francesco a noi tutti“.

Così la premier Giorgia Meloni in un’intervista al Corriere della Sera, parlando dell’incontro di sabato a San Pietro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky e rispondendo alla domanda sul perché lei non ci fosse. “Penso che (il Papa) meritasse un funerale imponente e senza alcun intoppo, come è stato, e penso che in quel faccia a faccia ci fosse, non so come dirlo…il suo spirito”, ha aggiunto. “Noi ora sosteniamo gli sforzi di Trump e siamo contenti che Zelensky si sia detto disponibile a un cessate il fuoco incondizionato, dimostrando che anche l’Ucraina vuole la pace. Ora è la Russia che deve dimostrare la stessa cosa. Perché la tregua di tre giorni annunciata da Putin per l’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale – sottolinea quindi Meloni – è una cosa diversa, e decisamente insufficiente. E la pace dovrà essere giusta e duratura. Il che significa soprattutto solide garanzie di sicurezza. L’Italia ha da tempo fatto la sua proposta: serve una soluzione ispirata all’articolo 5 del Trattato di Washington, anche fuori dal Trattato Nato”.

“Quello che penso l’ho detto a Trump e ai leader che incontro e che ho incontrato anche in questi giorni: è necessario rinsaldare l’Alleanza atlantica non solo militarmente, e in questo dico che è giusto che l’Europa contribuisca in maniera più marcata alla propria sicurezza, perché o ci si difende anche da soli o non si può pensare di essere al sicuro in un mondo che cambia a velocità a vertiginosa. E penso che serva riavvicinare Usa e Ue, anche perché nel frattempo altre potenze si stanno facendo avanti per prevalere negli equilibri mondiali, e non credo convenga nè all’Europa nè agli Usa che accada”, ha continuato la premier.

La premier, tra le altre cose, parla del possibile vertice da tenere a Roma: “Non abbiamo mai dato una data. Ci stiamo lavorando, ma ovviamente non dipende solo da noi. Perché gli incontri portino a risultati serve tempo, bisogna prepararli accuratamente, non devono essere formali, ma sostanziali. Oggi i tempi non sono ancora maturi.

Certo, c’è la sospensione dei dazi di 90 giorni, ci sono scadenze, ma a me interessa portare a casa un accordo vero che serva all’Italia in primo luogo, come all’Europa e agli Usa. Senza fretta, ma ben fatto”. A Roma o a Bruxelles? “Se Roma può essere la sede giusta perché il nostro Paese viene visto come amico e in qualche modo come sede sì europea ma non “controparte”, credo che sarà un grande riconoscimento.

Ma anche se fosse altrove, a Bruxelles o ovunque — questo sì me lo concedo — qualche merito penso di poter dire che lo avrò avuto comunque”. “In vista del Primo Maggio stiamo lavorando a qualcosa di estremamente importante per i lavoratori, cioè la loro sicurezza”, anticipa poi Meloni al Corsera.  “Pensiamo a degli interventi concreti per la sicurezza sul lavoro, perché è inaccettabile che ogni giornata sia scandita da morti e infortuni. Metteremo a disposizione importanti risorse che intendiamo utilizzare confrontando le nostre proposte con quelle dei sindacati e delle associazioni datoriali. Valuteremo insieme cosa è più utile per la sicurezza dei lavoratori”, ha detto.

(Adnkronos) – politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)