Allarme api, gli Apicoltori del Veneto: “situazione è drammatica”

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In un comunicato l’associazione regionale Apicoltori del Veneto nella giornata mondiale delle api lancia l’allarme sopravvivenza delle api e chiede un urgente incontro con la Regione

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di designare il 20 maggio, la Giornata mondiale delle api. E’ stata scelta questa data poiché coincide con la data di nascita di Anton Janša (1734-1773), che nel XVIII secolo fu un pioniere delle tecniche di apicoltura moderna nel suo paese natale, la Slovenia.

La Giornata mondiale delle api è stata istituita per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori, sulle minacce che affrontano e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile. Le api e altri impollinatori, consentono a molte piante di riprodursi, comprese numerose colture alimentari.

Ne parla Gerardo Meridio, Vicentino eletto la scorsa settimana Presidente regionale dell’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto.

Le api sono tra gli esseri viventi più importanti del pianeta. Grazie all’impollinazione garantiscono la riproduzione di molte piante coltivate e selvatiche. In molte aree del pianeta le api, gli impollinatori e molti altri insetti stanno rapidamente diminuendo. Ciò si ripercuote sulla sicurezza alimentare globale. Circa due terzi delle piante coltivate che nutrono il mondo dipendono dall’impollinazione da parte di insetti o altri animali. Si calcola che le api forniscano al settore agricolo europeo un contributo pari almeno a 22 miliardi di euro l’anno, ben superiore al valore economico dei prodotti apistici.

Nel report 2018 dell’Osservatorio nazionale del miele viene evidenziato come nonostante la mortalità delle api ed un andamento climatico difficile, il 2018 si è chiuso con una produzione di 22.000 tonnellate; al nord si era tornati a produrre l’acacia, seppur in modo irregolare, mentre al sud l’andamento climatico aveva pregiudicato i raccolti per tutto l’anno a partire dal miele di agrumi.

L’introduzione della Banca Dati Apistica, alla quale tutti gli apicoltori devono essere obbligatoriamente registrati dichiarando gli alveari detenuti e la loro posizione geografica, ha consentito di validare le stime scaturite negli anni riguardo alla consistenza degli apicoltori e degli alveari italiani. Dai dati della BDA relativi al censimento novembre-dicembre 2018, aggiornati al 1 marzo 2019, emerge che sono 55.877 gli apicoltori in Italia di cui 36.206 produce per autoconsumo (65%) e 19.671 sono apicoltori con partita iva che producono per il mercato (35%). Gli apicoltori italiani detengono in totale 1.273.663 alveari

La situazione per il 2019 sostiene Meridio è drammatica. Non bastavano i fenomeni di mortalità delle api o di spopolamento degli alveari, che in alcuni casi hanno assunto aspetti particolarmente preoccupanti, a causa dei trattamenti fitosanitari; delle malattie delle api; dell’andamento climatico, dei nemici delle api come la vespa asiatica Velutina, l’athina tumida e Varroa Destructor. Il caldo inusuale e la siccità di marzo aprile seguito dalle continue piogge dal freddo e neve di maggio hanno di fatto azzerato

la produzione di miele di acacia. Il poco nettare raccolto le api lo hanno consumato per poter sopravvivere. Stanno morendo di fame e gli apicoltori sono costretti a dar loro da mangiare per farle sopravvivere. Tra aprile e maggio con questa pazza stagione abbiamo assistito a continue sciamature alveari morti di fame. La passione degli apicoltori che hanno contribuito a salvare questo fondamentale insetto non basta più.

Se il clima prosegue così anche le prossime fioriture Tiglio, millefiori, castagno, rischiano di essere compromesse.

Meridio, Presidente dell’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto che rappresenta 1.360 apicoltori nel veneto per circa 25.000 alveari, lancia l’allarme e chiede che la Regione Veneto “che ha dimostrato sempre attenzione per l’apicoltura, convochi un tavolo con le associazioni degli apicoltori, per esaminare la situazione e intervenire anche con lo stato di calamità per il settore”. Prosegue Meridio, “chi vive dell’apicoltura rischia di vedere compromesso il suo reddito, potremmo assistere a nuova moria di famiglie di api e un aumento considerevole dell’importazione di mieli esteri, nemmeno della comunità europea, sulla cui qualità ed origine nutre dubbi