Il Festival chiude ma la voglia di “polis” resta

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Il Festival Biblico 2019 dedicato alla “polis” ha chiuso i battenti con il botto. Mentre il pubblico gremiva il tempio di San Lorenza per assistere al dialogo tra il cardinale Ravasi e l’antropologo Franco La Cecla, al “dAbar” di corte Bissari gli scatenatissimi “Idraulici del Suono” sparavano ad alzo zero musiche e ritmi balcanici.

Sono stati i due appuntamenti conclusivi del Festival, partito lo scorso 2 maggio dalle officine di manutenzione ciclica delle Ferrovie dello Stato a Vicenza, per poi coinvolgere Padova, Verona, Rovigo, Vittorio Veneto la provincia di Vicenza e tornare nel capoluogo, terminando il suo viaggio, appunto, domenica 26 maggio. Viaggio che ha avuto al centro il tema della “polis”, «centrato come mai avvenuto negli anni precedenti – afferma la direttrice Roberta Rocelli -. La “polis” ha raccolto interesse da parte di tutti i partecipanti, sia agli incontri più piccoli che ha quelli più grandi. Ci siamo resi conto che il tema ha mosso tante persone, prima ancore dei nomi degli ospiti».

Domenica scorsa era anche giorno di elezioni e «il Festival ha dimostrato che una sensibilità sul governo della città c’è – prosegue Rocelli -. Un fatto che ha molto a che fare con il clima che viviamo. Il Festival crea una comunità di pensiero. In questi giorni abbiamo discusso su direzioni e prospettive della “polis”, incontrato modi di abitare fisici, strutturali, relazionali e comunitari. La Bibbia ci ha dato spunti interessanti e direi “miliari”, precisi. Le scritture hanno parlato più ancora che negli altri anni».

Occorrerà ancora qualche giorno per un bilancio “consuntivo”, ma gli organizzatori affermano con sicurezza che i numeri dei partecipanti sono stati in linea con quelli dello scorso anno, nonostante il maltempo che ha funestato senza tregua tutto il mese di maggio e che comunque, nel weekend conclusivo, ha concesso dei felici spiragli di sole. «Un dato positivo e un altro obiettivo centrato è stato quello del ricambio del pubblico – afferma la direttrice -. È stato impegnativo, dal punto di vista organizzativo, perché ci ha costretti ad essere più “diffusi” del solito. Ma proporre eventi in luoghi diversi ci ha permesso di intercettare pubblici diversi. Ma come quest’anno abbiamo visto così tanti giovani tra i 20 e i 30 anni, specialmente sull’incontro dedicato alla polis europea che vedeva, tra l’altro, anche generazioni diverse di ospiti».

Intanto, si getta lo sguardo all’edizione 2020. «Il tema lo decideremo entro i primi di luglio – spiega Roberta Rocelli -. L’ambizione che condividiamo con lo staff è quella di ripensarci in piccolo, selezionando con ancora più attenzione le proposte. E vogliamo porci degli obiettivi nuovi sulle modalità espressive, anche negli incontri più strettamente biblici e teologici. I principi cardine rimarranno la rigenerazione degli spazi maltrattati e, naturalmente, la partenza dal testo biblico. Consapevoli che la distinzione tra pubblico credente e non credente è finita».