“Avevamo ereditato un’opera che non aveva futuro e l’abbiamo trasformata in realtà. Per farlo serviva forza, determinazione e anche un po’ di passione”. Lo ha detto il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, all’inaugurazione del primo tratto della Superstrada Pedemontana Veneta, sotto un tendone gremito di autorità, rappresentanti istituzionali, tecnici, operai, giornalisti, allestito a Breganze (Vi), al casello di interconnessione tra la SVP e la A31 (in alto video intervista).
Sul palco con lui il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’interno, Matteo Salvini e il Presidente della concessionaria SPV Spa, Domenico Dogliani. A entrambi Zaia ha rivolto un sentito ringraziamento: al primo per essere stato “l’unico del Governo a interessarsi di quest’opera”, al secondo per l’impegno che sta profondendo nella sfida di portare a termine entro il 2020 questa notevole iniziativa, “nel rispetto dell’accordo che abbiamo sottoscritto”.
“Di questa infrastruttura si è cominciato a parlarne in Regione nei lontani anni ‘90 – ha ricordato il presidente – e originariamente era prevista la realizzazione dell’autostrada Pedemontana Veneta. Molto, troppo tempo è passato da allora, ma adesso è finalmente qualcosa di concreto e questa infrastruttura vale oggi un punto e mezzo del Pil del Veneto, impegna nei cantieri 1.860 uomini e oltre mille mezzi d’opera. È una fabbrica nel territorio. E il 98% degli espropriati ha avuto il giusto ristoro”.
“È l’unica opera in Italia della quale l’Ente pubblico incasserà i pedaggi e quindi dobbiamo incentivarne l’utilizzo – ha aggiunto Zaia –. Ci aspettiamo un transito di 27 mila veicoli al giorno quando la superstrada sarà terminata. Non esiste un’autorità nazionale che certifichi gli studi sul traffico, ma i grandi vantaggi in termini di sicurezza e di velocità nella percorrenza delle distanze, ci inducono a pensare che raggiungeremo l’obiettivo. Che poi, sia chiaro, è lo stesso voluto dal territorio: tutti i 36 sindaci dei Comuni attraversati dal percorso hanno detto sì alla SPV e sono certo che se facessimo un referendum chiedendo alla gente se vuole quest’opera, si arrabbierebbe perché glielo chiediamo ancora”.
Zaia si è poi levato, come lui stesso ha detto, qualche sassolino dalle scarpe (“ho dentro una cava di inerti”): “Non siamo una ‘Banda Bassotti’ che fa le cose di nascosto – ha ribadito, rispondendo alle recenti polemiche –, non siamo criminali che vanno a interrare e nascondere nottetempo i rifiuti nei cantieri. Anzi, lungo il tracciato della Pedemontana, mano a mano che procedono i cantieri, si provvede a bonificare le discariche, vecchie anche di sessant’anni, che vengono scoperte, come a Trissino e a Montecchio Maggiore.
“Non siamo ammalati di feticismo infrastrutturale, non abbiamo l’ossessione di buttare calcestruzzo ovunque – ha aggiunto il presidente – ma abbiamo il dovere di portare a compimento un’opera strategica nazionale, di concludere quello che oggi è il più grande cantiere aperto in Italia e che stiamo gestendo come se fosse un’opera pubblica normale, ordinaria, cercando di dare una veste di totale legalità a quest’impresa”.
“La Superstrada Pedemontana Veneta – ha concluso Zaia – andrà a servire l’area industriale più importante e più urbanizzata del Veneto, mettendo in sicurezza la mobilità nel territorio e realizzando collegamenti veloci tra le nostre città. Non è una partita della politica, è la partita della comunità, del popolo”.