Don Loris Faggioni, nuovo prete nuova luce

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Dopo un anno di pausa la diocesi di Vicenza avrà un nuovo presbitero. Si chiama Loris Faggioni, ha 40 anni e verrà ordinato questo sabato 8 giugno, alle 16, in Cattedrale. «Sono un po’ agitato – si confida una mattina nella sede di Radio Oreb prima della sua prima intervista radiofonica – ho sempre sentito il peso e la responsabilità di questo ministero. Essere prete è un impegno e una grande responsabilità».

Don Loris, quinto di cinque fratelli,  proviene da una famiglia semplice della parrocchia di S. Maria Madre della chiesa di Ponte dei Nori di Valdagno: «Sono stato cresciuto con i valori cristiani: la messa la domenica, il Rosario, le preghiere in casa, l’esperienza di  chierichetto» racconta. «A volte mi sento indegno. Oggi è già difficile essere un buon cristiano, figuriamoci un buon prete, ma so che se Dio mi ha indicato la strada, mi darà anche gli strumenti per affrontarla».

Loris conosce la determinazione e il sacrificio. «Dopo le medie smisi di studiare e cominciai a lavorare. Ripresi gli studi a 21 anni: lavoravo 8 ore di giorno e per 6 ore frequentavo le lezioni la sera. Fu proprio grazie alla scuola che incontrai quello che oggi è il mio migliore amico e che mi riportò a tornare a frequentare la chiesa e la parrocchia, dalle quali mi ero staccato. Partecipando a qualche incontro di preghiera sentii che c’era un bisogno di ricerca, qualcosa dentro di me si stava muovendo. Tutto si fece più chiaro quando cominciai a frequentare don Antonio Zanella, prete diocesano ritirato a Monte Berico. Il percorso con lui fu illuminante». Don Loris  è un “frutto” del Sichem”.  «Lo frequentai nel 2008 e capii che questa era la chiamata, ma ero in piena carriera lavorativa e i miei genitori avevano problemi di salute. Fu nel 2011 che finalmente chiesi un anno di aspettativa al lavoro ed entrai al Mandorlo».Loris ha svolto il tirocinio pastorale nell’Unità pastorale di Camisano, Rampazzo e Santa Maria dove è in servizio a tempo pieno dal 2018. «Ho iniziato con i ragazzi scout, poi con l’Acr, elementari e medie, e i chierichetti. Stare con i più piccoli per me è una gioia. I bambini e ragazzi hanno bisogno di motivazioni e di adulti credibili. Non dico mai che cosa devono fare, ma li faccio ragionale, insegno loro a porsi delle domande. Le imposizioni non servono, serve il buon esempio». Il gruppo dei ministranti sabato scorso gli ha organizzato una festa a sorpresa. «Erano una quarantina. Ogni piccolo mi ha dedicato una lettera, è stato commovente. Ho già inserito nel gruppo un paio di mamme che potranno continuare quello che ho costruito, la continuità è fondamentale». Ricominciare in un’altra parrocchia non sarà semplce: «Costruire relazioni vere è faticoso, ma cambiare e soprattutto, entrare con un ministero, è molto stimolante. È un libro nuovo da scrivere».

Un uomo tenace e determinato, dicevamo. Lo dimostra anche la forza con cui Loris ha intrapreso e portato a termine il percoso di teologia da solo: «Alcuni compagni che hanno cominciato con me hanno lasciato, altri sono tornati ma poi hanno abbandonato. È stato difficile perché non ho avuto qualcuno con cui condividere a pieno la strada. In questi casi nei momenti di difficoltà ci si fa forza l’uno con l’altro. La mia convinzione è davvero forte».Don Loris ha acquisito una certa sensibilità d’animo e di cuore anche con l’esperienza come volontario nell’ospedale di Valdagno, nel reparto di lunga degenza. «Un percorso che mi ha fatto riflettere davvero sul senso della vita. Molti pazienti aspettavano una mia visita, per loro sono stato importante, e loro per me». «Ringrazio di cuore i miei genitori che mi hanno sempre accompagnato con la preghiera – conclude il futuro sacerdote -. Pur nelle difficoltà, la Provvidenza a casa mia non è mai mancata».