BPVi. L’azione di (ir)responsabilità contro Zonin & c., nona puntata: il buco nero dei crediti a go go, i primi nomi

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Le azioni BPVi nel buco nero dei controlli e delle sofferenze
Le azioni BPVi nel buco nero dei controlli e delle sofferenze

Come noto abbiamo deciso di pubblicare a puntate “BPVi Risparmiatori ingannati. L’azione di (ir)responsabilità” pur rischiando di non venderne le ultime copie disponibili, il cui incasso di certo non ci farebbe male dopo il pignoramento della Donazzan.

Dopo la dedica ai giudici della prima puntata, i ringraziamenti di rito e la presentazione del lavoro della seconda puntata, l’indice e le premesse dell’atto della terza puntata e dopo, nella quarta puntata, la prima parte della indicazione dei soggetti del giudizio a partire da Gianni Zonin, indicato nell’azione come il “dominus”, nella quinta la seconda dedicata ai consiglieri del cda nel periodo interessato, nella sesta la parte del direttore generale Samuele Sorato, nella settima, il coinvolgimento del collegio sindacale, e nell’ottava puntata gli emolumenti dei vertici della fu BPVi oggi, nella nona, iniziamo a riferire di quelli che per i legali della BPVi in Lca sono i crediti concessi a gogo fino a generare sofferenza, il vero motivo del rock, per circa 10 miliari di euro. (qui la sequenza delle varie puntate).

N.B.

1 – L’atto completo è scaricabile a pagamento dalla sezione Documenti e Files Premium di Bankileaks.com col titolo Azione di responsabilita della BPVi contro Gianni Zonin c.

2 – per completezza di informazione è scaricabile sempre da Bankileaks.com e nella stessa sezione a pagamento la Citazione Gianni Zonin Contro BPVi Del 6 Dicembre 2016

3 – la stessa procedura via seguita per scaricare la Comparsa Di Costituzione E Risposta KPMG Per Azioni Di Responsabilità BPVi, 9 Maggio 2018

  1. LE CONDOTTE RILEVANTI
[…]

 Le criticità del comparto creditizio 6.1.

Premessa

6.1.1.- Abbiamo a più riprese evidenziato, nel corso del presente atto, che il principio di sana e prudente gestione costituisce la regola cardine dell’intero ordinamento bancario, inquanto volto ad assicurare il perseguimento di obiettivi primari, tra iquali, in primis, la stabilità degli intermediari che devono orientare la loro condotta, specie in materia di erogazione del credito, a criteri di professionalità e prudenza. È quindi essenziale che l’attività strictu sensu ‘bancaria’ che secondo l’art. 10 TUB consiste nella raccolta del risparmio tra ilpubblico e nell’esercizio del credito – si svolga nell’osservanza di tale principio.

Ciò posto, vedremo nel prosieguo come l’attività creditizia di BPVi abbia, inmolti casi, disatteso tali principi, con ricadute che è facile intuire sui bilanci della Banca.

E’ infatti un dato acquisito che, alla base delle (enormi) perdite d’esercizio registrate dalla Banca negli ultimi due anni per inciso, destinate fatalmente ad aumentare con l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2016 vi sono, tra l’altro, le ‘imponenti’ svalutazioni del portafoglio crediti della Banca, conseguenza dell’esponenziale incremento delle posizioni deteriorate.

Per citare solo alcuni dati, i crediti deteriorati lordi(235 nell’originale, ndr)verso la clientela ammontavano, al 31 dicembre 2014, al (già enorme) importo di 6,4 miliardi di Euro (cfr. ns. doc. 29, pag. 117) incrementati, nel corso dell’esercizio successivo, sino a 8,9 miliardi di Euro (cfr. ns. doc. 26, pag. 113).

Lo scenario si è ulteriormente aggravato nel 2016. Nella relazione semestrale al 30 giugno 2016, infatti, si dava atto che “i crediti deteriorati lordi verso clientele evidenzia[va]no, rispetto al [già sconvolgente quadro al] 31 dicembre 2015, un incremento in valore assoluto di 431,7 milioni di euro (+4,8%)”, per un ammontare complessivo di 9,4 miliardi di Euro (cfr. ns. doc. 6, pagg. 25 e 140), mentre al 31 dicembre 2016, i crediti deteriorati lordi ammontano a 9,8 miliardi di Euro, con un incremento di 837 milioni di Euro rispetto al 31 dicembre 2015.

Tali svalutazioni si legano, per una parte significativa, alla pratica del capitale finanziato, su cui ci siamo già soffermati in precedenza (cfr. supra sub VI, § 4). L’incremento registrato al 30 giugno 2016 è infatti “riferibile per quasi la metà alle esposizioni vantate verso clientele con capitale finanziato che, sulla base delle analisi svolte internamente, risultavano non avere più sufficienti flussi di cassa per un rimborso integrale dell’esposizione” (cfr. ns. doc. 6, pagg. 25 e 140).

Ma, più in generale, le numerose posizioni deteriorate sono null’altro che la (prevedibile) conseguenza delle gravi carenze che inficiavano il processo di erogazione del credito in BPVi, la quale, pur in un contesto congiunturale di crisi economica, ha dato corso a un anomalo (e decisamente incauto, in un’ottica di sana e prudente gestione) incremento degli impieghi, in netta antitesi con il trend del Sistema(236 nell’originale, ndr.)

Una politica, questa, cui ha fatto da contraltare, a decorrere dal 2013, il progressive – e inevitabile·- aumento delle rettifiche sui crediti.

Questo, dicevamo, è solo il frutto di una politica creditizia chiaramente imprudente, contraddistinta dalla concessione di finanziamenti, anche ingenti, in assenza di adeguate verifiche, con istruttorie che rappresentavano in maniera acritica (e spesso generica) le condizioni patrimoniali del soggetto finanziato ed esprimevano valutazioni approssimative sulla capacità di rimborso dello stesso, ovvero sull’adeguatezza delle garanzie prestate. Una politica di cui la BCE, all’esito della propria ispezione, ha messo in luce il lato più oscuro (ma, allo stesso tempo, forse più emblematico), rilevando “la presenza di forme indirette di prestito, finalizzale ad acquistare e sottoscrivere azioni proprie... realizzate con l’intervento della filiazione estera BPV Finance International Plc”, tradottesi in:

linee di credito per € 30mln (dicembre 2012) a tre società veicolo lussemburghesi (Jupiter Financial Investment S.A., Makalu Financial Investments S.A. e Broom Financial Investments S.A.), le quali a loro volta [avevano]trasferito la liquidità a tre società italiane (a Luna Investimenti srl, 11 mln. con data valuta 27.12.12; a Pelmo Investimenti srl, 12,9 mln con data valuta 27.12.12; a Ginestra Investimenti srl, 11,6 mln. con data valuta 14.12.12) al fine di acquistare un complessivo ammontare di 30 mln di azioni BPVi dal “Fondo acquisto azioni” con data valuta 27.12.2012”; “finanziamenti per 3 mln a luglio 2013 alle tre citate società-veicolo lussemburghesi le quali a loro volta hanno fornito liquidità alle stesse tre società italiane menzionate nel punto a (a Luna Investimenti srl, 0,92 mln con data valuta 6.8.13; a Pelmo Investimenti srl, 1,1 mln con data valuta 31.7.13: a Ginestra Investimenti srl, € 0,98 mln con data valuta 1.8.13) per sottoscrivere un equivalente ammontare di azioni di nuova emissione e obbligazioni convertibili in occasione dell’aumento di capitale del 2013, con data valuta 2.9.2013;

“una linea di credito di 25 mln a Sorgente Group International Holding il 15.12.14; un import pari a 24,75 mln èstato poi trasferito il 18.12.14 a Banca Monte Paschi Belgio SA per acqui­stare n. 110.733 azioni BPVi a 50,00 e n. 110.734 azioni BPVi a 50, per un complessivo ammontare di 11,1 mln (entrambe le operazioni sono state concluse ed eseguite il 23.12.14 attraverso Illiquidix LLP, che ha agito per conto dei due fondi di diritto maltese Eurasia Alternative Investment Fund 3 e Eurasia Alternative Investment Fund 4, di proprietà di Athena Capital Balanced Fund, le cui quote [come ben sappiamo] sono state integralmente sottoscritte da BPVi; n. 216.933 azioni BPVi a 62,50 da Optimum Asset Management, per un controvalore pari a 13,6 mln” (cfr. ns. doc. 43, pag. 14 e doc. 34, finding n. 5).

 

***

6.1.2.-Dai bilanci della Banca e dagli accertamenti ispettivi emerge quindi un quadro fortemente censurabile e gravemente carente della politica creditizia; molto diverso dall’idea che la Banca stessa voleva trasferire all’esterno, quella cioè di un istituto dal profilo di rischio molto contenuto, votato al sostegno finanziario degli artigiani o delle piccole e medie imprese; uno scenario, come detto, molto diverso, dimostrativo dì una generale (e grave) inadeguatezza del sistema dei controlli interni, di cui dovranno rispondere, per le prerogative funzionali che gli competevano, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale e i componenti della Direzione Centrale.

Ora, per evitare generalizzazioni e per non essere accusati di formulare giudizi sommari, la Banca – al fine di fornire da subito elementi concreti dimostrativi delle violazioni imputabili agli ex vertici aziendali e all’organo di controllo – ha commissionato alla società di revisione Ernst Young (EY)) l’analisi di un campione statistico di posizioni individuali, rappresentativo del portafoglio complessivo dei crediti deteriorati (sofferenze o incagli), concessi sino al maggio 2015, individuato sulla base di taluni criteri sintomatici (ad esempio: (i)competenza a deliberare del Consiglio di Amministrazione, del Comitato Esecutivo, ovvero del Comitato Centrale Fidi (237 nell’originale, ndr.); (ii) valori di utilizzato pari o superiore a un importo di 5 milioni di Euro; (iii) posizione segnalata dalla Direzione Crediti come anomala o potenzialmente anomala; (iv) posizione con uno share of wallet della banca maggiore del 50%; (v) posizione già oggetto di verifiche da parte della Divisione Internal Audit della Banca; (vi) posizione già nel corso di verifiche da parte delle Autorità di Vigilanza).

Il campione selezionato consta di cinquanta posizioni (diciassette delle quali rientranti, come detto, nel perimetro del capitale finanziato), di cui è stata analizzata sia la fase di istruttoria dell’affidamento sia la gestione operativa del credito e l’attività di relativo monitoraggio. (238 nell’originale, ndr.)

Le criticità riscontrate trovano la loro più evidente manifestazione con riferimento alle posizioni di capitale finanziato, dove la Banca per le finalità che abbiamo rappresentato in precedenza ha concesso, spesso a fronte di motivazioni del tutto generiche(239 nell’originale, ndr.), finanziamenti sproporzionati rispetto al patrimonio e al reddito (quando disponibile) dei beneficiari (individuati in larga parte tra i più ‘affezionati’ clienti), oltre che in assenza di garanzie(240 nell’originale, ndr.). Ma,come subito vedremo, criticità altrettanto significative interessano anche operazioni creditizie imprudenti e non meritevoli di diversa natura, compiute a sostegno di progetti immobiliari, o, più in generale, a sostegno dell’attività corrente di determinate imprese.

In questa sede, ci limiteremo ad analizzare nello specifico alcune di queste operazioni – le più rilevanti – rinviando a quanto più diffusamente osservato nella relazione di EY (cfr. ns. doc. 79).

In sintesi, evidenziamo subito che sulle sole cinquanta posizioni esaminate, la Banca, a fronte di un’esposizione per complessivi Euro 1.228.529.222 al 31 maggio 2015, ha dovuto registrare al 10 novembre 2016 perdite da svalutazioni per Euro 686.665.848. L’esame del campione restituisce, quindi, un quadro sconfortante e fa emergere una prassi diffusa di deliberazione e concessione degli affidamenti nonostante le informazioni raccolte, sia nella fase di istruttoria sia nella gestione dei finanziamenti fossero, se non assenti, carenti o, comunque, indicative di criticità sulla situazione economico-patrimoniale della controparte.

In particolare, è emerso che gran parte delle cinquanta posizioni verificate presentano evidenti profili di censura, in quanto contraddistinti da istruttorie inadeguate (in relazione sia all’analisi reddituale sia alla valutazione della consistenza patrimoniale del prenditore), nonché dall’assenza o dall’insufficienza delle garanzie. Con un danno che si manifesta nell’irrecuperabilità parziale o in alcuni casi totale del credito, quantificabile in misura pari alle rettifiche effettuate dalla Banca su tali posizioni (allo stato, si tratta di 649 milioni di Euro), ovvero nella diversa misura, anche maggiore che sarà accertata in corso di causa.

Va detto, peraltro, che pur trattandosi di svalutazioni effettuate dalla Banca, con l’ausilio dei revisori, esse fotografano una perdita ormai irreversibile, destinata soltanto ad aumentare, atteso che la stragrande maggioranza dei finanziamenti non hanno alcuna chancedi essere recuperate.

Questo vale – a fortiori – per i finanziamenti associati alla prassi del capitale finanziato, vuoi per l’incapacità conclamata dei debitori di far fronte alla restituzione, vuoi perché, nel caso in cui le operazioni correlate (compravendita e finanziamento) fossero dichiarate invalide, le azioni proprie che la Banca riceverebbe, a fronte della restituzione del corrispettivo, non hanno più il valore al quale erano state vendute o sottoscritte. Senza considerare l’ulteriore pregiudizio derivante dall’irrecuperabilità anche della parte del finanziamento eccedente quello utilizzato per l’acquisto o la sottoscrizione di azioni, nonché da indennizzare da parte dei convenuti nei cui confronti non è rivolta la domanda di risarcimento da perdite di impieghi (cfr.supra, VI § 4.8.) (241 nell’originale, ndr.) il danno per i minori impieghi calcolato applicando – mutatis mutandis – quanto indicato subVI, § 4.8.2.

Sul danno derivante dalla svalutazione dei crediti, si annuncia sin d’ora che sarà chiesto, nelle memorie a ciò preposte, che venga in ogni caso disposta una consulenza tecnica d’ufficio.

Alla perdita, inoltre, va aggiunto l’ulteriore pregiudizio, anch’esso conseguenza diretta delle violazioni imputabili agli organi di BPVi, da determinarsi, sempre in corso di causa, in misura corrispondente al c.d. ‘costo del capitale’ sostenuto dalla Banca per finanziare un impiego non produttivo, oltre al lucro cessante pari al rendimento medio che sarebbe stato ragionevole ottenere da impieghi in bonis, calcolato sugli importi complessivamente erogati.