Il Santuario di Monteortone: l’apparizione di Maria tra venerazione locale, storia d’Italia e… un bianco Garganega

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Colli Euganei e bianco di Garganega

Da più di sei secoli, nella sua elegante maestà, il Santuario (www.collieuganei.it), sorge a Monteortone, suggestiva località del comune di Abano Terme, ai piedi dei Colli Euganei.

Francesco Scipione Dondi dall’Orologio, vescovo di Padova, dal 1807 al 1817, nella sua poderosa opera, intitolata “Dissertazioni sopra l’istoria ecclesiastica di Padova “è uno dei più’ autorevoli assertori del miracolo mariano , all’origine della costruzione dell’edificio religioso aponense.

L’alto prelato così descrive l’evento: ”narrasi adunque che nel 1428 un certo Pietro Falco afflitto da gravissime infermità si recò a piedi del colle di Monteortone ove eravi una fonte tiepida nella quale immergeva le sue piaghe. E fatto ciò scendea in un’altra fonte di acqua fredda per purificarsi. Accompagnava queste sue bagnature con fervidissime orazioni alla Madre Santissima, dalla quale ne implorava la guarigione. Quando un giorno gli apparve Maria sfolgorante di luce e gli disse di immergere le di lui mani nella fonte tepida, dove sul piano ritrovata avrebbe un’immagine sua.,la quale voleva che fosse posta in venerazione, e che cio’ facendo egli sarebbe guarito, e la città di Padova liberata dalla peste, che in allora faceva strage di que’ miseri Cittadini. Obbedì il buon uomo ai divini comandi, rinvenne l’immagine, ottenne la sanità, e per ogni dove divulgo’ l’accennato prodigio”.

Il miracolo di Monteortone giunge alle orecchie di Ludovico Buzzaccarini, nobile padovano, nostalgico carrarese e valoroso ufficiale delle truppe veneziane, molto amato dalle genti padovane. Secondo l”Historia della Beata Vergine di Monte Ortone” di Giacomo Filippo Tomasino, -vissuto a cavallo tra il XVI e XVII secolo- ”Buzzacarini arrivo’ sul posto e vista la straordinaria presenza di pubblico, in adorazione del quadretto della Beata vergine, interrogo’ Pietro Falco su cio’ che fosse accaduto. Ascoltò con attenzione il racconto delle sue infermità, dell’apparizione della Madonna, dei segni da Lei riferitegli, della guarigione miracolosa recuperata entrando nel bagno, nonché del ritrovamento del dipinto. E considerando quell’evento di importanza eccezionale, dato che il miracolo del ritrovamento del dipinto s’accompagnava alla felice notizia della liberazione del morbo pestilenziale” .

A questo punto il miracolato, Pietro Falco, accompagnato dal nobil uomo padovano giunge a Padova e viene ricevuto dal Podestà Marco Giustiniani, a cui racconta l’evento straordinario.Il podestà successivamente visita Monteortone e trova un eccezionale assembramento di persone in preghiera, innanzi l’immagine della Madonna, e incarica il Buzzaccarini di prendersi cura del quadro. Oggi il 28 maggio è la data convenzionale scelta dalla Parrocchia di Monteortone (www.monteortone.it) per celebrare l’apparizione della Madonna che coincide con alcuni fondamenti logico taumaturgici.”E’ verosimile ,come indica Enzo Ramazzina,autore della recente pubblicazione “Le origini del Santuario di Monteortone“, che la beata Vergine, con il permesso di suo Figlio, avesse scelto d’apparire a Pietro Falco proprio di venerdì, per portare ai padovani la buona novella, cioè l’annuncio di fine del morbo. Queste supposizioni, comunque per quanto suggestive, non sono supportate da riscontri storici. Il menzionato bagno miracoloso divenne per il volgo “l’Acqua della Vergine”.

La grotta, con la fontanella della Beata Vergine, oggi è un posto particolarmente amato dai pellegrini in visita al santuario di Monteortone. Si trova vicino al sagrato, proprio nel luogo in cui esisteva il boschetto entro il quale la Madonna apparve a Pietro Falco. L’acqua che vi sgorga fu sempre ritenuta miracolosa dalla tradizione popolare, anche se la Chiesa, non si è mai pronunciata in tal senso.Per accedere alla grotta il visitatore deve scendere una scalinata di 13 gradini in trachite. Entrando nella nicchia, si può’ scorgere l’acqua che esce dalla bocca di un leone e si raccoglie in una vasca a forma di conchiglia.

Il priore del Santuario, fra’ Simone da Camerino, eletto nel 1435, trasferisce nella storia d’Italia -con le sue abilità diplomatiche e politiche- quasi emblematicamente, gli “effetti sacri” dei miracoli della Beata Vergine di Monteortone. Il quadro, all’interno del santuario, del pittore padovano Giovan Battista Bissoni rappresenta il religioso che stipula la pace di Lodi, tra la Serenissima repubblica di Venezia e il duca di Milano. Il dipinto “celebra” il suo ruolo di mediazione ,su incarico del Papa Niccolò V. L’abile attività del frate agostiniano, diede una svolta nella storia della nostra penisola. Grazie alle sue particolari abilità e relazioni, porto’ a termine nel 1452 la guerra che contrapponeva la Serenissima, Napoli, Monferrato e Savoia con Milano, Firenze, Genova e Mantova.

Visitare il santuario raccomanda un momento di pausa, con la degustazione di un Bianco Garganega doc (www.collieuganeidoc).

Le fonti segnalano proprio, nel frate Simone, ”un eccellente produttore di vino bianco del colle,che proveniva dai vigneti da lui stesso piantati, in quel monte con le proprie mani”. È possibile che si trattasse proprio di uve garganega, vitigno presente già nel 1200 nel celebre trattato di Pietro de’ Crescenzi, nel quale si parla di Garganica; anche se è certo che tracce di questo nome e del vitigno vi fossero almeno dall’anno 1000. La Garganega e un tipologia di uva impiegata per la produzione, sopratutto nel Nord Est, del vino da “messa”.

Nel territorio è presente il rinomato Colli Euganei Garganega DOC (uve Garganega, Tai o Sauvignon, Moscato ed altri) vino  delicato, e caratteristico.

 Al palato risulta seccomorbidodi medio corpoarmonicosapido. Un vino… beato.