Nell’ambito della cosiddetta Truffa diamanti sequestri per 3,4 milioni di euro, in conti correnti, titoli, e altri strumenti finanziari, sono stati eseguiti a carico degli eredi di Claudio Giacobazzi, già amministratore delegato della Idb, la Intermarket Diamond Business, la società fallita, al centro dell’inchiesta dei pm milanesi sulla vendita (ritenuta una truffa) di diamanti per investimento agli sportelli di cinque banche italiane. Giacobazzi, trovato morto in un hotel di Reggio Emilia nel maggio dello scorso anno, era al centro di un’altra inchiesta della procura di Milano, questa volta per circonvenzione di incapace, che sarebbe stata perpetrata ai danni della fondatrice (e precedente titolare) della Idb, Antinea Massetti De Rico.
L’indagine, condotta dalle pm Cristiana Roveda e Giovanna Cavalieri, nei giorni scorsi è approdata al rinvio a giudizio. Secondo le accuse, la De Rico, nel 2011, dopo un incidente era finita in stato vegetativo e il Tribunale di Milano le aveva assegnato un amministratore di sostegno, Giacobazzi, appunto, che – secondo le accuse – avrebbe approfittato delle condizioni della donna (morta nel 2017) per appropriarsi della società.
Ed è proprio in conseguenza di questa indagine che su disposizione di Fabio Roia presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, il Nucleo di Polizia economica e finanziaria della Gdf, ha eseguito ieri i decreti di sequestro. La ragione? In quanto amministratore di sostegno nominato dal Tribunale, Giacobazzi rivestiva la funzione di pubblico ufficiale e, in quanto tale, sulla base del decreto legislativo 159/ 2011 (Codice antimafia), i suoi beni sono stati giudicati aggredibili. Giacobazzi, ancorché deceduto, sarebbe stato indiziato di appartenere a un’associazione a delinquere finalizzata anche alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, nella fattispecie quello di peculato. Oltre che per essere stato considerato soggetto che viveva anche di proventi da attività delittuosa.
Nel frattempo continuano gli accertamenti della procura milanese nell’inchiesta sulla presunta truffa (e autoriciclaggio) dei diamanti che nei mesi scorsi aveva dato origine a un provvedimento analogo (per complessivi 700 milioni) a carico delle banche coinvolte nella vendita delle pietre alla clientela (Mps, Intesa Sanpaolo, UniCredit, BancoBpm-Banca Aletti), della stessa Idb, della società cugina, la Diamond Private investment, e delle persone fisiche ritenute responsabili del raggiro. Quanto alla Idb, dichiarata fallita dopo gli eventi, prosegue il lavoro di Maria Grazia Giampieretti, curatrice fallimentare della società che ha già raccolto oltre 18mila domande di restituzione dei diamanti tuttora custoditi nei cavaux della società.
Da Il Sole 24 Ore del 27 giugno e da Movimento Diritti Europei