Rucco allo sbando: poche idee ma confuse. Dotto e Zoppello le subiscono, le potrebbero pagare la città e lui stesso

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I responsabili Francesco Rucco ed Elena Donazzan
I responsabili Francesco Rucco ed Elena Donazzan "brindano"

«Se a questo punto diventa una battaglia di poltrone – leggiamo sul GdV che si sarebbe sfogato Francesco Rucco con i suoi – allora meritiamo di non governare la città»: questa è la cosa più sensata che avrebbe detto, e che, quindi, dovrebbe portarlo a farsi dai parte, il sindaco sfiduciato dai suoi sostenitori primigeni, leggasi FdI di Sergio Berlato senza il quale oggi non sarebbe sindaco visto che Lega e Forza Italia non lo volevano.

Ma il sindaco sull’uscio di porta di palazzo Trissino in quella frase esprime anche sottomessa sfiducia in chi oggi lo manovra, metà della Lega, quella del suo faro Toni Da Re, a caccia di careghe e, soprattutto, di affari da gestire al comando di Roma, vedi Aim, o le lobbies locali, che cercano un riferimento nelle potenti deleghe di Silvio Giovine targato Elena Donazzan e ora anche di Simona Siotto, benedetta da Giorgio Conte e sotto le ali di AudiTax&Legal, lo studio di consulenza, che, con sedi a Vicenza, nelle conciarie Lonigo e Arzignano e a Londra, si propone come la versione in do minore del potente studio Adacta dell’era d’oro delle due Z.

Se queste lobby nello spolpare quel che resta, poco, della città vedono un rimedio al crollo del sistema lucroso ma parassita intorno alla BPVi e a Confindustria Vicenza di Gianni Zonin e di Giuseppe Zigliotto, sempre sul foglio confindustriale, infatti, si legge: “In un caso e nell’altro (se la crisi è vera o è una triste messinscena, ndr) questa buccia di banana che Rucco ha lasciato cadere per poi scivolarci sopra non fa bene a Vicenza, una città in attesa di sciogliere nodi come Tav, tangenziale ovest, stadio e Aim. C’è molto da lavorare: non c’è tempo per andare a teatro“.

Ma, a ben guardare, le danze intorno a Tac e tangenziale non le conduce di certo Vicenza, per lo stadio l’interlocutore con un miliardo e mezzo di fatturato all’anno è un certo signor Diesel, e la Lega di De Toni vuole la multiutility a trazione Salvini, e allora ecco che la polpa si riduce a quello che rimane intono all’osso e, paradossalmente ma anche no, si fanno più lancinanti gli ululati delle iene a caccia di brandelli di carne e di incarichi da sottogoverno.

In questo quadro di Vicenza povera e, quindi, più difficile da governare, il giovane Francesco Rucco, un bravo e onesto avvocato, sta commettendo una serie di errori in cui mai sarebbero incorsi lo scaltro Variati e il sornione Hüllweck, altri tempi e altri profili di un’Italia che oggi addirittura siamo costretti a rimpiangere dopo averla avversata.

Rucco annuncia ad inizio consiliatura una discontinuità, quella che lo ha fatto votare anche da chi non era della sua parte politica, la destra e il centro destra (a proposito basta giocare con le coperture civiche!), e che era resa plasticamente dalla volontà dichiarata di rivisitare il progetto Tac Tac.

Sapete tutti che subito i primi ceffoni, anche mediatici,  l’ex Giovane Italia e ex An si è subito adeguato senza cercare sponde e tutele ad esempio in chi lo aveva sponsorizzato fino dall’inizio e ha così dimostrato a chi voleva guidarlo di poterlo fare senza freni.

Questi li ha cominciati a oliare Berlato con la sua campagna acquisti di cui tutti si scandalizzano, ma di cui tutti sono figli e figliastri con i loro cambiamenti di cappello, civico o partitico che sia, e la politica degli affari ha subito temuto l’esperienza e le credenziali di lotta per la legalità uniche in Veneto di chi è politico a certi livelli (come assessore regionale, europarlamentare e potente lobbista dei cacciatori) da prima che il giovine Rucco attaccasse manifesti in città sotto la sua guida.

Questo sfondo, in cui si inseriscono le Donazzan e i Conte di turno con i loro circoli di sostenitori (ma Giovine non dovrebbe confluire in FdI e sostenere il partito visto che la sua referente, “profuga” di An e di Forza Italia, è passata con Giorgia Meloni?), è quello in cui Rucco in questi giorni è andato in totale confusione.

Infatti il sindaco prima sconfessa, anche sui media, gli assessori Cicero e Maino e non certo Isabella Dotto, che proprio anche della legalità e della trasparenza amministrativa oltre che del patrimonio, contratti e prevenzione della corruzione aveva il referato grazie alla sua competenza come vice procuratorio onorario presso il Tribunale di Vicenza, ma poi giubila proprio lei mentre sue denunce sono al vaglio della procura e dopo che il suo partito, Fratelli d’Italia, ha aperto a soluzioni per Aim che non vedano soccombere anche l’ultimo gioiello pubblico, dopo la “dipartita” della Fiera non frenata da Rucco, sotto il vessillo che fu di Alberto da Giussano.

“Battaglia di poltrone allora o guerra di interessi?” verrebbe allora da chiedere a Francesco Rucco tanto più che al giubilamento di Dotto si è aggiunto il cinico sgambetto al mite Luca Zoppello, ex assessore al territorio, con deleghe delicatissime (appetibili e appetite) in materia di urbanistica, pianificazione e riqualificazione del territorio, edilizia privata, protezione dell’ambiente, deleghe che da ingegnere, quindi adeguato e competente professionalmente oltre che mai sfiorato da polemiche in decenni da consigliere comunale, passa a un avvocato, sicuramente qualificato, ma uomo di legge e non di tecnica urbanistica.

Peccato, quindi, che Rucco in questo bailamme di pressioni abbia dimenticato le sue critiche da consigliere di opposizione all’affidamento di questo referato da parte di Variati non a un tecnico ma a un sia pur aspirante avvocato, Antonio Marco Dalla Pozza, i suoi strali contro la scarsa trasparenza variatiana salvo spegnere i fari appena accesi da Dotto e le sue perplessità sulla ex assessore al bilancio Michela Cavalieri pur sempre una commercialista anche se vicina allo studio Adacta e di scuola KPMG, la società di revisione di… BPVi, delle cui incombenze, insieme a molte altre, dovrà occuparsi Simona Siotto, anche lei avvocato esperta in diritto di famiglia, bancario e aziendale fallimentare.

Scongiuri in vista, quindi, per le sorti comunali e per la carriera parlamentare di un giovane avvocato, che vorremmo, siamo sinceri, aiutare a liberarsi da pericolosi condizionamenti da cui neanche il peggior Variati si sarebbe fatto solo dominare per assecondare la metà del maggior partito suo alleato, nel caso di Rucco la Lega.

Invece Rucco, in un colpo solo a pochi giorni dal passaggio dell’aggiustamento di bilancio in sala Bernarda e cambiando idea ogni altro giorno fino ad adottare la peggiore, è riuscito ad alienars le simpatie dell’altra metà, di quel che resta di Forza Italia, del mediatico Cicero e dell’alleato, FdI, che lo aveva issato a palazzo Trissino pur di non dover appoggiare candidati già in partenza proni a quel sistema nelle cui braccia i cattivi consiglieri hanno spinto ora il capolista di RuccoSindaco.

E ora anche i suoi consiglieri più convinti, ad esempio la non assessore Caterina Soprana, temono di non potersi più fidare di lui sapendo di essere in coda alle sue attenzioni salvo metterlo in scacco anche loro, ora che il pallottoliere di sala Bernarda diventerà rovente, con richieste oggi, però, non più esaudibili salvo trasformare Palazzo Trissino in un’azienda produttrice di sedute…