Il primo maggio lo dedichiamo ai lavoratori BPVi, quelli ingannati da Gianni Zonin però e non quelli che hanno tradito i loro clienti…

181

Oggi, Primo Maggio, si sprecano le celebrazioni del lavoro e, soprattutto, dei lavoratori, quelli attivi con soddisfazione o, almeno, con dignità, quelli sfruttati e sfruttabili sempre di più pur di avere un lavoro, quelli che lo cercano invano, quelli che lavorano in nero, quelli che nelle statistiche osanannti alla crescita del loro numero compaiono come lavoratori anche se il loro impiego è per un’ora a settimana e quelli, tantissimi, troppi, che hanno smesso di cercare un’occupazione.

Una telefonata ricevuta da uno dei mille dipendenti della Banca Popolare di Vicenza, il cui “esodo” è stato finanziato dallo Stato che ha dato a Intesa Sanpaolo i soldi per mandarne a casa anche 3.000 dei suoi con la scusa del crac delle banche venete, comprate insieme a una dote miliardari per un euro, ci fa scrivere la nostra dedica del Primo Maggio, di cui prima volevamo fare a meno vista l’ipocrisia tipica delle celebrazioni ma che ora vi proponiamo specializzandola.
Il Primo maggio noi, che della crisi annunciata avevamo scritto in perfetta solitudine fin dal 13 agosto 2010 (cfr. “Vicenza. La città sbancata“), lo dedichiamo al signor Mario esodato e a, quasi, tutti gli esodati e esodandi delle due Popolari venete.
Mario ci ha detto: «Lo sa che era tipico che quando uno di noi andava in pensione investisse tutta la sua liquidazione in azioni della Banca Popolare di Vicenza senza neanche diversificare fra vari titoli? E d’altronde come potevamo pensare che fosse in arrivo uno tsunami se tutti, anche la stampa locale, esaltavano la BPVi e ancora nel 2011 e poi nel 2012 e 2013 Gianni Zonin nelle abituali “convention” di fine anno al teatro comunale o in Fiera ci donava insieme al panettone questa dichiarazione fatta con abilità spontaneamente e senza leggere per essere ancora più naturale e credibile: “ricordate che le altre banche sono in crisi, noi no!”. Ora nessuno ancora immagina che di quello tsunami si è abbattuta sul territorio solo la prima onda ma che a breve, tra azioni azzerate e crediti in sofferenza trattati in modo da azzerare chi è debitore, arriveranno le vere onde gigantesche».
Ecco è a lui e ai dipendenti come lui, quelli veramente “ingannati” da Cda e vertici dell’Istituto, dai suoi supporter a vari livelli, anche politici, e dai suoi adulatori mediatici (come abbiamo raccontato nell’audizione alla Commissione regionale di inchiesta sulle banche il 13 aprile scorso) che dedichanmo questo Primo maggio.

Non di certo ai dipendenti, tipicamente di grado più o meno elevato, che a differenza dei cartelli nella foto con su scritto “Noi non siamo Zonin“, erano suoi riprovevoli servitori a danno di decine di migliaia di risparmiatori, tra cui i loro stessi colleghi alla Mario, che che di loro si fidavano…