Le nomine europee confermano lo schema di Aquisgrana scrive nella nota che pubblichiamo Mirko De Carli (Popolo della Famiglia): un’Europa dominata dall’asse franco-tedesco e sottoposta alle necessità di crescita e sviluppo di queste due economie a livello globale.
Non è un caso che Macron abbia spinto fino all’inverosimile per vedere la Cancelliera tedesca alla guida della Commissione Europea per poi accettare (con molto piacere) la contropartita della sua “delfina” Ursula Von Der Leyen (ben sapendo che Angela Merkel non avrebbe mai lasciato la guida del governo): aveva bisogno di avere in prima linea il partner tedesco nella governance europea per avere le spalle coperte nelle scelte che si realizzeranno nei prossimi cinque anni.
Una Commissione Europea tedesca giustifica inoltre la nomina della Lagarde alla guida della Bce a garanzia di una gestione monetaria più adeguate alle necessità di espansione globale francese. Cosa serve a Macron (vero vincitore del match di questi giorni all’interno del Consiglio Europeo) e Merkel per realizzare gli intenti di Aquisgrana? Un fronte di rottura forte con Russia e Stati Uniti in grado di rendere l’Unione Europea terzo attore internazionale sulle questioni che interessano a Francia e Germania (Nord Africa per il petrolio, Centro e Sud Africa per le multinazionali che lavorano nel settore delle materie prime naturali, partnership commerciale con la Cina e assorbimento graduale di tutti i primati manifatturieri interni all’Europa eliminando ogni possibile competitor – non a caso l’Italia, da quest’anno, non è più la seconda nazione manifatturiera d’Europa).
Questo progetto di potere porterebbe alla fine del progetto politico europeo e alla nascita di un’Europa con paesi di serie A e paesi di serie B: come la vecchia URSS dove la Russia manteneva il suo ruolo economico e militare a livello internazionale grazie al lento e graduale impoverimento di tutte le altre economie nazionali socialiste sovietiche. Non è un caso che Orbán Viktor paragona questa UE ai 70 anni di dominio comunista nella parte orientale del nostro continente.
La cosa poi più ridicola, per non dire assurda, risulta essere quella dell’elezione di David Sassoli a Presidente del Parlamento Europeo: un uomo per lo più sconosciuto a livello internazionale, espressione di un partito di minoranza nel suo paese che arriva sul gradino più alto dell’Europarlamento solo perché i gruppi parlamentari hanno silenziosamente obbedito all’ordine di scuderia del Consiglio Europeo. E come esordisce? Aprendo le porte di Bruxelles alle Ong che nel Mediterraneo scorrazzano incontrastate: un bel autogol, non c’è che dire.
Sconfitta per l’Italia? Certo che sì: un Commissario alla Concorrenza non è certo avere ottenuto un uomo di peso ma l’ennesima magra consolazione per non avere tra le scatole una “letterina” di rimproveri sulla manovra finanziaria. Francia e Germania si “comprano” l’Europa che diventa una succursale di Aquisgrana e per l’Italia non si intravede nessuna prospettiva se non una lenta e graduale autarchia in salsa “ventennio”.
Che fare? Non mollare il dialogo con i paesi dell’Est avviato durante l’ultimo Consiglio Europeo e “sabotare” l’anno prossimo il rapporto deficit/PIL al 3% con una manovra finanziaria di forti investimenti per la famiglia e l’impresa. Occorre un cazzotto al sistema e se lo si può dare insieme ad altri è meglio.