Portieri Ospedale San Bortolo di Vicenza: “Zaia non risponde, non meritiamo questo silenzio totale”

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Coronavirus, Zaia e la sanità in Veneto
Coronavirus, Zaia e la sanità in Veneto

Sono passate quasi tre settimane dalla lettera inviata (il 21 giugno) a Zaia, alla regione Veneto e al direttore generale dell’Ulss Pavesi – è scritto in un comunicato dei Portieri Ospedale San Bortolo di Vicenza – La lettera, scritta da noi portieri dell’ospedale di Vicenza, denunciava le penose condizioni di lavoro a cui siamo stati costretti dopo l’arrivo di Azienda Zero (ne ricordiamo alcune: decurtamento del 38% dello stipendio, azzeramento dei livelli raggiunti in anni di lavoro, paga uguale a chi fa turni notturni e diurni, decurtamento quattordicesima, niente scatti di anzianità e una paga da 3,50 euro l’ora). Queste condizioni sono spiegate, più estesamente, nella medesima lettera.

A questo appello hanno risposto Rai TGR Veneto – con un servizio – e altre emittenti televisive e giornali locali. Né Zaia né il direttore generale né la regione hanno, però, risposto. Abbiamo chiesto un confronto con loro ma per questi le nostre condizioni contrattuali, che non consentono materialmente di vivere, meritano questo silenzio totale.

E perciò viene spontaneo pensare che questo menefreghismo da parte dei diretti interessati sottintenda che esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, ovvero persone che possono essere ascoltate e altre, quasi fossero pedine, che non lo meritano. Eppure siamo pur sempre persone, che lavorano, hanno famiglia, devono pagare le bollette, e provano a campare onestamente in una regione – il Veneto – che pare, invece, aver perso un bel po’ di onestà.

Ricordiamo che il servizio erogato da noi portieri (servizio informazione all’utenza, centralino telefonate all’ospedale, ufficio referti, controllo entrata e uscita dei dipendenti e del pubblico, controllo ascensori e reperibilità per le celle mortuarie) è fondamentale; ed è giusto ricordare anche che, per i sottoscritti, è quantomeno deprimente sopportare le continue celebrazioni della virtuosa Azienda Zero.

E perciò, se la nostra lettera merita solo il disinteresse e l’indifferenza, non ci rimane che passare ai fatti, ovvero a programmare scioperi e manifestazioni, perlomeno fino a quando non ci sarà concesso un confronto.