Veneto Banca, su La Tribuna di Treviso Baretta alla Lega «Fu il presidente Zaia a condannarla»

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Crac Veneto Banca, le accuse di Baretta a Zaia su La Tribuna di Treviso
Crac Veneto Banca, le accuse di Baretta a Zaia su La Tribuna di Treviso
«Trovo scorretto che la Lega, per bocca di una figura importante come Giantonio Da Re, affermi che Veneto Banca sia stata affondata dal governo Renzi. La verità è che è stato proprio il governatore Zaia a condannarla invitando i veneti a non partecipare all’aumento di capitale» (qui la reazione di Zaia, ndr).
Pier Paolo Baretta era in prima linea nella rovente primavera del 2017 che vide l’implosione sia dell’ex popolare di Montebelluna sia della popolare di Vicenza. Da sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze nei governi Letta, Renzi e Gentiloni ha cercato di percorrere tutte le possibili soluzioni per evitare l’epilogo della liquidazione.
Ora che le novità giudiziarie (la richiesta di rinvio a giudizio per il solo Vincenzo Consoli e la conferma dello stato di insolvenza al momento della liquidazione) impongono una nuova analisi di quanto è accaduto, Baretta però non ci sta a vedere la Lega accusare i governi di centrosinistra di quanto è accaduto.
Soprattutto ricordando quando diceva in quei giorni il presidente della Regione.
Cosa non le è piaciuto delle affermazioni di Da Re?
«Prima di tutto sono d’accordo nell’aprire una bella discussione su quello che è accaduto. A patto però di ricordare per bene le cose come andarono senza gettare accuse a vanvera».
A cosa si riferisce in particolare?
«Al fatto che è vero che ad un certo punto le due banche potevano essere salvate, ma per farlo era necessario un intervento degli imprenditori per partecipare all’aumento di capitale di 700 milioni. E chi fu ad invitarli a non investire? Proprio il governatore Luca Zaia che in questo modo, lui sì, ha contribuito a far crollare Veneto Banca e Vicenza portandole sull’orlo del fallimento, evitato però dall’intervento del governo di allora che ha salvato risparmi e posti lavoro. Banca Intesa ha poi sicuramente perseguito i suoi interessi, ma se non si fosse seguita quella strada le conseguenze sarebbero state ben peggiori».
E quale vantaggio avrebbe avuto il governatore Zaia a ostacolare il salvataggio di Veneto Banca e Vicenza?
«Era convinto che il governo non sarebbe intervenuto per salvarle e aveva cinicamente scommesso sul loro fallimento per passare poi all’incasso elettorale addossando su di noi tutte le responsabilità. La verità è che alle due banche è mancato proprio il contributo del Veneto e se Zaia si fosse impegnato maggiormente le cose probabilmente sarebbero andate in maniera diversa. È stata dunque una grande occasione mancata per il territorio».
Dunque è stato il territorio a non credere nelle sue banche.
«Io stesso in diverse occasioni avevo chiamato in causa i capitani d’impresa veneti che però sono sempre sembrati sordi all’invito. In quella fase tutti dovevano dimostrare di crederci nelle banche venete e quell’atteggiamento restio degli imprenditori locali ha lasciato da pensare».
Al governo Renzi viene però contestato di aver innescato la spirale negativa con il decreto che impose alle popolari la trasformazione in Spa.
«C’è davvero chi ancora ha il coraggio di affermare che le due banche erano sane e ben amministrate? C’è ancora qualcuno che può sostenere seriamente che due istituti del genere potevano essere gestiti come due popolari? Che lo si vada a domandare agli azionisti e a chi denunciava le pratiche scorrette sui finanziamenti».
Dunque secondo lei cosa nasconde questa “rilettura” del crollo della banca di Montebelluna?
«Ripeto ben venga una discussione su quanto accadde. Ma non diventi un pretesto per fare rumore e nascondere il completo fallimento della Lega sul tema dell’Autonomia che ormai è finita su un binario morto».
E le banche sono un tema che si può ancora prestare a questa operazione?
«Evidentemente sì, altrimenti non si spiegherebbero accuse così scorrette».
di Claudio Barbieri, da La Tribuna di Treviso
A Baretta fa eco Laura Puppato, sempre su La Tribuna di Treviso
Anche Laura Puppatop, per anni sindaco di Montebelluna ed ex senatrice del Partito democratico, respinge al mittente le accuse della Lega sul tema Veneto Banca. «Chi dovrebbe avere almeno oggi la decenza di stare in silenzio è proprio la Lega», afferma, «vi sono le loro dichiarazioni e i suoi massimi esponenti in prima fila, tra cui il presidente del Veneto Luca Zaia, «ad urlare al vittimismo, affermando in modo sconsiderato che i controlli della Banca d’Italia erano da ritenersi persino “eccessivi e vessatori”. Salvo poi invertire a 180 gradi le dichiarazioni contando sulla scarsa memoria storica». La Puppato sottolinea poi che nessuno ricorda gli stipendi milionari del cda di Veneto Banca «mentre la politica locale plaudiva».Puppato passa poi alla difesa di quanto fatto dal governo: «Ha fatto ciò che doveva, sia con la legge del 2015 che ha impedito la truffa della vendita di azioni spacciate per titoli sicuri, sia con gli ulteriori provvedimenti che hanno sempre visto il voto negativo di Lega e dintorni. È incredibile leggere ora che si ribadiscono accuse nei confronti di chi come la sottoscritta, Baretta e Santini, hanno prodotto il fondo per i risparmiatori e indicato in Anac la realtà che avrebbe dovuto risarcire al 100% i risparmiatori beffati da questo indecente comportamento della dirigenza di Veneto Banca e Popolare Vicentina. Anche qui si vuole nascondere come questo misero 30% evidenzia quanto valgono le parole dei leghisti, bravi a promettere, incapaci di mantenere e ancora più incapaci di gestire le situazioni importanti – come questa grave crisi bancaria – per ridurne conseguenze e onere per i cittadini e le imprese venete». —