Mentre si conosce il numero delle auto immatricolate in Italia, non esistono dati ufficiali e pubblici sul numero delle licenze rilasciate per armi. Solo su richiesta, il ministero dell’Interno fa sapere che tra porto d’armi e licenze di diverse tipologie sono 1.315.700 (luglio 2018). Ma non esiste un censimento delle armi, un data base che raccolga le denunce di possesso effettuate a livello di questura o di stazione dei carabinieri. Non si conosce pertanto il numero effettivo di quelle custodite legalmente nelle abitazioni, ma “fonti di polizia parlano anche di 10 – 12 milioni di armi in circolazione”, rivela Giorgio Beretta, analista dell’ Opal, l’Osservatorio sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa di Brescia. Paradossalmente, afferma, Beretta, «oggi è più facile ottenere una licenza per detenzione di arma da fuoco che la patente di guida».
Dunque, quante sono le armi in circolazione in Italia?
«I “porto d’armi per difesa personale”, rilasciati dal Prefetto a fronte di motivate ragioni, sono circa 20 mila cui vanno ad aggiungersi le licenze per “attività venatorie” (circa 700 mila) e per guardie giurate (circa 50 mila). Negli ultimi anni sempre più persone hanno fatto richiesta di licenze per uso sportivo (oltre 560 mila): queste ultime, aumentate negli ultimi tre anni del 27%, sembrano essere divenute la modalità più semplice per poter tenere un’arma anche per scopi di difesa personale. Essere incensurati, non soffrire di problemi psichici, non avere dipendenze croniche (droga o alcol), fare un esame presso l’Asl e un esame di maneggio delle armi sono le condizioni per ottenere queste licenze, ognuna delle quali consente di detenere tre pistole con caricatore fino a 20 colpi, 12 armi per uso sportivo tra cui i fucili semi automatici AR 15 tristemente noti perché utilizzati in diverse stragi negli Usa, un numero illimitato di fucili da caccia, oltre a 200 munizioni per armi corte e armi sportive e 1500 munizioni per fucili da caccia .A queste licenze si aggiunge quella per mera detenzione, il cosiddetto “nulla osta” che si può richiedere anche on line e consente di tenere lo stesso numero di armi delle altre, probabilmente la più diffusa ma sulla quale, inspiegabilmente, non sono mai stati resi noti dati numerici».
Armi, dimostrano di continuo le cronache, utilizzate non solo per “legittima difesa” o per respingere un ladro, ma per compiere omicidi familiari, interpersonali, femminicidi o per “risolvere” in modo tragico liti di diversa natura. Come se la mera detenzione legale giustificasse il loro utilizzo.
«Questo è il vero pericolo. Com’è allarmante il messaggio che sembra essere passato con l’entrata in vigore di una legge dannosa e pericolosa come quella sulla legittima difesa».
Il provvedimento legittima la difesa armata solo in caso di “aggressione” e intrusione con “violenza o minaccia di uso di armi”.
«Questo prevede la legge; ma di fronte al diffuso sentimento di insicurezza, sta entrando la percezione fuorviante che la difesa armata sia sempre lecita e che un’intrusione nella propria abitazione o nel proprio negozio possa giustificare una reazione con conseguenze potenzialmente letali. Il rischio è che stia passando l’idea di una sorta di giustizia fai-da-te: tu entri in casa mia e io ti ammazzo. Occorre ribadire che nessuno, nemmeno con la nuova legge, è legittimato ad uccidere un eventuale aggressore e men che meno a sparare alle spalle di una persona in fuga».
Secondo lei, cosa serve davvero?
«È necessaria una revisione in senso restrittivo della legge sulle licenze per armi. Ad ogni licenza dovrebbe essere riportata la sua ragione d’essere e non dovrebbe essere consentita la detenzione di munizioni in casa. Si potrebbe anche pensare, ad esempio, ad una specifica licenza per difesa abitativa o commerciale che preveda l’uso di armi e munizioni non letali (Taser, armi ad aria compressa) a mero scopo difensivo per “neutralizzare” l’aggressore in attesa delle forze dell’ordine».