Falegnami, muratori, elettricisti. A Beira arrivano i rinforzi

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Falegnami, muratori, elettricisti. A Beira sono preziosi come l’acqua, dopo il ciclone Idai che ha messo in ginocchio la città del Mozambico e il suo circondario, il 14 marzo scorso. Il vescovo di Beira Claudio Dalla Zuanna, allora, non ha perso tempo a chiedere aiuto. C’erano da ripristinare le condizioni di vivibilità della sua abitazione, centro pastorale di tutta la Diocesi e punto di coordinamento dei soccorsi e degli interventi post ciclone. Così Dalla Zuanna ha contattato i familiari del suo paese d’origine, San Nazario. E qui è sorto un piccolo centro operativo che da aprile ha mandato in Mozambico dodici volontari: quattro stanno rientrando in questi giorni mentre altri quattro stanno per partire.

« I primi tre volontari sono partiti per Beira una decina di giorni dopo il ciclone – racconta Roberta Campana di San Nazario, cugina del vescovo Claudio -. È stato lo stesso vescovo a chiederci di organizzare dei gruppi di volontari con competenze specifiche. Ci ha dato delle indicazioni molto precise, raccomandandoci di formare un bel gruppo, di farli conoscere tra loro e di prepararli bene al viaggio».

L’iniziativa ha coinvolto tutta l’Unità pastorale Medio Brenta della Diocesi di Padova. « Sono partiti volontari da San Nazario, Carpanè, Solagna, ma anche da Bassano e Marostica – prosegue Roberta -. Sono stati tutti bravissimi, sono da medaglia d’oro perché hanno lavorato tantissimo, dall’alba al tramonto. Il Vescovo ha voluto affiancarli a giovani del Mozambico perché potessero a loro volta imparare. Lui stesso si è dato da fare in prima persona». La scorsa settimana, in occasione della sagra di San Nazario, alcuni di questi volontari hanno portato una testimonianza sull’esperienza vissuta. «Vedere gente di sessant’anni che al ritornodal viaggio piange per la commozione è una cosa indescrivibile – racconta Roberta -. Il legame che si è creato con Beira e con il vescovo Claudio è stato fortissimo. Nessuno dei volontari era stato in Africa prima, e questa esperienza di missione li ha fatto tornare a casa con occhi diversi».

Tra i vicentini della nostra Diocesi scesi in Mozambico c’è Giovanni Pigatto, 29 anni di Marostica. «Noi siamo il terzo gruppo che scende – racconta -. Il primo si è dedicato alle finestre della casa del Vescovo, il secondo al tetto e ora noi stiamo facendo dei piccoli lavoretti e una lavanderia».

Giovanni, che è appassionato di Africa e gestisce un podcast intitolato “Ab origine” dedicato al continente, racconta che «i segni del ciclone sono ancora evidenti e i problemi ancora tanti. In città chi può sta ricostruendo le proprie abitazioni, che significa aver un tetto in lamiera, non ci sono case in muratura. Fuori dalla città, però, siamo ancora indietro. Abbiamo visitato un villaggio ad una quarantina di chilometri. Chi aveva case di canne e terra le ha perse e fatica a ricostruirle». Fuori dalla città, anche la sussistenza rimane un problema. «I campi sono stati distrutti – racconta Giovanni -, chi può se la cava coltivando manioca e allevando qualche animale. In città le condizioni dei poveri sono anche peggiori, perché non hanno terra da coltivare».

Lo spirito della popolazione, comunque, è tutt’altro che a terra. «Cercano le occasioni per divertirsi – continua Giovanni -. Sul lungomare stanno riaprendo i bar. Sono stati completamente rasi al suolo dal ciclone che ha sollevato tonnellate di sabbia. Alberi ed edifici abbattuti sono ancora evidenti».

Il prossimo gruppo a scendere in Mozambico si occuperà della costruzione di alcuni pozzi. «È un progetto sostenuto dalla Caritas tedesca, avviato un anno prima del ciclone – spiega Roberta Campana -. Il vescovo Claudio non ha voluto interromperlo, così il gruppo di volontari sarà giù in agosto. Poi in settembre interromperemo la staffetta per la visita del Papa in Mozambico che coinvolgerà in prima persona anche il vescovo Claudio. Dopo di che riprenderemo i viaggi». E se la promessa fatta da uno dei volontari è vera, “l’anno prossimo per le vacanze vengo a lavorare in Mozambico”, c’è da scommettere che i rinforzi, a Beira, non si faranno mancare.