Dichiarazione precompilata, Il Fatto: la bussola tra spese e risparmi

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In attesa del 2023, o giù di lì, quando secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, verrà abolita la dichiarazione dei redditi (“Accumulando sempre più dati e non chiedendo più quelli che già abbiamo, deve venir meno il concetto stesso di dichiarazione”), tocca di nuovo armarsi di santa pazienza per affrontare la nuova stagione delle tasse. Da oggi, infatti, è possibile visualizzare via web il proprio modello e consultare l’elenco di tutte le informazioni che sono state utilizzate per elaborarlo.
Quest’anno, con l’ingresso degli asilo nido e delle erogazioni liberali in favore del terzo settore, la precompilata parte da 925 milioni di dati se si considerano quelli relativi agli sconti fiscali (detrazioni e deduzioni) e ai redditi di 20 milioni di contribuenti che presentato il 730 e ai 10 milioni del modello Redditi, ex Unico). Nel dettaglio, sono 720 milioni (4,3% sul 2017) i dati delle spese sanitarie comunicati da farmacie, studi medici, cliniche e ospedali, 16 milioni (1,5%) le informazioni relative ai bonifici per ristrutturazioni edilizie, 95 milioni (1,6%) i dati che riguardano i premi assicurativi, oltre 3,8 milioni i rimborsi di spese sanitarie (20,3%) e quasi 3,5 milioni (1,2%) le spese universitarie.

Fin qui, tutto bene. Il quarto anno della dichiarazione precompilata sembrerebbe partire sotto i migliori auspici, ma con un grande scoglio da superare: il riscontro degli italiani. Avrebbe, infatti, dovuto risolvere tutti i problemi dei cittadini nel rapporto con il Fisco e, invece, la precompilata stenta a decollare. Lo scorso anno sono state solo 2,4 milioni, su 20 milioni, le dichiarazioni presentate da dipendenti e pensionati tramite la piattaforma web messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, ma in aumento del 18% sul 2016. Chiaro il flop: nei primi anni di sperimentazione c’erano a disposizioni pochi dati (perlopiù mutui, polizze, contributi previdenziali e assistenziali) che hanno spinto i contribuenti a continuare a riversarsi in massa presso commercialisti e Centri di assistenza fiscale che hanno dovuto modificare la dichiarazione, diventando anche responsabili dei nuovi dati che inseriscono. Così per quest’anno con l’aumento dei dati e della diffusione della dichiarazione sono ottimistiche, anche se resta arduo far coesistere un modello “facile” che necessita ancora di 96 pagine, più 16 di appendice, di istruzioni.

Ma chi ben inizia, è a metà dell’opera. E per farlo c’è bisogno delle credenziali per accedere al sito delle Entrate: si può utilizzare il pin dispositivo dell’Agenzia, dell’Inps (deve essere “dispositivo”, un codice per così dire di secondo livello), del NoiPa (per i soli dipendenti pubblici), la smart card Cns (bisogna avere a disposizione un lettore attrezzato) e lo Spid (il sistema pubblico di identità digitale il cui obiettivo è fallito lo scorso marzo).

Per chi, invece, non possiede ancora le credenziali di accesso al sito delle Entrate, la via più rapida è rivolgersi direttamente a un ufficio territoriale (servono un documento di riconoscimento e il modulo di richiesta) che consegnerà le prime 4 cifre del Pin e la password per il primo accesso. Se, invece, si sceglie l’opzione online, il contribuente deve avere a portata di mano il codice fiscale, il tipo di dichiarazione presentata nel 2017 e il reddito complessivo dichiarato. Poi, inseriti questi dati, si riceve la prima parte del Pin, mentre la seconda e la password di primo accesso arriveranno per posta entro 15 giorni. Certo, il procedimento non è dei più semplici, ma comunque si tratta di un passo verso il risparmio (il costo medio ai Caf è di 50 euro) e la semplificazione.

Poi, una volta entrati nel sito, appare una prima schermata nella quale sono presenti tre percorsi: visualizza, modifica o accetta. Ma solo dal 2 maggio al 23 luglio sarà possibile farlo. Fino ad allora si può, infatti, solo visualizzare il modello. Che è così composto: dalla sezione “Visualizza i dati” si accede a una serie di menu a tendina che li mostra nel dettaglio. Tra le novità di quest’anno: la cedolare secca, i redditi dei contratti di locazione non superiori a 30 giorni, i bonus aziendali, il sisma-bonus, l’eco-bonus per gli interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali, le spese d’istruzione e quelle dagli studenti universitari e l’Art-bonus. E se non ci si è ancora persi, nelle sottocategorie si possono vedere i dettagli su oneri, detrazioni, deduzioni e con un altro paio di click si ottengono le spese tra cui quelle sanitarie divise tra ricevute mediche e ticket per farmaci ottenuti con la tessera sanitaria elettronica.

È poi selezionando il link “Scegli il modello” (tra 730 e Redditi) che si può passare a stampare la dichiarazione in formato pdf. Accettando la dichiarazione senza modifiche si verrà esonerato dai controlli del Fisco, mentre scatta in automatico l’eventuale rimborso Irpef sul rateo dello stipendio e della pensione di luglio o agosto.

di Patrizia De Rubertis, da Il Fatto Quotidiano