Siria. Contro l?attacco americano, detto da una vicentina e sionista

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Si continua a parlare di complessità del Medio Oriente nel complesso sistema della Siria ad esempio… ma che complesso! Complesso deriva dal latino complector: cingere, tenere avvinto strettamente e in senso metaforico comprendere, abbracciare, unire intorno a sé sotto l’egida di un pensiero e di una denominazione. Non è così, è un termine che mi piace molto e che a volte uso a sproposito, ma discutendo oggi in un dibattito pesante tra amici, la Siria non è una complessità, ma un problema molto complicato, che si fatica a risolvere perché contiene un gran numero di parti nascoste, che vanno scoperte una a una.

Premetto che l’America ha bombardato con l’accordo della Comunità Europea e se la Mogherini non sa dire di no a Trump è un suo problema di spessore politico, lei si rivolta solo contro Israele perché lì non trova dissensi.
Siria, va bene o no l’attacco? No e tutti i miei amici sono rimasti sorpresi. Io ho sostenuto Trump e lo sostengo tuttora perché non c’era alcun altro uomo candidato che sosteneva Israele e come me molti ebrei hanno fatto il mio stesso ragionamento. Dopo otto anni di un Obama contro, pro Islam premio della pace che di guerre ne ha causate e sostenute non poche, c’era bisogno di un cambiamento nella politica americana medio orientale.

Questo non significa che io appoggi quest’ultima iniziativa di bombardare la Siria. Perché, mi hanno chiesto in molti? Perché Israele non ha ucciso Arafat, non ha assassinato Sadat¸Saddam Hussein e __fi_ al-Asad (padre), non ha spodestato Mubarak, il presidente tunisino Zine El-Abidine Ben Ali, Geddaffi. Non è mai intervenuta in questo genere di conflitti. E’ vero, ha ucciso per difendere la sua gente, ha risposto al fuoco, ha interagito per rappresaglia (del resto smettiamola di fare i buonisti, quasi tutti noi sogniamo che in un modo o nell’altro i nostri nemici siano sconfitti, io per prima… e che piacere quando vedo il mio avversario steso a tappeto).

Se Israele avesse voluto, avrebbe avuto mezzi, uomini e donne per assassinare i nemici e i potenziali tali. Se non l’ha mai fatto, è perché è uno Stato Intelligente e conosce molto bene il suo nemico, ma non crede nell’astrologia… conosce il suo nemico, ma non un nemico che non ha ancora la sua fisicità. I tempi non sono pronti per un modello sostitutivo.

Si sono sprecati sette anni e si sono lasciate morire 400.000 persone sotto il silenzio internazionale, dei politici e dei pacifisti, trasformati in scimmie che non vedono, sentono e parlano. Ed ora si sono trasformati tutti in Prode Ettorre e vogliono tutto e subito.

Non sono passati molti anni dalla Libia, cari miei amici ebrei libici, ho vissuto con voi il vostro esodo dalla Libia, le vostre critiche (feroci e condivise) a chi ha ricreduto nelle menzogne di Gheddafi e già sentiva risarcito in toto o in parte, la vostra illusione di poter ritornare a camminare nel lungomare di Tripoli e invece dopo la caduta di Gheddafi è stata una grande disfatta. Avete festeggiato il macabro che arrivava… Una Libia senza controllo, una Libia segnata da lutti quotidiani.

Pensate forse che una caduta di Bashar al-Assad, possa cambiare la politica della Siria? Sono consapevole che la Siria è un nemico di Israele, ma sono altrettanto consapevole che una Siria senza un leader può essere un nemico ancor peggiore.

La caduta di Mohammad Reza Pahlavi in Persia non ha portato fortuna. Dal 16 settembre 1941 fino alla Rivoluzione Islamica dell’11 febbraio 1979 gli ebrei erano apprezzati, sostenuti e amati, in Persia si viveva bene, le donne portavano le minigonne e gli uomini bevevano. So benissimo che la Persia è stato un paese filo nazista, ma guardo il paese nell’interesse dei persiani. L’economia esplose, gli ebrei persiani che prima vivevano di commercio ambulante ne beneficiarono e nel 1950 lo Shah concesse il riconoscimento di fatto a Israele. Nel 1979 lo Shah fu rovesciato e l’ayatollah Khomeini fondò la Repubblica Islamica. Va detto che Khomeini ha sempre rispettato gli ebrei che da persiani sono diventati iraniani ed ha pure concesso loro di bere. Ciononostante hanno anche affrontato serie difficoltà e più di 12 ebrei sono stati giustiziati e solo perché erano legati allo Shah.

Il regime iraniano ha concesso qualche favore agli ebrei ricchi, ma non ha di certo concesso gli stessi favori agli ebrei poveri, Khomeini ha detto che “il governo iraniano distingue tra ebrei iraniani e il governo sionista di Israele“. I tribunali rivoluzionari si sono dimostrati arbitrari nelle loro repressioni su individui facoltosi. Il timore di queste corti da parte della comunità ebraica ha portato a una migrazione di massa dall’Iran. Nei quasi 40 anni della Repubblica Islamica, la popolazione ebraica è passata da 80.000 a solo 25.000 di oggi, cifra falsa fornita dal regime iraniano. Di fatto, gli ebrei secondo fonti della Comunità Ebraica in Iran erano 8.756 nel 2016.

In Siria non ci sono questi problemi, perché Israele si è portato a casa i suoi ebrei negli anni. Già nel 1992 aveva riportato in Israele i primi 700 dei 3.800 ebrei… gli ultimi cento sono usciti all’inizio della Guerra e lì in Siria ne erano rimasti tre.

Ogni cambiamento di regime in Medio Oriente ha finora peggiorato il diritto di esistenza di Israele.
Meglio la Siria con un incapace, o meglio un governo come quello libico che macina vittime di tutto il continente africano, neanche fossero carne da macello? E anche qui, ancora e tuttora tra il silenzio di tutto il mondo!