Le prime parole del Papa sono per le vittime del ciclone Idai

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“Sono contento di trovarmi di nuovo in Africa e iniziare questo viaggio apostolico da questo Paese, tanto benedetto per la sua bellezza naturale, come pure per la sua grande ricchezza culturale che aggiunge, alla ben nota gioia di vivere del vostro popolo, la speranza in un futuro migliore”. Così il Papa ha salutato, “con affetto”, “l’intero popolo mozambicano che, dal fiume Rovuma fino a Maputo, ci apre le porte per favorire un rinnovato futuro di pace e riconciliazione”.

Nel suo primo discorso – in portoghese – in terra d’Africa, méta del suo 31° viaggio internazionale, Francesco da Maputo, capitale del Mozambico, si è rivolto subito a chi è in difficoltà: “Voglio che le mie prime parole di vicinanza e di solidarietà siano rivolte a tutti coloro sui quali si sono abbattuti recentemente i cicloni Idai e Kenneth, le cui devastanti conseguenze continuano a pesare su tante famiglie, specialmente nei luoghi in cui la ricostruzione non è stata ancora possibile e richiede una speciale attenzione”, ha detto rivolgendosi alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico, incontrati questa mattina nel Palazzo Porta Vermelha subito dopo l’incontro privato con il presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Jacinto Nyusi .

“Purtroppo non potrò recarmi personalmente da voi, ma voglio che sappiate che condivido la vostra angoscia, il vostro dolore e anche l’impegno della comunità cattolica nell’affrontare una così dura situazione”, ha assicurato riferendosi alla mancata visita a Beira, seconda città del Paese, non accessibile perché in piena ricostruzione. “In mezzo alla catastrofe e alla desolazione – l’appello del Papa – chiedo alla Provvidenza che non manchi la sollecitudine di tutti gli attori civili e sociali che, ponendo la persona al centro, siano in grado di promuovere la necessaria ricostruzione”.