Al Partito democratico nel prossimo Consiglio dei ministri guidato da Giuseppe Conte verranno assegnati quattro, forse cinque posti di sottogoverno in più rispetto ai 15 che aveva ricoperto la Lega fino a qualche giorno fa. Perché l’addio a Matteo Salvini, con schiaffo annesso, va consumato anche così, a colpi di pallottoliere.
Viceministri, ma soprattutto uno stuolo di sottosegretari, che (19 o 20) affiancheranno i colleghi 5 stelle, i quali erano trenta e si ridurranno più o meno a 25. Guai superare i 45 dei gialloverdi. È il segnale di «apertura » e disponibilità che Luigi Di Maio vuole dare ai nuovi alleati, d’intesa col presidente Giuseppe Conte, garante dell’intesa. E chissà se il neo ministro degli Esteri anche di questo non abbia parlato con l’altro capo delegazione al governo, il dem Dario Franceschini. Sembra che un faccia a faccia tra i due (pur smentito dai rispettivi staff) possa esserci stato nel primo pomeriggio, quando entrambi si trovavano in un palazzo di Montecitorio pressoché deserto. Ma sono ore frenetiche anche a Palazzo Chigi, dove il presidente del Consiglio incontra prima il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e poi quella agli Interni Luciana Lamorgese. Perché la manovra economica e la svolta su sicurezza e immigrazione saranno i primi dossier, i più scottanti, che dovranno segnare il cambio di passo del Conte bis. Premier che dopo l’endorsement ha ricevuto anche una telefonata dal presidente Donald Trump. «Grande cordialità », auguri e appuntamento per un bilaterale a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu di fine settembre.
Ci sarà tempo. Prima c’è la squadra di governo da completare col primo cdm che seguirà la fiducia. Le caselle scottano. Tutte new entry per i dem. Sembrano esserci pochi dubbi su Emanuele Fiano vice o sottosegretario agli Interni, come per Antonio Misiani al Mef. Anna Ascani, mancata ministra, andrebbe all’Istruzione. Marina Sereni forse alla Sanità, Andrea Martella all’Ambiente, Walter Verini alla Giustizia, Lia Quartapalle agli Esteri. Da definire la collocazione di Debora Seracchiani. In casa 5stelle la tensione è a mille. Tanto che Di Maio, nel vertice coi ministri alla Farnesina, ha imposto un altolà: «Stiano tutti tranquilli, decideremo nella massima condivisione coi gruppi parlamentari». Ci saranno alcune conferme (Laura Castelli al Mef, Manlio Di Stefano alla Farnesina) e tante novità. Il ministro uscente Toninelli potrebbe diventare il nuovo capogruppo al Senato, per le sue colleghe Barbara Lezzi e Giulia Grillo si sta valutando un accomodo da vice. Per il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva un posto alla Cultura. Tra i volti nuovi in ascesa, Lucia Azzolina, deputata, prof e dunque in avvicinamento all’Istruzione. Si parla dell’ex sindaco Filippo Nogarin (in quota Fico) all’Innovazione o Infrastrutture. Di Stefano Buffagni all’Economia.
Per ora il premier Conte è concentrato sul discorso di lunedì alla Camera e martedì al Senato. Ruoterà attorno all’idea di un Paese che «finalmente guarda al futuro» e all’annuncio di una «stagione riformista» col sostegno dei nuovi alleati. Accento sulla revisione del patto di stabilità con l’Europa, con la quale il rapporto non dovrà più essere conflittuale, ma al più «critico e costruttivo », per rendere l’Unione «più solidale ed equa». Peso sui temi dell’ambiente, della sburocratizzazione, dell’innovazione. Ai due partner Conte chiederà «leale collaborazione e rispetto della grammatica istituzionale ». Tutt’altro che scontato, se si guarda al passato.
di Carmelo Lopapa, da la Repubblica