Processo BPVi – 19 settembre, Messineo in video: a due soci su tre azioni non cedibili. Ma Consob è parte lesa non imputata…

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Il video della deposizione di Antonio Messineo è una delle tre opzioni che vi proponiamo per capire cosa è successo ieri, 19 settembre, alla quindicesima udienza del Processo BPVi quando a deporre è stato chiamato, oltre al tenente colonnello della finanza Andrea Summa (di cui riferiremo in seguito con annesso video come per tutte le udienze sempre integrale, ndr), il suddetto capo degli ispettori della Consob .

I legali, al solito pochi, delle parti civili fisicamente presenti, tra cui abbiamo notato e “annotato” gli avvocati Michele VettorePaolo Ciccotto, avrebbero di certo preferito interrogare il rappresentante della Consob non come testimone e addirittura esponente di spicco di una parte offesa (Banca d’Italia,  Bce e, appunto, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, che è l’Autorità Italiana per la Vigilanza dei Mercati Finanziari, sono state ammesse alla Costituzione di parte civile come i risparmiatori azzerati).

Vettore, Ciccotto & c. avrebbero, infatti, gradito sentire al processo BPVi il dr. Messineo come soggetto attivo di uno dei due organismi di vigilanza, l’altro è Bankitalia, che una scuola di pensiero (magari non suffragata dalle prove da raccogliere da parte dei sostituti procuratori Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, di sicuro complesse ma altrettanto certamente non gradite dal “sistema”), reputa più da “imputare” per controlli di sicuro meno efficaci di quelli successivi della Bce piuttosto che da ritenere vittime di “ostacolo alla vigilanza”, un reato per il quale i risparmiatori non sono stati, in maniera giuridicamente corretta,  ammessi come parti civili.

Ragion per cui la gran parte delle loro domande sono state reputate non ammissibili dal collegio presieduto da Deborah De Stefano e completato dalla giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro.

Il nostro video, dicevamo, è un’opzione per seguire il processo BPVi, di certo la più completa (anche per le questioni, oltre a quelle di Vettore e Ciccotto, poste da tutti i legali e non riportabili di certo in un una sintesi per forza di cose limitata), le altre due sono gli ottimi articoli dei colleghi de Il Corriere del Veneto e del GdV che di seguito vi propiniamo

N.B. Oltre che i verbali di udienza disponibili ora su bankileaks.com sezione Documenti & Files Premium, proponiamo i video integrali in esclusiva del processo BPVi dall’udienza del 13 giugno su questo mezzo, sul nostro canale YouTube e sul canale streaming VicenzaPiu.tv e LaPiu.Tv (qui il nostro palinsesto) visibili su Pc e tramite l’omonima App disponibile gratuitamente per l’ambiente iOs e Android.

«A due soci su trei funzionari non potevano vendere le azioni della banca»

Benedetta Centin, Il Corriere del Veneto

VICENZA Una questione di sopravvivenza, per Popolare di Vicenza, in vista dell’aumento di capitale 2014, era «indurre i non soci a diventare soci e cioè ad acquisire azioni della banca». E non c’è da stupirsi quindi se l’istituto di credito ha proposto l’investimento anche a quei clienti che non avrebbero superato il test di adeguatezza. E cioè il 72,1 per cento di oltre diecimila soggetti per i quali non sarebbe stata possibile una consulenza: un controvalore in azioni che non avrebbero potuto essere assegnate pari a 86 milioni di euro.

Pacato e scrupoloso, per cinque ore Antonio Messineo ieri – nell’aula del tribunale di Vicenza in cui si celebra il processo per il crac BpVi – ha snocciolato numeri, nomi e circostanze. Un quadro inquietante della mala gestione della banca, che all’epoca il testimone toccò con mano: era il capo del team Consob che effettuò l’ispezione a sorpresa dell’aprile 2015. Un gruppo ispettivo di sette esperti che non si affidò esclusivamente a dati e documenti forniti da Massimo Bozeglav, allora responsabile internal Audit, e Giuseppe Ferrante, responsabile Compliance.

Messineo era arrivato ad acquisire anche il contenuto delle caselle di posta elettronica dell’ex direttore generale Samuele Sorato, del vice direttore generale Emanuele Giustini e di altri manager. Al vaglio, la corrispondenza 2014 da cui era emersa una documentazione parallela, un altro spaccato rispetto a quello ufficiale. A partire dal fatto che – ha spiegato Messineo – «fosse vietato dalla normativa interna (era nel manuale soci, ndr ) la consulenza e promozione di azioni». E che nella pianificazione strategica approvata a gennaio 2014 l’aumento di capitale non fosse stato inserito nel budget Mifid: «Nessuna direttiva di collocamento alla rete – ha spiegato il super testimone – apparentemente non c’erano obiettivi, solo delibere e circolari sull’attività operativa». Apparentemente, appunto. Basti dire che solo il 10 per cento delle adesioni erano avvenute via lettera o via sito web come previsto. Nel 90 per cento dei casi i soci si erano presentati in banca. Eloquente la mail di febbraio 2014 di Giustini con le direzioni commerciali per la clientela. «Una chiamata alle armi – l’ha definita Messineo – da cui si evince la strategicità delle operazioni, di estrema rilevanza per la sopravvivenza della banca, e di questo dovevano essere informati anche i cassieri».

Dalle e-mail gli ispettori ricostruiscono la pianificazione commerciale, gli obiettivi di aumento di capitale: un target di 120 milioni solo per Vicenza città. E poi c’è l’input per partire subito con la raccolta delle manifestazioni di interesse in vista dell’aumento di capitale: è tutto in un database scovato nella corrispondenza telematica interna. E ci sono le intercettazioni, quelle a cui è stato sottoposto anche l’ex presidente Gianni Zonin, quelle di cui ha accennato l’altro testimone di ieri, il tenente colonnello della finanza Andrea Summa.

L’UDIENZA DEL MAXI PROCESSO. Le testimonianze di Antonio Messineo capo dei controllori della società di vigilanza e del colonnello della finanza Andrea Summa

Crac BpVi, i depistaggi agli ispettori Consob

Liste clienti nascoste per l’aumento di capitale 2014 Documenti mai presentati e altri rimaneggiati È il sistema della Popolare emerso nell’ispezione 

Matteo Bernardini, Il Giornale di Vicenza

 

Documenti e file allegati a email richiesti, e mai ottenuti; altri «rimaneggiati» ex post; liste clienti occulte composte appositamente in vista degli aumenti di capitale; soci a cui non sono mai stati sottoposti i questionari che avrebbero potuto stabilire la loro “adeguatezza” a sottoscrivere (o meno) l’acquisto di azioni. È il lungo elenco, che testimonia la mala gestio dell’ex BpVi, rappresentato in aula, ieri mattina, da Antonio Messineo, capo degli ispettori della Consob che sono stati impegnati a studiare le carte dell’aumento di capitale del 2014 per quasi un anno: dall’aprile 2015 al 25 febbraio 2016. Messineo ha risposto alle domande del pm Gianni Pipeschi, degli avvocati difensori e di quelli di parte civile per quasi cinque ore. Un’altra deposizione fiume dopo quella resa martedì dall’ex capo dell’Ufficio soci, Sergio Romano. La ricostruzione di Messineo, in molti passaggi, lascia allibiti. E fa anche capire le difficoltà incontrate per verificare le procedure applicate in seno alla banca. Per l’ostacolo agli organismi di vigilanza, quindi Consob e Bankitalia, sono accusati l’ex direttore generale Samuele Sorato e l’ex vice direttore generale (responsabile della divisione mercati) Emanuele Giustini. Una delle prime anomalie rilevate dagli ispettori in merito all’aumento di capitale 2014 (di cui la procura ha chiesto e ottenuto il sequestro di 106 milioni di euro ndr) è che sarebbe dovuto avvenire “a distanza” (via mail o via lettera) senza contatto tra gli operatori della banca e i clienti.«Invece -spiega Messineo – oltre il 90 per cento dei sottoscrittori si è recato in banca. Il contatto con la rete non è stato evitato. Ma limitandoci alla comunicazione ufficiale della banca non avremo capito nulla; per questo abbiamo analizzato le caselle di posta elettronica di Sorato e Giustini capendo che non solo c’era stata una pianificazione commerciale ben precisa, ma anche che erano stati individuati dei clienti target a cui rivolgere l’offerta». Ed ecco spuntare le liste che dividono i futuri sottoscrittori in: opzionisti ad alto potenziale; pubblico indistinto e azionisti soci potenziale medio. «I primi, in base alle liste (occulte ndr), risultavano essere, per difetto, 10.300 – continua l’ispettore – i secondi più di 23 mila e gli altri quasi 18 mila». Insieme hanno portato a quell’aumento di capitale che poi è stato oggetto del sequestro disposto dalla procura. Ma dal racconto di Messineo emerge, con ancora più chiarezza, come già dal 2013, e forse anche prima, la banca fosse una nave alla deriva che stava affondando, ma nel salone delle feste l’orchestra continuasse a suonare e i passeggeri ignari a ballare come se nulla fosse.«Nel gennaio 2013 – osserva l’ispettore Consob spiegando un grafico mostratogli dal pm – le richieste di vendita sopravanzavano quelle di acquisto di 176.768 azioni. Ed era così ogni mese. E lo stesso nel 2014. L’inversione si aveva solo nei mesi in cui era previsto un aumento di capitale oppure un’altra iniziativa speciale». Fatte però, stando a quanto ribadito pure ieri in aula, barando sulle reali condizioni della banca. Che voleva apparire chi non poteva essere.