Per MPS da prosciogliere Profumo e Viola, Il Fatto: per la procura si sono attenuti alle disposizioni ricevute da Consob e Banca d’Italia sui derivati nei bilanci 2012-2015

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Alessandro Profumo e Fabrizio Viola (poi diventato Ad e, quindi, commissario liquidatore di Banca Popolare di Vicenza, ndr) non hanno falsificato i bilanci di Mps e non hanno ingannato il mercato. Ne è certo il pubblico ministero di Milano, Stefano Civardi, che ieri in sede di udienza preliminare ha chiesto il proscioglimento con formula piena degli ex vertici di Rocca Salimbeni. Già nel settembre 2016, Civardi – insieme ai colleghi Giordano Baggio e Mauro Clerici – aveva richiesto l’archiviazione per i reati di falso in bilancio e aggiotaggio per i due manager, ma il giudice Livio Antonello Cristofano, ad aprile 2017 ne ha disposto l’imputazione coatta, così gli stessi magistrati hanno disposto come atto dovuto il rinvio a giudizio per i due.
Ieri si è svolta l’udienza preliminare e il pm ha formulato la richiesta di proscioglimento “perché il fatto non sussiste” per Profumo, Viola, per l’ex presidente del collegio sindacale, Paolo Salvadori, e per la stessa Mps, imputata per la responsabilità amministrativa degli enti. Sarà ora il gup, nell’udienza del 27 aprile, a decidere se accogliere o meno la richiesta di proscioglimento.

La vicenda è relativa alla rappresentazione dei derivati Alexandria e Santorini sottoscritti rispettivamente con la Nomura e Deutsche Bank che secondo l’accusa avrebbero causato 1,2 miliardi di perdite e poi chiusi tra il 2015 e il 2016.
I due prodotti finanziari, stando alla ricostruzione compiuta dalla Procura di Siena nell’inchiesta madre su Mps poi trasmessa a Milano, erano stati usati dai vecchi vertici di Rocca Salimbeni (in particolare il presidente Giuseppe Mussari e l’amministratore delegato Antonio Vigni) per mascherare a bilancio la crisi di liquidità a seguito dell’esborso di 9 miliardi per l’acquisto di banca Antonveneta da Santander e di altri successivi 8 miliardi per coprire i debiti che l’istituto padovano aveva in pancia. Nel 2013 Profumo e Viola hanno sostituito Mussari e Vigni e secondo il giudice che ne ha disposto il rinvio a giudizio coatto anche loro sarebbero responsabili di non aver contabilizzato correttamente i derivati nei bilanci 2012-2015 perché i due prodotti sono stati conteggiati a “saldi aperti” e non “chiusi”, in pratica rimandando il conteggio del loro valore effettivo ai successivi conti economici. Nell’udienza di ieri il pm ha però specificato, tra l’altro, che Profumo e Viola si sono attenuti alle disposizioni ricevute da Consob e Banca d’Italia e quindi non c’era l’intenzione di truccare i bilanci né le perdite.
A Milano si celebra anche l’unico processo rimasto a carico dei vecchi vertici Mussari e Vigni e altri dieci manager in particolare per le operazioni relative ai derivati.
Lo scorso dicembre, la Corte di Appello di Firenze ha assolto tutti gli imputati dall’accusa di ostacolo alla vigilanza di Palazzo Koch. Mentre lo scorso 8 marzo il Tribunale di Siena ha deciso il non luogo a procedere per avvenuta prescrizione nei confronti dei tre imputati compreso l’ex capo area finanza del Monte, Gianluca Baldassarri, accusato di associazione a delinquere e di far parte della cosiddetta “banda del 5%”. Il giudice non ha riconosciuto l’aggravante della transnazionalità del reato che è così andato prescritto.

di Davide Vecchi, da Il Fatto Quotidiano