Karl Marx poeta: in margine al film “Il giovane Karl Marx” di Raoul Peck. La Voce del Sileno anno 3

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Karl Marx è ben noto come studioso di filosofia, critico dell’economia politica e rivoluzionario. Su di lui una mole immensa di studi, che spesso sono dedicati più agli aspetti ideologici che non a quelli ben più interessanti ed importanti che sono l’opera sua maggiore, ossia Il capitale. Critica dell’economia politica, alla quale dedicò, dopo i fallimenti delle rivoluzioni del 1848/49 quasi tutta la sua vita con precisone ed attenzione a ciò che, secondo lui, aveva fondato teoricamente il capitalismo industriale, quella economia politica classica che si era delineata soprattutto in Inghilterra con gli studi di Adam Smith e David Ricardo.
Proprio a partire dal 1857 in Marx più chiara appare la sua prospettiva che considera la struttura, economica, come l’elemento portante di tutta la complessità della società umana o il resto, arte compresa è sovrastruttura (cfr. Einleitung, Manoscritto M del 23 agosto 1857, Padova, C.U.R.C., 1975 e Per la Critica dell’economia Politica, Roma, Editori Riuniti, 1969).

In giovinezza però il giovane Karl, dopo aver frequentato il Liceo della città natale, Treviri, e aveva conosciuto Jenny von Westphalen, considerata “la ragazza più graziosa della città con la quale si fidanzò segretamente e alla quale rimase legato tutta la vita e nonostante un nota scappatella con la nascita di un figlio dalla cameriera che i Marx avevano al loro servizio a Londra. A Jenny di buon carattere, un po’ all’opposto del proprio temperamento scontroso, Karl, tra il 1835 e il 1836 dedicò molte poesie, per l’esattezza tre quaderni (Buch der Lieder e Buch der Libe, I e II) che però non ci sono pervenuti. Rimane un solo quarto quaderno che contiene 60 liriche, alcune tratte dai quaderni precedenti e predisposto per i 50 anni del padre Hirschl, avvocato e cultore di belle lettere. In questo quaderno sono anche, in appendice, il primo atto di una tragedia in versi, rimasta però incompiuta: Oulanem, e alcuni frammenti di un romanzo umoristico in prosa: Scorpion e Felix. Prima di passare alle poesie un cenno merita la tragedia in versi. Oulanem è un misterioso viaggiatore tedesco che giunge in una città italiana tra i monti, qui duelli e declamazioni amorose coinvolgono il protagonista, ma la situazione drammatica non appare nemmeno accennata e il tutto appare come una raccolta di bizzarrie e divagazioni

Il curatore dell’edizione italiana Luigi Firpo p.489 degli Scritti politici giovanili (Torino, Einaudi, 1950) a ppp.488-497 parla delle poesie come di composizioni deboli e fredde, formalmente corrette, ispirate ai temi convenzionali della poesia romantica”. Non stupisca il riferimento all’ispirazione romantica, era questa tipica dell’ambiente culturale della Germania dell’epoca, che, uscita dall’illuminismo, aveva trovato in J.G. Fichte, F. Schelling e soprattutto in G.F.W.Hegel una nuova visione filosofica – l’idealismo – e nella poesia di F. Hölderlin, particolarmente nel poema Iperion quel sentimento del tutto nel tutto è la caratteristica propria del movimento romantico: “Essere uno con il tutto, questo è il vivere degli dei; questo è il cielo per l’uomo […]”

Nel 1839 Marx per compiacere, come sempre fece, alla fidanzata predispose una raccolta di 80 canti popolari appartenenti a nove nazioni europee, nove sono tratti da Volkstümliche Poesien aus allen Mundarten Italiens und seiner Inseln (Berlino, G. Crantz ,1838) a cura di A. Kopisch, studioso di Dante.
Infine da ricordare 4 epigrammi dedicati a Hegel, il filosofo che fu sempre il riferimento anche ne Il Capitale di Marx. In essi la lode per la scoperta del pensatore. Interessante il I a epigramma “Poiché ho scoperto il sublime e ho colto meditando il profondo, /sono tronfio come un dio, mi ammanto nelle tenebre come lui. /A lungo ricercai e mi affaticai sul mare agitato del pensiero/ecco trovai il Verbo, cui mi tengo saldamento aggrappato.” (gli altre tre nel volume a cura di L. Firpo, p.490).
Solo due liriche apparvero a stampa, Il suonatore e Amore notturno, pubblicate sotto il titolo di Canti selvaggi, dalla rivista berlinese “Athenäum” nel n.4 del 23 gennaio 1841, poco prima di laurearsi con l’interessante dissertazione sulle filosofie naturali di Democrito e di Epicuro. (cfr. K.Marx- F.Engels, Opere complete, vol. I Marx, 1835 – 1843, Roma, Editori Riuniti.
Entrambe, lo dice L. Firpo a p.490 del volume citato, “di pessimo gusto”, in fondo poesie giovanili e, come ben sappiamo, i poeti muoiono giovani, anche se qualche pensiero poco corretto ritiene che sarebbe stato meglio un Marx poeta, piuttosto che un rivoluzionario. Lo studioso italiano si richiama anche al primo biografo di Marx, F. Mehring che riteneve le composizioni poetiche “triviale romanticismo”.
Di diverso parere G. Morello nel testo sotto citato. ” Allo scrivente non risulta che qualche critico abbia mai messo in evidenza il profilo, che purepotrebbe intravedersi, di un intellettuale potenzialmente ermetico e surrealista, anticipatore delle correnti poetiche d’inizio ?900. Comunque, non v’è dubbio che la sua breve e discutibile carriera di letterato non è paragonabile a quella dell’uomo che, con la concezione del materialismo storico e il suo impegno di rivoluzionario militante, ha cambiato il corso della storia.”
Marx non risulta abbia più composto versi o qualcosa di letterario, ma nelle sue opere affiora qua e là il riferimento al mondo poetico, che ben conosceva. A ciò contribuiva anche la sua formazione classica che gli ritorna con Omero, Eschilo, Lucrezio, W. Shakespeare, J.W. Goethe, H. Heine, H. de Balzac e altri; Dante Alighieri è più volte ricordato, e nella Prefazione alla prima edizione de Il capitale il rivoluzionario afferma: “per me vale sempre il motto del grande fiorentino: “Segui il tuo corso, e lascia dir le genti!” (Purgatorio, canto V, vv.13); in Dante però suona: “Vien dietro a me, e lascia dir le genti”.

In tempi recenti Gabriele Morello ha ricordato Marx poeta in “Intrasformazione Rivista di Storia delle Idee 3:2 (2014) pp. 133-139”; nell’articolo ci propone alcune poesie dell’illustre cittadino di Treviri, che però non hanno certo ispirato poeti e scrittori che hanno fatto, come B. Brecht, riferimento alla sua visione rivoluzionaria.

In ogni caso mi pare che si possa sottolineare come l’esercizio della poesia, un tempo coltivato anche da illustri industriali come Alessandro Rossi, ma da ogni studente visto che lo studio della metrica era obbligatorio non solo per le lingue classiche, ma anche per la propria, sia formativo e in fondo diletti i giovani e li prepari anche a impegni maggiori, speriamo non così totalitari come mise capo il pensiero di Karl Marx.

 

Poesie

Il Re dei fiori

(Ballata fantastica)

1

Piccolo uomo al sole,

Vuoi tu essere il re, il re dei fiori?

Se ne hai il coraggio

Coloraci di sangue rosso.

2

“Fiori chiari e fiori pallidi,

Avete bevuto il mio sangue, l’avete bevuto.

Ora datemi,

Datemi la mia corona”.

3

“Se vuoi essere il re, il re dei fiori,

Lasciaci vedere il tuo piccolo cuore profondo,

Piccolo uomo, il tuo sangue era bello,

Ora il tuo cuore deve brillare al sole”.

4

“Il mio cuore, il mio cuore batte troppo forte,

Brilla nei miei occhi.

Il mio cuore non posso donarlo,

Se no i miei occhi non vedranno mai più”.

5

“Piccolo uomo, tutti qui

Ti salteranno in petto.

Se vuoi essere il re, il re dei fiori,

Fai brillare il tuo cuore al sole”.

6

Piccol’uomo sussulta, riflette

E si apre il petto.

“Ecco il mio cuore, io ve lo dono,

Ora voi donatemi la corona e lo scettro”.

7

“Piccolo uomo al sole,

Tu non puoi essere il re dei fiori

Il tuo sangue, il tuo bel sangue rosso

Non puoi farlo sgorgare

Il tuo cuore, il tuo cuore profondo

Ora deve scintillare”.

8

Piccol’uomo si strappa gli occhi,

Raschia la terra con le sue mani,

Si scava una tomba profonda,

E resta là, coricato nella terra.

 

 

 

Sentimenti

Non posso occuparmi tranquillamente

Di ciò che agita il mio animo.

Non posso restare calmo

Quando tutto mi chiama alla lotta

Vorrei conquistare tutto,

Tutti i favori divini,

Assimilare tutte le scienze,

Abbracciare tutte le arti.

Andiamo arditamente avanti

Senza tregua né riposo.

Non rimaniamo immobili

Senza volere né fare niente.

Non subiamo passivamente

Il giogo ignominioso,

Il desiderio, la passione, l’azione

Sono parte di noi.

III. Orgoglio d’uomo

Nessuna frontiera ci arresta,

Nessun paese ci trattiene,

E noi vaghiamo sui flutti

Lontano in terra straniera.

Nessuna può fermarci,

Chiudere la nostra speranza,

Le forme svaniscono

E restano solo gioia e sofferenza.

Questi mostri lontani

Ritti solo per paura,

Non sentono il fuoco d’amore

Che li tolse al nulla.

Non c’è colonna che si sollevi

Da sola arditamente.

Costruita pietra su pietra,

Come il lento incedere della lumaca.

Ma l’anima è onnipotente,

Vero fuoco gigante,

Anche se cade

Trascina astri nella caduta.

Da sola, vittoriosamente,

S’innalza verso il cielo,

Gettando gli dei nell’abisso

Col bagliore del lampo negli occhi.

Non le fanno paura le vette

Dove si muove il pensiero divino,

Che l’anima stringe al petto,

La sua grandezza è la preghiera.

Dovrebbe consumarsi da sola,

Sprofondare nella propria grandezza,

Il tuono rimbomba dove gorgogliano i vulcani

E i demoni la circondano piangendo.

Morendo lancia la sua sfida,

Innalza un trono per colmo d’ironia,

Perfino la sconfitta è vittoria

Il fiero disprezzo ricompensa di eroi.

Ma quando il fuoco unisce due esseri,

Quando due anime si saldano strettamente,

Quando l’una annuncia all’altra

Che non è più sola nell’universo.

Allora attraverso lo spazio si sente

Come un suono d’arpa eolia,

Bruciano nel fulgore dell’eterna bellezza

Il desiderio e la passione.

Jenny, posso dirlo chiaramente:

Le anime che ci siamo scambiate

Bruciano dello steso fuoco,

Le loro onde scorrono nello stesso flutto.

Allora getto il guanto

In faccia al mondo,

Crolli pure il nano gigante,

I suoi frantumi non spegneranno l’ardore che mi anima.

 

VII. Cosa sei uomo?

Cosa sei uomo? Un pensiero di Dio!

E chi ti ha pensato quaggiù,

Quando su te caduto si chiude la morte,

Non può pensare oltre la tua potenza?

 

 

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