Figlie della Chiesa: da 70 anni a Vicenza

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“C’è un Gesù» esclamano le Figlie dei Sacri cuori quando un povero bussa alla porta.  La loro presenza a Casa Mater Amabilis a Monte Berico, discreta ma laboriosa, quest’anno compie 70 anni. Sono rimaste in sei, la superiora – suor Clara Revelin – che una mattina ci accoglie con umiltà e sorrisi, suor Gilda, suor Rosanna, suor Oliva, suor Laura e suo Graziella, tutte non più giovanissime. Fino a qualche settimana fa c’era anche suor Anna, quarantacinquenne, trasferita a Padova ma a novembre arriverà una novizia, Alice, di Caiano San Marco, in provincia di Treviso.

Umiltà, dicevamo, caratteristica che contraddistingue la congregazione. Le figlie della Chiesa sorsero a Treviso nel 1938 grazie alla determinazione e alla fede “visionaria” della fondatrice, suor Maria Oliva Bonaldo (1893-1976), nativa di Castelfranco Veneto, la cui storia è legata profondamente a Vicenza, in particolare alla Madonna di Monte Berico. «Suor Oliva, canossiana, il 7 settembre 1934 presentò alla Vergine il primo Statuto dell’istituto – non ancora sorto – scritto su 33 fogli mentre era in convalescenza a Schio, dopo una malattia. Alla Madonna di Monte Berico chiese il dono di “un’anima di fuoco” per tradurre in vita i suoi scritti. Il desiderio venne esaudito. Attraverso vie misteriose incontrò Olga Gugelmo (1910-1943, oggi venerabile), giovane maestra di Poiana Maggiore e altre ragazze: con loro, nel 1938, diede vita alle Figlie della Chiesa con l’aspirazione di “diventare una piccola schiera di anime apostoliche che avrebbero predicato l’amore spontaneamente, come il fiore spande spontaneamente il suo profumo”» spiega suor Clara. 

Oggi sono circa 400 circa, presenti in quasi tutto il mondo (America Latina, India, Fatima, Lourdes, Madrid, Turchia, l’ultima comunità ha aperto in Vietnam), 185 in Italia con 27 comunità. «Una delle azioni principali è quella di educare il popolo a comportarsi in chiesa, a diventare corpo mistico di Cristo – scrive Igino Giordani, primo figlio spirituale di madre Oliva descrivendo la giovane congregazione -. Insegnano il catechismo, operando soprattutto per educare i bambini, assistendo famiglie, consigliando e correggendo». Negli anni, nel nostro territorio, le Figlie della Chiesa si sono distinte per semplicità ed accoglienza. «Ci siamo date a Dio per servire gli umili – continua suor Clara -, preghiamo per chi lavora e per chi soffre, per i bambini e per i vecchi, il nostro posto è tra l’altare e la casa. Non abbiamo gerarchie interne, la superiora lava i piatti come la novizia appena arrivata e quando scade il mandato torna una suora “semplice”. Collaboriamo con la parrocchia di Santa Caterina e animiamo le messe» spiega suor Clara. «Negli anni ’50 e ’60, a Roma, – ricorda la Superiora – salivamo su delle chiesette viaggianti, dei pulmini adibiti a chiese, e portavamo la catechesi nelle periferie, abitate da pastori. Fu un’idea della fondatrice». 

La comunità vicentina fu inaugurata nel 1949. Le suore sistemarono una vecchia villa alla quale si accede a piedi dalle scalette di Monte Berico, un’oasi di pace, in mezzo al verde e piante secolari. All’inizio fu casa di formazione e noviziato, un luogo accogliente per giovani aspiranti, postulanti, novizie e suore che hanno sempre condiviso e collaborato con i vari settori della Diocesi di Vicenza nell’animazione e formazione liturgica, nella visita alle famiglie, nella programmazione delle giornate, corsi e gruppi di esercizi spirituali. La prima sistemazione risale agli anni ’70, la seconda nel 1992 quando diventò quello che oggi conosciamo, una casa di spiritualità liturgica che collabora attivamente con l’Ufficio litrugico della Diocesi per la formazione dei laici nella ministerialità, offrendo  i propri spazi. «È una bella collaborazione che dura da vent’anni – dice don Pierangelo Ruaro, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano -. Casa Mater Amabilis è un importate punto di riferimento per tutti i nostri corsi. Sappiamo che ogni martedì è “riservato” a noi». «Vogliamo ringraziare i vari vescovi che si sono succeduti, i parroci, i sacerdoti e tutte le persone che in questi anni ci hanno accolte, stimate, amate, apprezzando il nostro carisma – conclude la Madre -. Ci affidiamo alla Madonna per continuare ad essere una presenza preziosa, umile e feconda nella nostra Diocesi».