“Auspico che la decisione dei partiti di rinviare la decisione sia volontà di ascoltare il territorio e rispondere alle aspettative della città, anziché accettare le imposizioni dall’alto“: così twittava poco fa soddisfatto, ma anche no, Francesco Rucco, candidato sindaco della parte del centrodestra che a Vicenza si identifica in cinque liste civiche e nell’appoggio esplicito di Fratelli d’Italia, non appena si è saputo che non ha partorito un nome alternativo per il candidato sindaco del capoluogo la riunione programmata per oggi, venerdì… santo, tra le quattro formazioni che si sono presentate alle recenti Politiche ottendo il top dei voti di una coalizione: oltre a FdI c’erano quindi oggi i vertici regionali di Forza Italia, Lega e Noi per l’Italia.
Ma se non è stato arduo decidere oggi i candidati sindaci comuni del Vicentino per la città tutto, come twittava Rucco, si è risolto in un nulla di fatto e in un ulteriore rinvio visto che, ci dice Sergio Berlato, “dopo la riunione di ieri sera (giovedì 29 marzo, ndr) il direttivo cittadino dei forzisti non ha scelto ovvero non ha dato il supporto definitivo a Fabio Mantovani, l’attuale candidato in continua discussione interna, ma neanche lo ha sostituito affiancandogli addirittura un altro possibile nome, quello del commissario provinciale Matteo Tosetto. In queste condizioni di certo non è imputabile ad altri l’impasse che, però, reputo dannosa per le possibili sorti del centro destra alle amministrative perchè presentarsi divisi al primo turno per poi provare a compattarsi al ballottaggio favorirebbe di certo il candidato dei 5 Stelle, Francesco Di Bartolo, il cui profilo è stato scelto accuratamente tra i volti moderati, come avversario, alternativo a Ruccco, di quello di centro sinistra Otello Dalla Rosa. Sembrerebbe (e il condizionale appare di cortesia, ndr) che il disegno sia quello di non cambiare il sistema che ha governato Vicenza nell’ultimo decennio tanto più che intorno al vincitore delle primarie si sono coagulati, come previsto, gli esponenti principali dell’amministrazione Variati“.
Una non discontinuità col passato, quindi, che non siamo autorizzati a virgolettare se la identificassimo, come ci accingiamo a fare, nel vecchio duo composto, dal 2008, a sinistra da Achille Variati, bravo a trasformare la sconfitta del suo pupillo Bulgarini in una gabbia dorata per Dalla Rosa (con lui, Possamai e Formisano ad accerchiarlo) e a destra da Lia Sartori, che avrebbe spinto Berlusconi tramite Zanettin e poi il tessitore Ghedini a sponsorizzare il “perdente” Mantovani.
Ci perdonino i lettori per aver usato per comodità di identificazione i termini vecchi di destra e sinistra senza centro, visto che entrambi andrebbero sostituiti con “centro” tout court.
Ma non perdonino gli elettori chi volesse provare a lasciare ai vertici di Vicenza chi l’ha portata, con le premesse create da Enrico Hüllweck, nel punto più basso della sua storia.
Serve un colpo di reni, di Rucco che continui la sua corsa e di Dalla Rosa che si scrolli di dosso la colla Uhu che si ritrova addossso e che, una volta fatta presa, mai più si toglierà, per sperare almeno, visto che di meglio pare non esserci Di Bartolo a parte che è tutto da conoscere, che l’avvocato ricordi gli errori del suo sindaco di centro(destra) e il manager quelli del suo di centro(sinistra) per non ricommettere almeno quelli in una gestione che deve essere totalmente diversa da quella delle ultime quattro amministrazioni per avere un briciolo di speranza di bloccare prima il crollo di Vicenza per poi provare a ripartire, sia pure con grande fatica, dal fondo del Veneto verso un destino più consono al grande spirito di sacrificio dei vicentini.
Spirito di sacrificio che sta diventando masochista di fronte a cotanto sadici sfruttatori: ricordate il nostro titolo su AchilLia costruzioni?