Il giornalista di Avvenire Nello Scavo è arrivato venerdì sera a Vicenza. E per la prima volta ad “accompagnarlo” c’erano polizia e carabinieri. Scavo è sotto scorta in seguito alla sua inchiesta sull’incontro tra il numero uno dei trafficanti di esseri umani in Libia e i delegati inviati dal governo italiano, intitolata “La trattativa nascosta. Dalla Libia a Mineo, il negoziato tra l’Italia e il boss”. Solidarietà immediata gli è giunta da tanti quotidiani italiani, anche da quelli che certe tipologie di articoli non si sognerebbero neppure di pubblicarli, come fatto presente da Scavo.
Un passaggio (video sopra) durante il suo intervento all’auditorium dei Carmini in Corso Fogazzaro, in occasione della Settimana diocesana della Scuola, è infatti lapidario sul sistema dell’informazione italiana, indietro anni luce rispetto anche a tanti altri Paesi europei: “Il giornalismo d’inchiesta si fa avendo degli editori che ti sostengono e questo tipo di giornalismo in Italia comporta avere i conti in rosso”.
Conti in rosso dovuti sempre più anche a querele temerarie o risarcimenti economici che minano alla base non solo i giornali, ma anche gli ideali della professione. Per la quale, secondo Scavo, il rischio oggigiorno è di avere sempre più “impiegati dell’informazione, che non fanno bene al giornalismo“.
Scorta o non scorta, il carisma e l’entusiasmo di Scavo per il suo lavoro sono rimasti intatti, anche durante il racconto davanti ai tanti giornalisti vicentini presenti in sala per l’evento, organizzato dall’Ufficio diocesano in collaborazione l’Ordine dei Giornalisti del Veneto per la formazione professionale.
In due ore il cronista di Avvenire ha ripercorso la sua esperienza trasmettendo la passione, le difficoltà e i sacrifici del nostro mestiere, condite anche da curiosi aneddoti come la querela arrivatagli da Barbara D’Urso o il suo rifiuto di seguire lo sport, perché aveva paura più degli ultras che della mafia.
Ma durante l’incontro moderato dal giornalista vicentino Giandomenico Cortese sono stati ripercorsi anche i “dieci comandamenti” della Carta di Assisi, il documento contro l’odio e per l’uso corretto delle parole.
“Noi giornalisti abbiamo la responsabilita delle parole“, afferma con decisione Scavo, che ricorda ad esempio alcuni titoli enfatizzati sugli immigrati.
In un’epoca in cui le parole sono in grado di costruire “muri”.
I più difficili da abbattere.
La storia di Scavo
La solidarietà di Fnsi e Alg
La Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, che già nelle scorse ore avevano denunciato le minacce del trafficante libico Bija all’inviato di Avvenire Nello Scavo e alla giornalista freelance Nancy Porsia, prendono atto che l’allarme lanciato si è purtroppo rivelato fondato. Le forze dell’Ordine hanno già predisposto la tutela per Nello Scavo. «Ora è ancora più necessario che tutti i media riprendano e approfondiscano le inchieste di Nancy Porsia e di Nello Scavo sui trafficanti di esseri umani, anche per fare da ‘scorta mediatica’ ai colleghi che, siamo certi, non si lasceranno intimidire e anzi dedicheranno ancora più passione e impegno alla ricerca della verità», commenta il sindacato.