“Ero alla Loggia del Capitanato il giorno in cui Rucco presentò la lista che andava a comporre la giunta e ricordo molto bene – scriveva ieri, 19 ottobre, in una nota Andrea Berengo eletto con Rucco e ora membro di spicco di Fratelli d’Italia a Vicenza – le parole di elogio spese dal sindaco sul tema della sicurezza nei confronti di Luca Prioli (poliziotto e sindacalista già coinvolto in una vicenda di un finanziamento regionale concesso al suo sindacato dall’assessore Donazzan, ndr). Non senza stupore leggo oggi della condanna in cassazione dello stesso Prioli per un fatto molto grave tra l’altro accaduto mentre indossava la divisa, ed in conseguenza del quale non posso evitare di pormi la domanda se sia il caso che Rucco presti più attenzione nell’indicazione delle persone a cui affidarsi”.
“Lo stesso suggerimento – aggiungeva ieri Berengo – lo vorrei dare all’assessore regionale Elena Donazzan dato che Prioli è da sempre persona a lei molto vicina. Donazzan che pare aver avuto problemi anche a Bassano nella scelta degli uomini di fiducia su cui puntare alle scorse amministrative, considerata la situazione di Alessio Savona, uomo portato in dote alla lista Pavan dalla stessa Donazzan, e che si è dovuto dimettere per un provvedimento penale in corso”.
Vista la vicinanza di Donazzan, dai tempi di Galan assessore della regione Veneto, a un condannato, Prioli, per lesioni e violenza privata in via definitiva (a due anni e due mesi con interdizione per 5 anni dai pubblici uffici) e ad un altro, Savona, a cui Berengo associa un “provvedimento penale in corteo” ci viene da fare una riflessione sui metri di valutazione della referente all’istruzione, alla formazione, al lavoro e pari opportunità.
Oltre alla colpa principale di VicenzaPiu.com, quella di seguire non solo con ossequio e deferenza le sue vicende (dall’attributo “di merda” dato ad un magrebino, sia pure ladro della sua bicicletta usata e recuperata dal patriota Vittorio Pesato, cofondatore con Donazzan di “Amo il Veneto”, che “si è fatto giustizia da solo!“, alla sua vicinanza a gruppi di estrema destra oltre che a interessi ad oggi ancora non chiari ma ben maggiori, comunque, del valore di una bici rubata) Elena Donazzan mi ha accusato in una chat a vari esponenti di spicco di FdI di essere “pluricondannato e nullatenente“.
Sorvolo sul “reato” di nullatenenza, forse ignoto nella sua origine ai privilegiati e ai ricchi frequentati dall’assessore che non spenderebbero, come ho fatto io da direttore di questo giornale indipendente, tutti i loro euro, pochi o molti che siano, per tenerlo in vita, e torno sulle mie “pluricondanne” per il cui sbandieramento ho depositato anche io, questa volta, querela, augurandomi, come ho scritto, per VicenzaPiù tra processi e condanne che “se i “potenti” amano zittire la stampa, i pm di Vicenza non cestinino solo le nostre denunce!” sia pure da… pluricondannato.
A parte la condanna civile, non opposta per mancanza di denaro, proprio a favore di Donazzan da parte di un Got, il ben noto Luigi Giglio, per lo meno così poco aggiornato tecnologicamente da infliggermi provvedimenti ineseguibili, oltre a una pena pecuniaria assurda, oltre 100.000 euro complessivamente, sono tre le “multe” penali per importi, oddio!, di 800, 750 e 1000 euro, tra cui due decreti penali, anch’essi non opposti per carenza di denaro, ma tutti pagati in qualche modo nonostante la nullatenenza, per rispetto dello Stato di fronte al quale non mi faccio giustizia da solo o tramite patrioti…
Le tre multe penali si riferiscono ad un reato, quello della diffamazione a mezzo stampa, a cui va facilmente incontro un giornalista che si occupi costantemente di inchieste da 12 anni (come autore ad esempio di inchieste sulle banche venete, sul sistema Galan, sulla Pedemontana Veneta, sulla Fondazione Roi e… sulla formazione regionale) senza, ho già scritto, “mai aver subito al riguardo sanzioni deontologiche dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto e venendo per ciò apprezzato da centinaia di migliaia di lettori oltre che da partiti, associazioni e gruppi che contrastino l’illegalità“.
Ebbene, sperando che i pm vicentini per una volta almeno mi diano la possibilità di tutelare quell’onore a cui sono sempre attenti quando a sentirlo offeso sono i potenti di turno, da Donazzan a Zonin, chiedo a Elena Donazzan:
“lei, che disprezza pubblicamente, un giornalista che per mestiere scrive, io lo riaffermo, con onestà e lealtà, ma che è stato penalmente pluricondannato a… 2.550 euro, prenderà pubblicamente le distanze da un suo “amico” soggetto a “provvedimento penale”, come Berengo afferma di Savona, e da come un poliziotto, Luca Prioli, che per mestiere non dovrebbe picchiare, condannato in via definitiva a due anni e due mesi con la pena accessoria di cinque anni di interdizione dai pubblici uffici?“.
Attendo Donazzan per la risposta e il pm incaricato per la sua auspicabile richiesta al giudice non di archiviare ma di autorizzare ad esaminare in aula la mia querela contro di lei che disprezza… a condannati alterni?