L’avvocato Fabio Pinelli del Foro di Padova, incaricato dalla Regione del Veneto per la Costituzione di Parte Civile dell’Ente nel processo penale per la vicenda PFAS, comunica quanto segue:
“All’udienza odierna del procedimento per i fatti della Miteni, il Giudice dell’Udienza Preliminare, dott. Roberto Venditti, ha preso atto della adesione da parte dei difensori degli imputati all’astensione dalle udienze penali proclamata dall’Unione Camere Penali Italiane e ha rinviato il procedimento all’11 novembre 2019, sempre alle ore 9.00.
Già all’udienza di questa mattina al procedimento principale, a carico dei vertici della Miteni e della attuale società controllante International Chemical Investors S.E., è stato riunito quello che riguarda gli imputati del management della Mitsubishi Corporation, controllante di Miteni sino al febbraio 2009.
Tutti gli imputati rispondono in concorso tra loro di disastro ambientale doloso e di avvelenamento delle acque. La Regione Veneto ha anticipato che si costituirà parte civile già all’udienza dell’11 novembre.”
Abbiamo appreso che stamattina il Tribunale di Vicenza, a seguito di uno sciopero, ha rinviato alla data dell’11 novembre 2019 l’udienza del cosiddetto “processo Miteni”.
Confidiamo nella celerità dell’ avvio delle procedure di questo processo, dove ricordiamo si sono costituiti quale parte civile un numero considerevole di lavoratori
dell’ azienda.
Comitato PfasColmi
(PfasColmi: Pfas-Contaminazione Lavoratori Miteni)
“Chiunque avvelena acque …. è punito con la reclusione non inferiore a 15 anni. Se dal fatto deriva la morte di alcuno si applica l’ergastolo…”. Così recita l’art. 439 del codice penale sulla base del quale i magistrati della Procura di Vicenza hanno indagato e hanno chiesto il rinvio a giudizio per i dirigenti della Miteni. Questa mattina si è aperta formalmente l’udienza preliminare, con un rinvio all’11 novembre prossimo. C’è quindi ancora tempo per chiedere a gran voce che si apra un processo in Corte d’Assise, come del resto prevedono i capi di imputazione”.
Così in una nota i Consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle che aggiungono:
“È una questione di pura giustizia: quando ci si ritrova a dover giudicare i responsabili di un gesto come l’avvelenamento delle acque causato dall’ex Miteni di Trissino, non si può esaurire tutto tra avvocati, magistrati e giudici. Per 10 anni migliaia di cittadini tra le province di Verona, Vicenza e Padova hanno subito l’avvelenamento da PFAS, numerosi sono già i problemi di salute riscontrati e altri – forse più gravi – potranno emergere in futuro. Si è attentato alla salute dei cittadini e i cittadini stessi hanno ora diritto a dire la loro in un’aula di tribunale. Come chiedono i magistrati e gli avvocati di parte civile, si proceda dunque in Corte d’Assise, con una giuria popolare e in un processo a porte aperte. La difesa degli indagati ha sostenuto e continua a sostenere che si sia trattato di una specie di svista, di banale noncuranza e che, con riguardo al disastro ambientale, il secondo reato contestato, semplicemente all’epoca nessuna legge lo impedisse. Siamo davanti ai soliti garbugli formali che vogliono nascondere la sostanza: ancora una volta per profitto qualcuno ha avvelenato il territorio, fregandosene della salute dei veneti”.
“Nelle 3 settimane che ancora ci separano dall’apertura dell’udienza preliminare, dobbiamo tutti farci sentire – continua la nota – non c’è nulla di politico in tutto questo, ma è solo una questione di giustizia e civiltà. Qualcuno minimizza o gioca al rimpallo delle responsabilità, ma fino ad ora la terra a cavallo tra le nostre province continua a rimanere avvelenata: mentre aspettiamo i fatti, almeno facciamo in modo che i responsabili paghino. Lo ripetiamo ancora, quanto è accaduto deve essere giudicato secondo la legge ma per la sua natura di reato ai danni della cittadinanza, richiede la partecipazione popolare diretta all’amministrazione della giustizia, come prevede lo stesso legislatore. Gli avvocati dei dirigenti di Miteni sosterranno che si poteva avvelenare territorio e popolazione semplicemente perché la legge non lo impediva: dovranno farlo guardando negli occhi i cittadini”.