Processo BPVi 31 ottobre, Umberto Seretti in video: “Zonin era come un amministratore ma non competente”. E lui? Felice della “bocciatura”

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Ieri, 31 ottobre, al processo BPVi, prima di Mauro Bini, il consulente bocconiano sulle cui expertise dal 2010 in poi si basavano le quotazioni delle azioni poi decise nel cda presieduto da Gianni Zonin, ha deposto Umberto Seretti, 60 anni, milanese, fino al 2008 responsabile della divisione crediti della banca poi trasferito "per punizione" alla siciliana Banca Nuova, di cui comunque divenne dg, per «il mio modo di fare; il mio essere diretto infastidiva. A un certo punto in banca servivano persone più "morbide" che presentassero le pratiche in cda in maniera diversa dalla mia. Il mio trasferimento ad altra sede me lo comunicò il responsabile del personale Adriano Cauduro e me lo confermò poi l'ad Divo Gronchi».

Tra i motivi della sua "spedizione" a Palermo, dove ora vive, ci fu, aggiunge e sottolinea Umberto Seretti, il suo rifiuto di fronte alla baciate, che, ha detto, una trentina ce n'erano, però, anche a Palermo dal 2005 che lui "smontò" immediatamente: «Per me non potevano essere fatte. Andavano contro la legge, l'articolo 2358 del codice civile...».

Ma tra le frequenti conferme che i pm Salvadori e Pipeschi e, talvolta, anche i legali di parte civile trovano alle loro tesi sugli "altri" imputati" e sulla Banca Popolare di Vicenza da anni concorrente della nota fabbrica dei baci (ottimi quelli perugini, poi dimostratisi avvelenati quelli vicentini), in ogni udienza vengono fuori magari pochi ma significativi passaggi specialmente sull'imputato più "alto in grado" ma che pochi coinvolgono fattualmente e che nulla sapeva di quello che accadeva intorno a lui anche se era, diciamo, ben pagato per fare il presidente.

Sarà il collegio giudicante a valutare la rilevanza processuale di quei minuiti (diventati ore sommandosi udienza dopo udienza del processo BPVi) e se certi loro "contenuti" saranno o meno prove legali per Deborah De StefanoElena Garbo e Camilla Amedoro.

Ma ecco cosa dice in sostanza Seretti ai giudici non togati, cioè ai risparmiatori azzerati, dei comportamenti del presidente a sua insaputa: «Zonin era un presidente interventista come un vero amministratore non come Marino Breganze che a Palermo c'era solo per i cda. Zonin si interessava dei clienti, dei politici (ha fatto anche il nome di Schifani, ndr) e dei potenti per favori e assunzioni. Era sempre molto presente in tutti i gangli della banca però era un imprenditore e non aveva specifiche competenze tecniche riguardo la gestione della banca. Non ne conosceva gli aspetti finanziari.».

Per i, tanti, dettagli rinviamo al solito al video della deposizione (questa volta ne manca solo una piccola parte finale della difesa per un problema tecnico ma ne recupereremo i contenuti con i verbali delle trascrizioni appena disponibili, ndr), ma non possiamo non evidenziare due fatti che hanno fatto pensare noi e, crediamo, anche altri tra i presenti e tra chi seguirà la deposizione nel nostro abituale video con le udienze del processo BPVi.

Per prima cosa il passaggio di Seretti su Zonin come un interventista amministratore di fatto ha indispettito il legale del presidente (ieri c'era la sostituta dell'avv. Enrico Ambrosetti), che si è, infatti, subito affrettata a far annotare l'esistenza mai negata di una Ad di ruolo.

Ma non ha indispettito, anzi, l'avvocatessa, che ne ha chiesto esplicita conferma nella sua sessione di domande, che l'ex dg di Banca Nuova testimoniasse che, pur se interventista, Zonin «non aveva specifiche competenze tecniche riguardo la gestione della banca».

Contenta lei, giustamente, per l'esito processuale della sua domanda; soddisfatto l'ex presidente che sempre ad altri attribuisce tutte le colpe del crac miliardario della BPVi, senza far ammenda delle sue, magari fossero anche solo quelle di assenza di "competenza"; beffati due volte i risparmiatori.

La prima, quando, a decine di migliaia, affidarono con fiducia i loro soldi, sudati magari in una vita di lavoro loro e/o dei loro familiari, all'uomo simbolo di quella che consideravano la loro banca che lui stesso promuoveva come una sicura musìna. La seconda quando ora, pur di sfuggire alle sue responsabilità, l'uomo che si era fatto applaudire in mille assemblee e osannare in altrettante interviste sorride felice quando lo dichiarano "non competente" pur se dopo 16 anni trascorsi da membro del cda e dopo quasi 20 da presidente.

Chi non impara a scuola è un somaro, chi è contento se qualcuno gli dà del somaro in pubblico è anche un... scegliete voi l'aggettivo, ma, almeno, non arreca danno agli altri perché non sarebbe messo ai vertici di una banca.

Così staranno pensando le vittime della Banca Popolare di Vicenza che gli hanno affidato la sua gestione, ma un'intera città e un intero territorio ancora oggi sembrano quasi essersi meritato quello che è successo perché in aula non si vede nessuno mentre a Vicenza e nel Vicentino impera sempre una endemica, ipocrita viltà...

Nota

Per chi ha aderito o volesse aderire con pochi euro all’iscrizione annuale al nostro VicenzaPiù Freedom Club con un gradito contributo, utile a far proseguire questo nostro oneroso servizio publico, pubblichiamo qui a seguire il video della deposizione di Umberto Seretti davanti al collegio presieduto da Deborah De Stefano con giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro e ai pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi.

Ricordiamo che oltre che i verbali di udienza costantemente aggiornati su bankileaks.com sezione Documenti & Files Premium, proponiamo i video integrali in tempo quasi reale e in esclusiva del processo BPVi su questo mezzo, tempo dopo (tipicamente entro un mese) gratuitamente sul nostro canale YouTube e sul canale streaming VicenzaPiu.tv & LaPiu.Tv (qui il nostro palinsesto) visibile su Pc e tramite l’omonima App disponibile gratuitamente per l’ambiente iOs e Android.

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