Fondata vent’anni fa da Vincenzo Scotti con l’ex Pci Consoli e promossa dall’allora ministro Zecchino, adesso ai vertici dell’ateneo. Tanti rapporti, sempre proficui, con la politica
«Le università nascono per fornire la classe dirigente alla politica». Vincenzo Scotti gongolava nel commentare la designazione di tre docenti della Link Campus University a futuri ministri pentastellati: Paola Giannetakis al ministero dell’Interno, Emanuela Del Re agli Esteri, Elisabetta Trenta alla Difesa. Una bella soddisfazione per lui che entrò al governo trentadue anni fa. Nella Dc lo chiamavano Tarzan per l’abilità nel saltare da una corrente all’altra ed ha proseguito con la stessa destrezza nel passare da un business all’altro.
Superate le grane giudiziarie per i fondi neri del Sisde, all’inizio del millennio è stato tra i protagonisti della legalizzazione del gioco d’azzardo, accumulando licenze per le sale bingo. Ma l’idea vincente è stata proprio quella di inventare un ateneo nel cuore di Roma, una boutique accademica in grado di sfornare dottori e professori: titoli preziosissimi perché sono il trampolino verso salti di carriera in cui spesso il merito conta meno delle relazioni. Link, appunto: quei legami che nella Capitale sono l’architrave del potere e che questo campus sa tessere magistralmente. E ora che il M5S marcia verso il governo, è importante conoscere le radici dell’ateneo da cui vengono i prescelti di Luigi Di Maio, leader di un movimento che si sta trasformando in partito romano.
A far nascere l’università nel 1999 è lo stesso compromesso storico che ha fatto soldi con le cartelle della tombola: al fianco del dc Scotti c’è ancora Luciano Consoli, vecchio militante Pci allora vicinissimo a Massimo D’Alema. A controllare inizialmente l’iniziativa è però il Cepu, il più famoso esamificio privato che aveva rilevato la storica Scuola Radio Elettra. L’amministratore delegato della Link infatti è Maurizio Polidori, che assieme al fratello guidava il colosso dell’assistenza privata agli studenti. A loro l’ex ministro offre una scorciatoia unica: aprire una filiale della Malta University, il Sud più profondo dell’Unione europea, in grado quindi di rilasciare direttamente una laurea, seppur straniera.
Questo ibrido maltese nel cuore di Roma viene riconosciuto ufficialmente da un decreto dell’allora ministro Ortensio Zecchino. E guarda caso oggi l’ex parlamentare dc è ai vertici della stessa Link: è membro dei consigli di amministrazione dell’ateneo e della fondazione nonché professore straordinario.
Restava da risolvere un problema: quei titoli non avevano valore legale nel nostro Paese, tanto da chiamarsi bachelor e non lauree. Lo mette nero su bianco una sentenza del tribunale di Roma, ricostruendo il concorso che permise la promozione a dirigenti della moglie e della storica segretaria del potente capo dipartimento del ministero dell’Agricoltura, Giuseppe Ambrosio. Entrambe si presentarono con un bachelor ottenuto alla Link nel 2005. Che non ha affatto convinto i giudici: «L’effettiva partecipazione delle stesse ai corsi di studio desta non poche perplessità, in quanto i riferiti tempi e modalità di svolgimento degli esami contrastano con ciò che invece emerge dai relativi statini». Ma le valutazioni dei magistrati si spingono a tracciare «rilievi significativi dell’esistenza di stretti rapporti di collaborazione ed interessi reciproci tra la Link e il ministero nella persona di Ambrosio, il quale dopo il bachelor di sua moglie e della sua segretaria, è addivenuto alla stipula di una convenzione tra il ministero e detta filiazione dell’università di Malta».
Quella delle convenzioni è una delle pratiche che hanno spinto il successo della Link. Se ne contano decine. Alcune offrono sconti sulle rette e manciate di crediti formativi, come quella con i consulenti del lavoro e con il sindacato di polizia Siulp; altre servono per organizzare corsi e convegni, magnificando il successo dell’ateneo. Tutte insomma contribuiscono ad accrescere non solo il fatturato ma soprattutto il tesoro di relazioni.
Per risolvere il problema della laurea straniera, era stata escogitata una triangolazione: il titolo privato maltese preso a Roma veniva spesso riconosciuto con tutti i crismi dall’Università di Salerno. E l’ateneo campano ha avuto un ruolo speciale nella storia dell’accademia di Vincenzo Scotti. L’attuale prorettore della Link, il giovane e brillante avvocato Pierluigi Matera, viene proprio dai ranghi dell’ateneo salernitano, dove è stato a lungo ricercatore e lì aveva vinto la nomina di professore di seconda fascia. Una selezione bocciata nel 2016 dal Tar perché nella commissione sedeva la zia, Vincenza Zambrano, docente a Salerno e fino al 2015 presidente della Fondazione della stessa università. In Italia, si sa, il nepotismo è prassi altamente tollerata: un peccato a dir poco veniale. Persino quando pendola, visto che la professoressa Zambrano fino al 2014 è stata pure program manager del corso di giurisprudenza della Link e membro del Comitato tecnico della stessa università, dove nel frattempo il nipote si era insediato ai massimi livelli.
La triangolazione Malta-Roma-Salerno è stata superata nel 2011 quando la Link è diventata un’università italiana a tutti gli effetti. Certo, la decisione presa dal ministro Maria Grazia Gelmini potrebbe apparire in conflitto d’interessi, visto che nella compagine di governo in quel momento c’era pure Vincenzo Scotti, sottosegretario con delega agli Esteri: tutti sanno che l’ateneo è cosa sua, ma nessuno ha posto la questione. E così la Link è diventata una fucina che adesso fattura circa dieci milioni l’anno, con 1774 studenti iscritti a 7 corsi di laurea e altri 400 ai master, contando 64 tra professori ordinari – pochi -, associati e moltissimi docenti straordinari.
«Senza intascare sovvenzioni pubbliche pur avendone diritto», come sottolineano dall’ateneo.
Il passo successivo è stato l’approvazione dello statuto.
Fondamentale, perché in Italia le università, pure le private, devono essere no-profit: quello che incassano va investito. Invece la Link è emanazione di una fondazione, ma funziona affidando l’attività a una società “Gestione Link S.p.A.” – “che assume il rischio di impresa”. Una formula che permette così all’ateneo di avere un braccio per muoversi liberamente nei territori del business ed è stata ratificata dal ministro montiano Francesco Profumo.
Adesso l’altro prorettore della Link è Carlo Medaglia, che era consigliere proprio del ministro Profumo. Medaglia, fisico ed esperto di informatica, è un collezionista di incarichi: ha fatto parte degli staff con diversi incarichi pure dei ministri Linda Lanzillotta, Guido Improta, del governo Berlusconi ed infine di Gianluca Galletti, titolare dell’Ambiente di cui resta attualmente capo della segreteria tecnica. E’ stato pure presidente e ad di Roma Servizi per la Mobilità, da cui dipendono le disastrate aziende dei trasporti capitolini: lo ha nominato Ignazio Marino ma è sopravvissuto per oltre un anno di gestione grillina.
D’altronde l’assessore all’Innovazione della giunta Raggi è Flavia Marzano, docente alla Link dove ha ideato il Master Smart Public Administration.
Medaglia e Marzano hanno pubblicato un saggio insieme e una foto li ritrae in cattedra con Elisabetta Trenta, un pilastro dell’ateneo privato e ministro della Difesa del promesso governo Di Maio. Un altro link, che porta idealmente dalla vecchia Dc al futuro pentastellato.
di Gianluca Di Feo, da la Repubblica