Pfas, Governo dichiara lo stato di emergenza. Zaia: “il tempo è galantuomo, ma si sono persi mesi”. Bottacin: “molto bene. Ora accelerare le procedure”

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“Dico che il tempo è galantuomo. Ricordo che quando ho fatto la richiesta dello stato di emergenza per i PFAS a settembre dello scorso anno sono stato attaccato da mezzo mondo, dicendo che erano pure fantasie quelle di pensare ad un commissario e che il governo non l’avrebbe mai concesso. Vedo invece che ora la proposta che ho fatto è stata accolta, anche se ai tempi supplementari, da un governo che in pratica non esiste più. Peccato, perché così si sono persi un sacco di mesi”. A dirlo è il presidente della Regione Luca Zaia, commentando la dichiarazione dello stato di emergenza per i PFAS in Veneto da parte del Consiglio dei Ministri con la contestuale nomina di un commissario.

“La notizia che il governo ha deliberato lo stato di emergenza – aggiunge il presidente – è comunque un passo importantissimo per mettere la parola fine in tempi brevi a una tematica tanto delicata. Viene premiata la nostra lungimiranza nell’aver affrontato con assoluto rigore un problema sul quale il Veneto sta facendo scuola anche ad altre esperienze simili: siamo stati infatti i primi a porre dei limiti, quando ancora lo Stato non si era mosso, ponendo quelli più restrittivi al mondo per le acque potabili; abbiamo approfondito e intensificato le indagini anche epidemiologiche in materia per garantire la salute dei cittadini; stiamo sviluppando un nuovo sistema acquedottistico all’avanguardia”.

“Ora l’obiettivo – conclude Zaia – è fare bene e fare in fretta, attraverso una struttura commissariale che ci permetterà di snellire le procedure e quindi anche realizzare velocemente il nuovo acquedotto. Conto che, nel giro di un anno, noteremo già i primi benefici e in due o tre potremmo arrivare al completamento dell’opera, cosa che in condizioni normali implicherebbe un tempo almeno doppio”.

“Da anni lavoriamo per la risoluzione del problema PFAS, anche a fianco del governo e alle varie strutture competenti, tra cui i Ministeri dell’Ambiente e della Salute e il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Ora che da parte governativa siamo arrivati all’attivazione dello stato di emergenza con poteri che implicano la gestione della situazione in forma commissariale, obiettivo per il quale avevamo da tempo attivato con il presidente Zaia le procedure formali di richiesta, abbiamo assieme davanti il grande impegno di dare una soluzione definitiva alla questione”. Questo il primo commento dell’assessore regionale Gianpaolo Bottacin alla notizia che oggi il governo ha deliberato lo stato di emergenza PFAS.
“Pur essendoci stato comunicato da fonti romane nel 2013 che non vi fosse pericolo immediato per la popolazione – sottolinea l’assessore all’ambiente e protezione civile- come Regione ci siamo subito attivati e da allora abbiamo fatto molti passi avanti ponendo, in mancanza di intervento statale, dei limiti sia sulle acque potabili che sugli scarichi industriali, ma anche facendo delle indagini per rilevare la presenza nel sangue di valori PFAS. Proprio partendo da quanto emerso a seguito delle nostre indagini sanitarie, grazie ad importanti elementi in mano, ancora lo scorso settembre abbiamo attivato la richiesta al governo per lo stato di emergenza e nel frattempo abbiamo ulteriormente ridotto i limiti sulle acque potabili, fino ad arrivare ai valori più ristretti a livello mondiale. Unica regione d’Italia ad essersi attivata fin dal 2013. Grazie al nostro intervento, nella zona rossa, da mesi è garantita la totale assenza di PFAS nell’acqua potabile”.
“Ora con lo stato di emergenza e la nomina di un commissario – conclude Bottacin – si potranno sensibilmente ridurre i tempi nella realizzazione dei nuovi acquedotti, con la definitiva soluzione del problema. Avendo infatti il commissario la possibilità di emettere anche delle ordinanze si potranno accelerare le procedure e conseguentemente gli interventi necessari per riportare il tutto in condizione di assoluta normalità. È una buona notizia il fatto che arriveranno gli 80 milioni di euro che, come spiegato dai tecnici del ministero nel corso del recente incontro con le Mamme No PFAS svoltosi a Roma, dovranno, in base alla normativa nazionale, necessariamente essere cofinanziati dai consigli di bacino. Resta però inteso che vale il principio del chi inquina paga e quindi al termine del procedimento relativo al danno ambientale, la Regione, che si è già costituita, chiederà i danni ai responsabili”.