Camera di Commercio di Vicenza: 3,7 milioni in tre anni per lo sviluppo del territorio

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Camera commercio riunione
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Il Consiglio della Camera di Commercio di Vicenza ha approvato l’aumento
del Diritto Annuale con l’obiettivo di potenziare le azioni a supporto del sistema economico territoriale. Cinque le aree di intervento: digitalizzazione, internazionalizzazione, turismo, formazione e lavoro e prevenzione crisi d’impresa. L’incremento del Diritto Annuale varierà tra i 9 e i 31 euro annui a seconda della tipologia di impresa

Il Consiglio della Camera di Commercio di Vicenza ha approvato oggi l’incremento del Diritto Annuale per il 2020, cogliendo così l’opportunità concessa dal Ministero dello Sviluppo Economico, condizionata all’impiego del ricavato per progetti a sostegno della crescita economica del territorio. Ed è precisamente questo l’obiettivo della Camera di Commercio di Vicenza che, grazie ad un incremento del Diritto Annuale dal 2020 compreso tra i 9 e i 31 euro a seconda della tipologia di impresa, raccoglierà più di 1,2 milioni di euro l’anno di ulteriori risorse da destinare al territorio. Complessivamente, tra il 2020 e il 2022 saranno quindi oltre 3,7 milioni i finanziamenti in più erogati dall’Ente Camerale berico per progetti e attività nelle cinque aree di intervento indicate dal Governo stesso: digitalizzazione, internazionalizzazione, turismo, formazione e lavoro e prevenzione delle crisi d’impresa. Tutte le progettualità verranno realizzate in collaborazione con le Associazioni di Categoria del territorio.

Interventi per la digitalizzazione

La prima area di azione è la digitalizzazione del tessuto produttivo, dove la provincia vicentina mostra una situazione in chiaro scuso. Infatti, secondo una recente indagine condotta da VenetoCongiuntura sugli investimenti per l’Industria 4.0 sostenuti dalle imprese manifatturiere con oltre 10 addetti, in provincia di Vicenza il 45,4% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver adottato almeno una tecnologia collegata all’Industria 4.0: una quota importante, ma che può e deve ancora crescere, considerando che il tema della digitalizzazione dei processi è oggi una necessità strategica per tutte le imprese, qualsiasi sia il loro ambito di attività.

Del resto la sensibilità del tessuto economico berico è cresciuta in questi anni: nel 2018 e nel 2019 la Camera di Commercio ha pubblicato due bandi di finanziamento a favore della digitalizzazione delle PMI, co-finanziando investimenti in consulenza e servizi, ma nonostante gli oltre 500 mila euro complessivamente stanziati non è stato possibile soddisfare tutte le richieste delle oltre 250 imprese richiedenti.

Oltre alla ripetizione del bando di finanziamento, l’Ente Camerale berico intende inoltre potenziare l’attività del proprio Punto Impresa Digitale (PID), dedicato alla diffusione della cultura del digitale nelle MPMI (Micro Piccole Medie Imprese).

Analogamente continuerà anche l’impegno per la digitalizzazione dei rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione: su questo tema va sottolineato che nel 2018 la Camera di Commercio di Vicenza ha rilasciato 10.395 token (tra nuove attivazioni e rinnovi) per la firma digitale.
Ed in questa direzione rientra anche il potenziamento del SUAP – Sportello Unico delle Attività Produttive, che a Vicenza vanta già il 100% dei Comuni convenzionati e che lo scorso anno ha gestito 42.782 pratiche telematiche (nel 2015 erano state “solo” 15.871).

Interventi per l’internazionalizzazione

Come noto, con quasi 18 miliardi di export l’anno, la provincia vicentina continua a essere al primo posto in Italia per esportazioni pro-capite, con un valore quasi tre volte superiore alla media nazionale, e al terzo posto per volume assoluto dopo Milano e Torino.

Nonostante questi dati lusinghieri, tuttavia, approfondendo l’analisi emergono alcuni elementi di attenzione Innanzitutto, secondo i dati di uno studio condotto da Unioncamere nazionale, nella sola provincia di Vicenza ci sono oltre 500 imprese “potenziali esportatrici”, ovvero aziende che per settore, dimensioni e caratteristiche potrebbero avviare con successo un piano di crescita nei mercati internazionali ma che per varie ragioni non hanno ancora colto questa possibilità.
Inoltre occorre considerare anche due fattori di potenziale debolezza dell’export vicentino: gran parte delle nostre imprese esportatrici presenta volumi di export ridotti e oltre la metà dell’export è destinato all’UE (55,4%, con il primo partner commerciale – la Germania – che come noto ha rallentato la propria crescita, influendo inevitabilmente sui ritmi del nostro export); per le imprese vicentine, dunque, è ancora difficile affrontare mercati “lontani”. Il progetto triennale persegue pertanto l’obiettivo di assicurare l’assistenza e l’affiancamento delle PMI ad affrontare i mercati internazionali, in particolare extra UE.

Interventi per turismo

Nonostante una crescita delle presenze turistiche (+4% tra il 2017-18), a livello regionale Vicenza è appena al 6° posto in questa classifica, davanti solo a Rovigo: in particolare, dopo le inarrivabili Venezia e Verona che assorbono rispettivamente il 52,9% e 25,5% delle presenze turistiche in Veneto, troviamo Padova (7,9%), Belluno (5,3%) e Treviso (3,1%), quindi Vicenza con un contenuto 3% (chiude la classifica Rovigo con il 2,2%). Non solo, ma le presenze turistiche nel Vicentino sono ancora in gran parte legate ai turisti italiani, con relativamente pochi visitatori stranieri.

Tra le iniziative già intraprese dalla Camera di Commercio di Vicenza per il settore va ricordato il cofinanziamento nel 2019 e 2018 di progetti sul ciclo-turismo (300 mila euro di investimento, dei quali 150 mila stanziati dalla CCIAA) e altri interventi a favore del CISA e di alcune mostre (es. Demio a Schio) per ulteriori 300 mila euro.

Tra gli obiettivi futuri, si punta anche a incentivare il cosiddetto “turismo lento” (cicloturismo, cammini, percorsi religiosi, etc.).

Formazione e lavoro (evoluzione del progetto orientamento al lavoro e alle professioni)

In provincia di Vicenza il tasso di occupazione è finalmente tornato al livello del 2007 (67,3%), ma il tasso di disoccupazione rimane ancora più alto (5,1%): c’è dunque una fascia significativa di persone ancora disponibili al lavoro. Parallelamente, però, secondo un’indagine Excelsior – Unioncamere-ANPAL il 35% delle figure professionali richieste dalle aziende risulta difficile da reperire nel mercato del lavoro locale: vi è dunque un problema significativo di disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.

Un gap sul quale la Camera di Commercio si propone di intervenire, potenziando le attività già in essere. In particolare, tra i progetti allo studio vi sono un rafforzamento dei percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro di qualità e incentivi per le iscrizioni agli ITS, ma anche azioni volte a valorizzare lo sportello camerale per l’auto-impiego (POI-Primo Orientamento Imprese) che nel giro di due anni ha più che raddoppiato i colloqui svolti (dai 132 del 2017 ai 304 dal 1 gennaio 2019 a oggi).

Prevenzione crisi d’impresa

Il Governo ha approvato il decreto legislativo 12 gennaio 2019, n° 14, relativo al nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza che riforma in modo organico e sistematico la materia dell’insolvenza e delle procedure concorsuali. Gran parte del corpo normativo entrerà in vigore decorsi 18 mesi dalla sua pubblicazione (agosto 2020).

Il nuovo Codice riguarda una vasta gamma di misure: l’intervento anticipato prima che l’impresa versi in gravi difficoltà, la ristrutturazione precoce per preservare le parti di attività economicamente sostenibili, la liquidazione dell’attivo se l’impresa non può essere salvata in altro modo, fino alla possibilità per l’imprenditore onesto di ottenere una seconda opportunità.

Un quadro normativo ben funzionante in materia di crisi ed insolvenza, che copra tutte queste misure, è un elemento essenziale per un contesto imprenditoriale sano, in quanto sostiene gli scambi commerciali e gli investimenti, contribuisce a creare e mantenere posti di lavoro e aiuta le economie ad assorbire più facilmente gli shock economici che generano livelli elevati di prestiti deteriorati e disoccupazione.

Nel nostro Paese, sono circa 11mila le imprese annualmente interessate da fallimento o, secondo la nuova terminologia, da “liquidazione giudiziale”; si tratta di situazioni che, se affrontate con un anticipo medio di 12-18 mesi, potrebbero in una non piccola percentuale dei casi essere sottratte alle procedure fallimentari, salvando così oltre l’azienda, l’indotto ed i connessi livelli occupazionali. L’obiettivo del progetto triennale è la diffusione della cultura d’impresa.