Fondazione Roi fa causa a Zonin, Ossigeno solidale con direttore di VicenzaPiù, Coviello col prof. Bettiol fa appello contro sentenza Mantovani

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Azione di responsabilità della Roi contro gestione Gianni Zonin, nella foto in udienza da imputato nel processo BPVi
Azione di responsabilità della Roi contro gestione Gianni Zonin, nella foto in udienza da imputato nel processo BPVi

Nell’ambito delle sue inchieste sulla Fondazione Roi dopo la condanna subita il 12 giugno dal nostro direttore (“Otto mesi a Coviello per indagini su Roi, Zonin e Zigliotto. Direttore VicenzaPiu: per opporci dovremo continuare a fare inchieste“) è arrivata la significativa solidarietà nei suoi confronti da parte di Ossigeno per l’Informazione, che dal 2006 registra, analizza e racconta i casi di minaccia nei confronti degli operatori dell’informazione e i tentativi di oscurare notizie di interesse pubblico in Italia, prima con una dura presa di posizione (“Condanna di Mantovani a Coviello, Ossigeno per l’Informazione: ha un effetto raggelante e intimidatorio sull’intera categoria dei giornalisti“) e, poi, con la concessione di “un bonus a parziale copertura delle spese legali per gli attacchi di Zonin e non solo“.

Non è di certo terminata la triste vicenda che coinvolge da anni la Fondazione Roi, Gianni Zonin, suo ex presidente mentre era anche presidente della BPVi, e Giovanni Coviello, che da anni ha fatto luce, a sue spese, su molti ma non tutti lati oscuri della sua gestione.

Se questi hanno portato anche a una perdita certa di circa 29 milioni di euro per l’acquisto di azioni della ex Popolare vicentina, poi lenita per circa 5 milioni solo grazie all’adesione alla Offerta pubblica di transazione, non è ancora chiarita la mancanza nel suo patrimonio di quattro quadri e di due preziose collezioni, una di avori e l’altra di monete d’oro, che sulla base di un’indagine della Guardia di Finanza, non smentibile ad oggi da alcuna sentenza ma non nota nelle sue effettive conclusioni, potrebbero essere nella disponibilità a vario titolo dello stesso Zonin e di Giuseppe Zigliotto.

Roi Marchese
Marchese Roi

La vicenda non è chiusa, intanto perché, dopo anni di incomprensibili rinvii e dopo lunghe nostre pressioni mediatiche e dirette anche sull’ultimo cda, che ad oggi però, ancora, non ci ha dato risposta a varie Pec inviate, “l’ente di mecenatismo culturale del defunto marchese Giuseppe Roi, presieduta oggi da Paola Mariniha scritto il 3 dicembre Gian Maria Collicelli sul Corriere del Veneto, ha depositato l’azione legale… di responsabilità contro gli ex-amministratori curata dallo studio bresciano Gitti & Partners sulla base di una relazione sulla valutazione degli investimenti in Banca popolare di Vicenza

Vertici Fondazione Roi, da sx Mauro Passarin, mons. Francesco Gasparini, Paola Marini (pres.), Margherita Monti (pres. sindaci) e Paolo Menti
Vertici Fondazione Roi, da sx Mauro Passarin, mons. Francesco Gasparini, Paola Marini (pres.), Margherita Monti (pres. sindaci) e Paolo Menti

commissionata nel 2018 e dopo il via libera della Regione del 4 giugno, nella quale sono chiamati in causa i membri del cda ed esponenti della Roi nel periodo compreso tra settembre 2009 e l’estate del 2015 «per fatti – come recita il testo della Regione – riguardanti la loro responsabilità ((inclusi i membri effettivi del collegio dei revisori dei conti in quello stesso arco temporale…., aggiunge Collicelli». Il periodo compreso è quello relativo alla presidenza del cda della Roi targata Zonin e i fatti in questione riguardano gli investimenti deliberati in quel lasso di tempo in titoli Banca popolare di Vicenza“.

L’altro motivo per cui non è chiusa la questione è l’articolato appello contro la sentenza di Matteo Mantovani presentato dall’avv. prof. Rodolfo Bettiol, che ora difende, anche grazie al bonus di Ossigeno, per i casi Zonin e Donazzan il nostro direttore dopo la sua esternazione in aula del 10 settembre.

Avv. prof. Rodolfo Bettiol
Avv. prof. Rodolfo Bettiol

Se Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’Informazione, definisce quella sentenza come “certamente ingiusta e sproporzionata” e con “un effetto raggelante e intimidatorio sull’intera categoria dei giornalisti” così scrive l’avv. prof. Rodolfo Bettiol nel suo appello.

 

INNANZI ALLA CORTE DI APPELLO DI VENEZIA

ATTO DI APPELLO

 

Avverso la sentenza n.417/2019 emessa in data 12/07/2019, depositata il 27/08/2019 nel procedimento n.000270/18 R.G. n.r. e n. 004170/18 R.G. Gip dal Tribunale di Vicenza Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari nei confronti di

COVIELLO GIOVANNI

nato a Castelforte (LT) il 08/12/1950 residente in….

Imputato

Giudice Matteo Mantovani autore della sentenza su Coviello
Giudice Matteo Mantovani autore della sentenza su Coviello

“procedimento n. 4170/18 Gip: del delitto di cui all’art. 81 e 595 co. 3 C.P., offendeva la reputazione di Zigliotto Giuseppe comunicando con una pluralità infinita di persone, mediante la pubblicazione on-line sulla testata giornalistica “Vicenza più” (della quale è il Direttore Responsabile) di un articolo il 19/11/2017 a sua firma dal titolo “Fondazione Roi, la GdF chiede accertamenti ulteriori ai PM su “una preziosa collezione di avori e numero 4 quadri” forse a casa di Gianni Zonin e su “una preziosa collezione di monete d’oro” (s) vendute a Giuseppe Zigliotto” e di un articolo il 20/11/2017 dal titolo “Zonin e Zigliotto smentiscano con documenti Giorgio Mellone e Gabriella Ceranto, due servitori del Marchse Roi: in mano loro avori, quadri e monete d’oro della Fondazione” articolo accompagnato da una foto di Aldo Fabrizi e Totò nel film “Guardie e ladri”.

….

In Vicenza il 19/11/2017 ed il 20/11/2017.”.

La sentenza così decide:

Il bavaglio per Giovanni Coviello al tribunale di Vicenza
Il bavaglio per Giovanni Coviello al tribunale di Vicenza

“Visti gli artt. 442, 533, 535 C.P.P. dichiara Coviello Giovanni colpevole del reato a lui ascritto e, ritenuta la contestata recidiva, operata la riduzione per il rito, lo condanna alla pena di mesi otto di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali.

Visto l’art. 538 e segg. C.P.P., condanna Coviello Giovanni al risarcimento dei danni verso le parti civili costituite liquidato in via equitativa e definitiva in euro 2.500,00 per ciascuna parte civile, oltre al ristoro delle spese di costituzione e difesa delle stesse parti civili che si liquidano, per il presente grado di giudizio, in euro 1.960,00, ciascuna, oltre ad accessori, IVA e CPA come per legge.

Visto l’art. 544 C.P.P. indica in giorni 60 il termine per il deposito della motivazione.

Vicenza, 12 luglio 2019.”.

Lo scrivente difensore propone appello per i sottoestesi motivi.

1) Travisamento dei fatti ed erronea applicazione della legge penale.

L’impugnata sentenza ritiene che il Coviello con i due articoli contestati abbia positivamente affermato che lo Zonin si fosse appropriato di una preziosa collezione di avori e di 4 quadri, e, lo Zigliotto avesse a prezzi di svendita acquistato una preziosa collezione di monete d’oro beni di appartenenza della Fondazione Roi. Non risultando la notizia vera, espressa in forma non continente e difettando l’interesse pubblico della notizia non poteva l’imputato vantare il diritto di cronaca come esimente e, pertanto, l’imputato è stato giudicato colpevole dalla sentenza.

In particolare, l’impugnata sentenza estrapola la parte conclusiva della relazione della PG da cui nascono gli articoli incriminati in cui si scrive “pur emergendo elementi indizianti, non sussistono elementi probatori volti a comprovare il delitto di appropriazione indebita o altri eventuali reati a carico di Zonin Giovanni e con riferimento alle monete d’oro di Zigliotto Giuseppe” suggerendo alla Procura una serie di attività investigative volte a cercare elementi di sostegno delle predette ipotesi investigative.

Ancora, l’affermazione della responsabilità del Coviello è affermata sulla base dell’articolo del 20/11/2017 “due fedeli sostenitori del marchese che tanto ha lasciato alla città hanno testimoniato sugli avori, sui quadri e sulle monete d’oro destinati alla Roi ma ora in mano a Zonin e Zigliotto”.

Ulteriore elemento a carico è l’invito a Zonin e Zigliotto a discolparsi. Difetterebbe, poi, la continenza atteso il tono aggressivo dell’articolo ed un effettivo interesse pubblico della notizia.

Un accostamento suggestivo viene poi ravvisato nella pubblicazione con l’articolo di un frammento del film “Guardie e Ladri”.

Il travisamento del fatto, appare, evidente alla luce delle sottoestese considerazioni.

Premesso che i due articoli inviati trovano fondamento nella relazione in atti del Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza nell’ambito del procedimento penale n. 2441/16 R.G. n.r., n. n. 431276/II/1^/26 di prot. per migliore comprensione dei fatti si riproduce copia di una parte iniziale.

“In relazione al procedimento penale in oggetto indicato, questo reparto ha svolto approfondimenti investigativi finalizzati a verificare elementi informativi, emersi dalle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio da CESCHI A SANTA CROCE Barbara, concernenti presunte distrazioni, in favore di persone diverse dagli eredi, di beni mobili facenti parte del patrimonio di proprietà del defunto marchese Giuseppe ROI e destinati per volontà testamentaria alla Fondazione Giuseppe ROI.

Gli elementi emersi dalle dichiarazioni fornite da CESCHI A SANTA CROCE Barbara hanno trovato riscontro negli A.S.I. effettuati nei confronti di GIGLIOLI Gianni, FILIPPI Zefferiono, MELLONE Giorgio e CERANTO Gabriella, i cui esiti sono stati comunicati con la nota a seguito.

1- Interrogatorio effettuato in data 13/07/2016 da parte del Procuratore della Repubblica di Vicenza Dott. Luigi Salvadori.

2 – CESCHI A SANTA CROCE Barbara (nipote del marchese Giuseppe ROI) nata a Vicenza il 12/02/1958 ed ivi residente in Contrà Motton Pusterla n. 5 CF CSCBBR58B52L840I.

3 – FONDAZIONE GIUSEPPE ROI, con sede in Vicenza Contrà San Marco 37 CF 95021110242;

4 – GIGLIOLI Gianni (conoscente di Ceschi Barbara) nato a Reggio nell’Emilia (RE) il 07/01/1949 e residente in Arcugnano (VI) Via Santa Giustina n. 2/A CF GGLGNN49A07H223R;

5 – FILIPPI Zefferino (già membro del consiglio di amministrazione delle Banca Popolare di Vicenza, nonché conoscente di Ceschi Barbara e Giglioli Gianni), nato a Vicenza il 22/03/1937 ed ivi residente in Viale Cialdini CF FLPZFR37C22L840N;

6 – MELLONE Giorgio (uomo di fiducia e custode della villa sita in Oria (CO) di proprietà del defunto marchese ROI) nato a Pollena Trocchia (NA) il 27/08/1957 e residente in Valsolda (CO) Via Pomo d’oro n. 1 CF MLLGRG57M27G795Z

7 – CERANTO Gabriella Caterina (governatne del palazzo di Vicenza, residenza del marchse ROI) nata a Valdagno VI il 06/04/1949 e residente in Vicenza Contrà San Marco n. 37 CF CRNGRL49D46L551K.

8 – ZONIN Giovanni nato a Gambellara (VI) il 15/01/1938 e residente in Vicenza, Contrà Pozzetto n. 3 CF ZNNGNN38A15D897R comunemente conosciuto come GIANNI ZONIN.

9 – Dichiarazioni rese in atti in data 20/10/2016 da Filippi Zefferino: “successivamente, durante un consiglio di amministrazione della BPVI, del quale io stesso ero consigliere, il presiedente Gianni Zonin ha presentato una richiesta di acquisto da parte del consigliere Zigliotto di tutta la collezione di monete. Il prezzo “presentato” era di 500.000,00 €. Non sono in grado di stabilire il reale valore della collezione ma credo che fosse stato notevolmente superiore rispetto a quanto proposto dal consigliere Zigliotto”.

10 – Dichiarazioni rese in atti in data 4/11/2016 da CERANTO Gabriella: “ sebbene io non l’abbia mai vista ricordo che il marchese aveva una collezione di monete d’oro la quale una parte fu acquistata dalla Banca Popolare di Vicenza (ora ivi esposta)…mentre la restante parte era stata inserita in un primo testamento redatto dal de cuius unitamente al ragionier Neri di Vicenza (amministratore del patrimonio del marchese ed ex esecutore testamentario), deceduto nel 2014 e che tale collezione era stata lasciata a me, a Giorgio MELLONE e a tale Marcello DI VUOLO di Verona … il Rag. NERI mi riferì che il successivo testamento fu completamente modificato lasciandomi intendere che probabilmente fu indirizzato da qualcuno a lui molto vicino, ovvero Gianni Zonin e in questo nuovo testamento la collezione di monete d’oro non era più indicata e quindi non sono in grado di riferirvi la sua attuale ubicazione”

La sopracitata attività ha consentito di porre l’attenzione investigativa su alcuni beni mobili, in particolare una preziosa collezione di avori e n. 4 quadri risalente al periodo XVIII / XIX sec che come dichiarato in atti da FILIPPI Zefferino e confermato dagli altri soggetti sentiti in atti, sarebbero custoditi presso una delle abitazioni di Giovanni Zonin, sita in Gambellara (VI) paventando così che lo stesso ex Presidente del CdA della BPVI possa aver sottratto indebitamente i beni dal patrimonio testamentario del defunto marchese.

Inoltre, si rappresenta che lo stesso Filippi dichiarava ulteriori elementi informativi di sicuro interesse investigativo, supportato, in parte, dalla Sig.ra CERANTO Gabriella riguardante nello specifico una collezione di monete d’oro di grande valore, presumibilmente “acquistate” ad un prezzo molto inferiore al loro reale valore, dall’ex consigliere della BPVI Zigliotto Giuseppe.”.

Nelle conclusioni la relazione della G.F. scrive:

a) “L’esame dei documenti acquisiti presso gli studi notarili ha consentito di riscontrare quanto segue:

b) Una rilevante quantità di beni appartenuti al defunto marchese ROI per volere testamentario dello stesso, sono stati destinati alla omonima fondazione;

L’effettiva esistenza di vari oggetti in avorio, di quadri di importante valore economico e di monete d’oro da collezione destinati alla Fondazione ROI;

c) Nel testamento del marchese ROI risulta menzionato, in qualità di erede, Zonin Gianni ma solo come destinatario di un lascito di modico valore. Anche la di lui moglie, Zuffellato Silvana è destinataria di un lascito, anche in questo caso non di particolare valore. Non risulta, invece, menzionato Zigliotto Giuseppe.”.

Gli articoli incriminati riportano sostanzialmente e per esteso il contenuto della predetta relazione, relazione che non afferma ma neppure esclude la responsabilità di Zonin e Zigliotto.

Nell’articolo del 19 novembre 2017 il titolo inizia con un forse, e nella conclusione si afferma la sussistenza di forti dubbi esistenti sulla presunta appropriazione non provabile con sicurezza.

Nell’articolo del 20 novembre 2017 si invitano Zonin e Zigliotto a smentire Giorgio Mellone e Gabriella Ceranto due servitori del marchese Roi che affermerebbero in mano di Zonin e Zigliotto quadri e monete d’oro della Fondazione e si aggiunge all’invito “forse a casa” di Giovanni Zonin.

Nessuna affermazione in positivo viene affermata nei confronti di Zigliotto e Zonin.

Gli articoli in questione, in particolare l’ultimo, riportano le dichiarazioni di due servitori del marchese Roi non sono affermazioni del Coviello.

Il fotogramma del film “Guardia e Ladri” evoca la possibilità che sia stato commesso un reato non costituisce l’attribuzione di un reato nei confronti di Zonin e Zigliotto.

Nella sostanza l’impugnata sentenza legge gli articoli in questione come un atto di accusa nei confronti di Zonin e Zigliotto fraintendendo la notizia di una indagine penale in corso come un atto di accusa nei confronti dei due querelanti.

Dare notizia di una indagine in corso non può costituire il reato di diffamazione allorquando la notizia sia vera, espressa in modo continente e di interesse pubblico.

Che l’indagine sia in corso non appare nemmeno dubitabile.

Che la stessa riguardi anche Zonin e Zigliotto non è discutibile.

Nella relazione riportata in uno degli articoli incriminati si fa espresso richiamo alle dichiarazioni di Filippi Zefferino e Ceranto Daniela. Che costoro siano due calunniatori come affermato nella querela di Zonin non esclude il fatto che quelle dichiarazioni siano state rese e non spettava certo al Coviello stabilire la credibilità delle stesse.

Lo stesso riporta la relazione di PG, riporta quanto è stato detto da altri e lascia in tutti e due gli articoli il beneficio del dubbio.

La notizia della indagine è continente.

Se pur si usi un tono definito acceso dell’impugnata sentenza non vi è espressione che risulti censurabile di gratuita denigrazione nei confronti dei querelanti.

E’ indubbio l’interesse pubblico della notizia.

La fondazione Roi è istituzione di importante rilevanza in Vicenza.

Zonin era stato presidente della fondazione. Zonin e Zigliotto poi sono implicati nel processo penale pendente innanzi al Tribunale di Vicenza in relazione alla liquidazione della banca popolare di Vicenza, l’uno quale presidente della banca, l’altro quale consigliere della stessa.

I reati contestati sono di ostacolo alle funzioni di vigilanza e di aggiotaggio. Zigliotto è stato presidente della locale associazione industriale.

Si tratta all’evidenza di personaggi pubblici e per le funzioni esercitate e per le vicende che li riguardano.

Conclusivamente gli articoli in questione sono l’espressione del diritto di cronaca e non sussiste il ritenuto reato.

2) In subordine: illegalità ed eccessività della pena.

Ritenuta la sussistenza del reato l’impugnata sentenza condanna il Coviello a mesi otto di reclusione.

La condanna alla reclusione appare illegittima alla luce della giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo alla quale per costante il Giudice deve adeguarsi.

Per la C.E.D.U. la pena della reclusione appare in contrasto con il principio di proporzione tenuto conto dell’importanza della stampa nella vita democratica.

In ogni caso la pena appare eccessiva.

Invero, difronte alla entità della condanna penale, la sentenza liquida poi il danno alle parti civili nella più che modesta misura di € 2.500,00. Nei criteri di commissione della pena l’entità del danno ai sensi dell’art. 133 C.P. assume sicura rilevanza.

La liquidazione modesta è segno che in realtà il danno ritenuto è di più che di modesta entità.

Da ciò il giudicante doveva tenere conto.

Tanto premesso Voglia la Corte in principalità assolvere l’imputato perché il fatto non sussiste o non costituisce reato; in subordine applicare nel minimo la pena pecuniaria e in ogni ulteriore subordine ridurre comunque la pena inflitta.

Padova, lì 25/09/2019

AVV. PROF. RODOLFO BETTIOL