Seguendo l’udienza del processo BPBVi del 19 dicembre 2019, in cui era chiamato a deporre in veste di “testimone assistito” anche Marco Valente, ex direttore del personale della Popolare di Vicenza, ci tornava in mente un articolo su Il Gazzettino di Gianluca Amadori che il 27 aprile 2018 scriveva“… dipendenti minacciati di rimozione o licenziamento nel caso di minima obiezione in merito alla irregolarità delle operazioni che erano spinti a concludere. È grazie a centinaia di email, acquisite nel corso delle indagini assieme alle testimonianze di numerosi funzionari, che la Consob ha “incastrato” i vertici della Bpvi, e ora sono quelle stesse comunicazioni di lavoro, inviate in via telematica tra il 2013 e il 2015, ad aver convinto la Corte d’appello di Venezia a confermare le sanzioni inflitte dell’organismo di vigilanza della Borsa (Consob)“.
“Inquietante è anche il capitolo dedicato alle pressioni subite dai dipendenti – aggiungeva Amadori –, ai quali venivano paventate la rimozione dall’incarico o altre conseguenze: «Abbiamo lasciato a casa gente anche per molto meno» disse Marco Valente, direttore del personale della Popolare di Vicenza...”.
E Valente il 19 dicembre è stato ascoltato dal pm Gianni Pipeschi davanti al collegio presieduto da Deborah De Stefano (giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro) su una serie di “dimissionati” eccellenti come il “maltrattato“, non solo a suo dire parrebbe visto anche il pignoramento subito e poi transato dei suoi ultimi emolumenti, Antonio Villa, che nella sua testimonianza e in atti ha dichiarato che se ne andò dalla banca per non poter più accettare di fare quanto reputava illecito (baciate ecc.), e come l’ex Ad e a lungo dg Samuele Sorato,che, invece, spuntò, sia pure tra una serie di successive vicissitudini, una buonuscita di 4 milioni di euro…
Commenti?
Prima che ai giudici li lasciamo a voi dopo aver visto e ascoltato nel nostro video integrale esclusivo quanto Marco Valente ha dichiarato.
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