Qasem Soleimani non era un santo: l’opinione di una conoscitrice diretta del Medio Oriente

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Un ragazzo al funerale di Qassem Suleimani a Teheran, Iran, 6 gennaio (EPA ABEDIN TAHERKENAREH ansa)
Un ragazzo al funerale di Qassem Suleimani a Teheran, Iran, 6 gennaio (EPA ABEDIN TAHERKENAREH ansa)

Non sono una politologa ma certe sfaccettature del Medio Oriente credo di conoscerle, di persona, discretamente, sicuramente meglio del ministro Di Maio o del premier Conte! Non facciamo passare per santo uno come Qasem Soleimani, un generale “self made man”, un uomo oggi onorato per aver ammazzato molte persone, alcune forse in maniera più giustificabile di altre, per carità, ma anche tanti civili, coinvolto in due attentati molto lontani fra loro, ma della stessa matrice: l’attacco terroristico al centro ebraico di Buenos Aires del 1994 (85 morti e 200 feriti) e quello nel 2012 a Burgas in Bulgaria contro un bus di turisti israeliani (7 morti e 35 feriti).

Folla oceanica ai funerali del generale a capo della forza Quds
Folla oceanica ai funerali del generale a capo della forza Quds

Di certo quando ha scelto di fare il militare era consapevole che avrebbe indossato la divisa del criminale e non quella del cadetto e, non aveva frequentato i prestigiosi corsi del Coespu! Non a caso era anche il comandante della Forza Quds, un’unità di forze speciali e di intelligence del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica dell’Iran, responsabile delle operazioni al di fuori del paese. Al-Quds è il nome arabo della città di Gerusalemme. Significa “la (città) santa”.

Per questo spesso la stampa occidentale si riferisce a questa formazione e alle omonime formazioni palestinesi con il nome di “Brigate Gerusalemme”. Gli Stati Uniti nel 2007 hanno classificato la Forza Quds come una forza di supporto al terrorismo di matrice islamica.

Il 24 luglio del 2011 l’Unione Europea ha inserito Qasem Soleimani nella lista delle persone soggette a sanzioni per il loro coinvolgimento nel “fornire equipaggiamento e supporto al regime siriano nella repressione delle proteste“.

Con il comando di Soleimani, le truppe iraniane, insieme a gruppi alleati siriani e iracheni, contribuirono a fermare l’avanzata dell’ISIS e a numerosi successi militari del governo siriano contro le forze ribelli: vero. Nel frattempo l’Isis sta fortificando le sue basi in Africa in compagnia con Boko Haram, commettendo stragi di cristiani senza che nessuno ne parli mai.

Donald Trump, ha ordinato la sua morte, in risposta all’attacco di milizie sciite alla base aerea K-1 di Kirkuk il 27 dicembre 2019 e all’attacco all’ambasciata statunitense a Baghdad del 31 dicembre scorso. Così alle prime luci del 3 gennaio 2020 un drone statunitense ha posto fine alla sua esistenza, mentre si trovava all’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq, assieme al capo delle Forze di Mobilitazione Popolare sciite irachene Abu Mahdi al-Muhandis, il quale si trovava su di un’altra automobile.

L’indomani, il 4 gennaio 2020, in un ulteriore attacco mirato compiuto nella zona di Taji, a nord di Baghdad, è stato ucciso un esponente delle brigate Katai’b Hezbollah (un gruppo paramilitare sciita iracheno), il segretario generale Shibl al-Zaydi. Con al-Zaydi sono rimasti uccisi il fratello e altre quattro persone. Donald Trump ha scelto di colpire il mandante e non gli esecutori o di sparare sui civili per rappresaglia!

Funerali Soleimani, saluto nazista
Funerali Soleimani, saluto nazista (Teheran, Iran. (AP Photo/Ebrahim Noroozi)

La folla immensa al suo funerale ha deciso di salutarlo con il braccio fascista e mi consola il fatto che anche sulla sua morte è iniziato il business del gadget, vanno a ruba le magliette con la sua faccia: proprio vero che tutto il mondo è paese!

Secondo, Ron Ben Yishai, classe 43, ex militare nella Brigata Golani e ora analista militare del quotidiano israeliano, Yedioth Aharonot, l’uccisione di Qasem Soleimani non contribuirà a porre fine all’attività sovversiva e alle aspirazioni egemoniche dell’Iran in Medio Oriente. “Continuerà il confronto con gli Stati Uniti e con i suoi alleati nella regione, s’intensificherà a seguito dell’azione compiuta nella notte di Baghdad, ma, nonostante la retorica belligerante, gli iraniani eviteranno probabilmente mosse che possano portare alla guerra con gli americani o con Israele”. Aspetteranno per la vendetta, forse in territorio israeliano attraverso le milizie siriane o da Gaza.

Se ciò dovesse accadere, non aspettatevi che Israele non reagisca e non permettetevi di criticare “a prescindere” la sua reazione. Gli ottantacinque morti di Buenos Aires con 200 feriti e i 7 morti di Burgas con i 35 feriti sono solo due esempi della ferocia del “martire” che in tanti oggi si apprestano a onorare come eroe, dimenticando il percorso da assassino!

Di oggi la notizia che gli iraniani si ritengono liberi di arricchire il loro uranio. Non posso non chiedermi quando mai hanno rispettato le regole!

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.