Evasione fiscale, operazione “Effetto dominus” della GdF: sequestrato il patrimonio di un’impresa e due indagati

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Negli scorsi giorni i Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno eseguito il sequestro preventivo per equivalente di beni per oltre 150.000 euro nei confronti di una società di capitali con sede a Valdagno (VI), nonché di una coppia residente a Cornedo Vicentino, oggi indagata per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Schio nell’ambito dell’operazione “Effetto dominus” ed avviate nel 2016 contestualmente all’apertura di una verifica fiscale nei confronti di una società immobiliare con sede a Valdagno, avevano permesso di rilevare condotte fraudolente ai danni del Fisco negli interventi di realizzazione e vendita degli immobili facenti parte del piano di lottizzazione “La Favorita” dello stesso Comune (complesso da circa 90 unità immobiliari).

L’impresa verificata aveva infatti commissionato l’esecuzione di tali lavori ad altre tre società di capitali (due con sede a Valdagno ed una a Verona), formalmente terze ma di fatto sovrapponibili sia per quanto attiene gli assetti proprietari ed agli interessi economici sottesi (sono tutte riconducibili alla coppia, oggi indagata).

Era stato dunque appurato che le prestazioni rese da una delle tre imprese appaltatrici (per oltre 1,6 milioni di euro) erano state sovra-fatturate per circa mezzo milione, consentendo alla committente di abbattere il carico tributario, e alla stessa appaltatrice (dichiarata nel frattempo fallita dal Tribunale di Vicenza nel 2016) di addivenire al duplice scopo di rientrare dei finanziamenti concessi alla prima e non restituiti, nonché di fornire la liquidità necessaria a fronte della perenne sofferenza societaria.

I diversi contratti di appalto stipulati tra la committente e le imprese fornitrici erano sempre privi di data certa e mai registrati. A riprova della terzietà solo cartolare dei soggetti giuridici coinvolti, non era stato rinvenuto alcun “Stato Avanzamento Lavori” S.A.L. agli atti della committente verificata, né era mai avvenuta una formale accettazione delle opere svolte. Inoltre, le fatture relative ai lavori erano parse agli investigatori economico-finanziari, estremamente generiche, nonché sovente imputate ad un lotto diverso rispetto a quello di competenza.

Il G.I.P. presso il Tribunale di Vicenza, accogliendo la richiesta del PM titolare delle indagini e condividendo le ipotesi investigative delle Fiamme Gialle, ha dunque emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente fino a concorrenza di € 158.435,38, somma pari all’I.R.E.S. e all’I.V.A. evase dall’impresa immobiliare tramite l’utilizzo in dichiarazione delle prestazioni sovra-fatturate.

Il dominus dell’impresa (M.A. classe 1972) e la compagna (E.Z. classe 1972 – legale rappresentante della società per alcune annualità) sono dunque indagati per dichiarazione fraudolenta tramite utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, mentre il primo è anche indagato per il delitto di emissione di fatture false, reati puniti rispettivamente dagli articoli 2 e 8 del D.Lgs. 74/2000.

Sono stati sottoposti a vincolo reale, nei loro confronti, disponibilità finanziarie rinvenute su 7 conti correnti, quote societarie di 4 imprese e beni immobili, tra i quali figurano una villa di assoluto pregio, con piscina, ubicata nel comune di Cornedo Vicentino (VI), intestata alla compagna ma di fatto nella assoluta disponibilità dell’imprenditore, e due fabbricati insistenti a Valdagno (VI).

La solidità dell’impianto probatorio raccolto dai finanziari scledensi è stata avvalorata anche dal Tribunale del Riesame, che ha rigettato i ricorsi delle parti avverso il provvedimento di cautela patrimoniale.

I due sono attualmente indagati anche per il reato di bancarotta semplice (art. 217 Legge Fallimentare) in quanto hanno aggravato il dissesto della società di capitali appaltatrice astenendosi dal richiederne il fallimento, nonostante l’impresa registrasse un patrimonio netto azzerato perlomeno dal 2014.

L’operazione in questione evidenzia ancora una volta come la Guardia di Finanza operi ogni giorno per garantire un fisco più equo e proporzionale all’effettiva capacità reddituale di ognuno, contrastando i gravi illeciti fiscali. L’evasione, infatti, produce effetti negativi per l’economia, ostacolando la normale concorrenza fra imprese, danneggiando le risorse economiche dello Stato ed accrescendo il carico fiscale gravante sui cittadini e sulle imprese oneste. L’operazione delle Fiamme Gialle si è sviluppata secondo il dispositivo operativo del Corpo nell’ambito del contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria ed è stata condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto quello penale con il conseguente sequestro preventivo del patrimonio finalizzato alla confisca, che è obbligatoria nel caso in cui il procedimento penale si concluda con la condanna degli indagati.