Valstagna e i 4444 gradini di Calà del Sasso: la leggenda

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Una delle scalinate più lunghe al mondo, aperta al pubblico, è quella di Calà del Sasso a Valstagna in Valsugnana, con i suoi 4444 gradini.

«È lunga come il purgatorio, scura come il temporale, la scala che ti porta lassù, sull’Altopiano di Asiago. Quattromilaquattrocentoquarantaquattro gradini, ripidi da bestie, faticosi già a nominarli. Partono dalla Val Brenta, sotto picchi arcigni, nel punto dove la valle – per chi viene da Bassano – sembra spaccarsi in due, all’altezza di un paese chiamato Valstagna, con la sua muraglia di vecchie case a filo d’argine. L’erta prende la spaccatura di sinistra e brucia in un lampo 810 metri di dislivello. Si chiama «Calà del Sasso», ed è una delle opere più fantastiche delle Alpi» scrive il giornalista e scrittore triestino Paolo Rumiz.

Il nome Calà (calata, discesa) deriva dal fatto che veniva sfruttata per far scendere i tronchi d’albero dalla frazione Sasso, sull’Altopiano di Asiago, al Canale di Brenta. Realizzata nel XIV secolo sotto il dominio di Gian Galeazzo Visconti, venne ampiamente sfruttata dai Veneziani dal XV al XVIII secolo per rifornire di legname l’Arsenale per la costruzione di navi.

La struttura a gradoni, con canaletta sul fianco, fu ideata per permettere un percorso più agevole durante il trasporto dei pesanti tronchi d’albero: i gradoni evitano infatti il pericolo di scivolamento in caso di maltempo o con la neve e il ghiaccio, non infrequente d’inverno soprattutto sulla parte alta del percorso. La canaletta sul fianco non solo permetteva di far scivolare il tronco ma consentiva anche la svolta nelle strette curve o tornanti che caratterizzano la Calà.

Perse la sua importanza come principale via di collegamento fra pianura e Altipiano negli anni fra il XIX e il XX secolo, quando venne realizzata la rotabile del Costo (1850) e la vicina ferrovia Rocchette-Asiago (1909).

Originariamente i gradini erano 4 422 ma nel 1498, a causa dell’abbassamento del greto del torrente Ronchi, ne furono aggiunti altri 22.

Una parte di questi gradoni sono stati nel tempo erosi dalle acque e di conseguenza andati perduti, ma la struttura del sentiero è ancora chiaramente visibile e, in alcuni tratti, ben mantenuta.

Dopo un periodo di degrado e abbandono, negli ultimi decenni il sentiero ha subito processi di rivalorizzazione che hanno portato alla sistemazione dei tratti più danneggiati. È così tornata ad essere un importante itinerario storico-turistico.

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