Ecumenismo – Chiesa evangelica metodista: «A Vicenza abbiamo trovato trovato grande rispetto»

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Il cammino ecumenico è assolutamente un punto di non ritorno. Io sono stupito di quanto sia stato fatto in un tempo in fondo non lungo, in termini ad esempio di ascolto e di ricerca comune».

A parlare è Davide Ollearo, pastore evangelico – metodista di Vicenza. Classe 1970, di famiglia valdese, è pastore dal 1999. Ollearo è arrivato dal Piemonte a Vicenza da alcuni mesi. Lo incontriamo a casa sua a pochi giorni dalla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, l’appuntamento ecumenico più importante nel corso dell’anno che coinvolge anche le chiese locali.

«Per quanto concerne il cammino insieme tra le chiese cristiane – ci dice – molto, ovviamente, rimane da fare, ma quello che è stato fatto conforta. Accanto a questo bisogna anche essere consapevoli che, anche nell’ecumenismo (come in altri ambiti), c’è il rischio dell’abitudine.

Ci stiamo per incontrare per la Settimana di preghiera che è senz’altro un momento molto importante, ma bisogna stare attenti a non delegare a queste giornate tutti i nostri rapporti. La Settimana per l’unità rappresenta un appuntamento di grande valore simbolico e i simboli sono importanti, ma non può esserci solo quello. Ci deve anche essere un ecumenismo personale, parrocchiale, sociale. Se non è vissuto in tale prospettiva rischia di essere qualcosa per specialisti. Su tale versante ci sono ancora dei passaggi da fare».

La chiesa evangelica – valdese,unione delle chiese metodiste e valdesi, è presente a Vicenza con due luoghi di culto in via San Faustino (il luogo storico) e in via Giazzon al Villaggio del Sole e poi con un luogo di culto a Bassano. A Vicenza c’è una forte presenza di metodisti di origine ghanese. «I due luoghi di culto nel capoluogo – ci spiega il pastore – servono perché talvolta celebriamo il culto tutti assieme talvolta separatamente, per motivi di lingua e spiritualità: il metodismo africano è diverso da quello europeo. A Bassano la chiesa è invece interamente di origine ghanese».

Dal punto di vista della struttura la chiesa evangelico – metodista è una chiesa sinodale: la massima autorità è il Sinodo, l’assemblea annuale che riunisce i pastori e i deputati delle singole comunità di tutta Italia a Torre Pellice (provincia di Torino), zona storica del protestantesimo italiano. 

Il Sinodo elegge una Tavola che è l’organo di governo a livello nazionale con a capo un moderatore o una moderatora. «Regionalmente poi – spiega ancora – siamo divisi in quattro distretti (la zona delle Valli valdesi nel pinerolese, il Nord Italia, il Centro Italia e il Sud Italia e le Isole. I Distretti sono divisi in Circuiti (dalla tradizione metodista) che sono unioni di chiese vicine che collaborano: noi siamo nel Circuito Triveneto».

A capo di ogni chiesa c’è l’assemblea che elegge un Consiglio che ha al suo interno un pastore o una pastora. Questi, in genere, non presiede il Consiglio, alla cui guida c’è un o una presidente che rappresenta la Chiesa locale. A Vicenza la presidente è Gabriella Gianello.

Per quanto concerne la vita di fede il momento centrale della comunità è rappresentato dal culto della domenica. «Come tutte le chiese protestanti – spiega il pastore Ollearo – il momento centrale è l’ascolto della Parola e la predicazione (il sermone) e poi le lodi, le preghiere, la riflessione sulla nostra vita, il ricevimento del perdono di Dio. Una scelta fatta a Vicenza è di celebrare un culto unificato dove le due comunità italiana e ghanese si trovano insieme per ricordarci che siamo una Chiesa».

Un appuntamento tipicamente metodista è il Rinnovamento del patto: «ogni prima domenica dell’anno tutta la comunità si riconsacra a Dio.

È un momento molto importante nato da una intuizione di John Wesley il fondatore del movimento metodista: non possiamo essere cristiani per abitudine. «È un appuntamento solenne in cui la comunità ripete il suo patto e questo è sottolineato dal fatto che celebriamo anche l’eucaristia (che chiamiamo la cena del Singore), momento che abbiamo solo nei culti solenni».

La formazione, in particolare delle nuove generazioni, è affidata alla Scuola domenicale. «Inizia con le scuole elementari ed è un percorso di accompagnamento alla fede fino al battesimo da adulti o alla confermazione del battesimo che hanno ricevuto da bambini. Per gli adulti la formazione ha il suo momento centrale nello studio biblico solitamente settimanale».

Tra le sfide che la chiesa evangelico – metodista sente di avere di fronte c’è quella delle giovani generazioni, in modo però diverso da quanto avviene per la Chiesa cattolica.

«Da noi è una sfida tutta particolare perché il grosso dei giovani sono della componente ghanese. La sfida è diversa dunque. Sono giovani molto motivati dal punto di vista della fede, però, rispetto agli altri giovani, vivono un ulteriore spaesamento. Devono riflettere su chi sono anche per differenziarsi dalla loro famiglia: i genitori sono africani mentre loro sono indecisi: sono nati in Italia e vissuti sempre in questo Paese e devono capire chi sono. Per la nostra Chiesa la sfida è un cammino di accompagnamento».

La chiea evangelica metodista di Vicenza è una piccola comunità che in quanto tale vive l’esperienza di essere minoranza. «Questa esperienza – riconosce Ollearo – non è sempre facile, ma il più delle volte è stimolante. Dipende sempre da come si pone la maggioranza nei nostri confronti. A Vicenza e a Bassano, da quello che ho potuto vedere in questi primi sei mesi, ho trovato grande attenzione, interesse e rispetto per noi, per il nostro modo di vivere la fede cristiana».

Un “vantaggio” dell’essere minoranza è che nel contesto di secolarizzazione in cui ci si trova, da minoranza «si sente di più il senso  dell’appartenenza. In un piccolo gruppo ti senti molto più responsabilizzato a farne parte. Nella comunità più grande, di maggioranza c’è il rischio di sentirsi parte per abitudine».

Un’attenzione che caratterizza questa comunità è l’attenzione all’ambito sociale e politico. Questo a Vicenza, dove i gruppi della chiesa evangelica metodista sono piccoli, «si concretizza con la partecipazione ad altre associazioni presenti. Penso ad esempio al Tavolo Migranti dove collaboriamo con la Caritas, il Centro Astalli, le Orsoline e altre associazioni. Il nostro essere presenti nella società, significa essere presenti con gli altri».

Nel salutarci il pastore Ollearo esprime un augurio: «Dobbiamo cercare sempre più occasioni di incontro e in cui ci presentiamo per quello che siamo: un’unica voce che annuncia il Vangelo che deve entrare nel mondo. Ciascuno lo fa in modo diverso, secondo le proprie caratteristiche, come è giusto che sia».