L’intervista di Vincenzo Esposito su laRepubblica: “Nel basket gli italiani sono svogliati”

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di Nicola Apicella da laRepubblica

I panni del ‘Diablo’ Vincenzo Esposito li ha smessi nel 2009: «Ma volevo ancora un pallone tra le mani» racconta il primo italiano a firmare per una franchigia Nba (era il 1995, la squadra i neonati Toronto Raptors) e il primo a segnare un punto nel campionato americano.

Esposito allena da undici anni, ha iniziato a Trento in B, è passato per Agrigento, Imola, Caserta, dove nel 1991 da giocatore ha vinto lo scudetto, Pistoia e Sassari. Oggi guida Brescia, terza al giro di boa alle spalle di Virtus Bologna e Sassari.

Passare dal campo alla panchina è stato naturale?
«Ho smesso a Ozzano in B. Volevo restare nel basket ma non finire dietro una scrivania. Avevo voglia di trasmettere ad altri ciò che avevo deciso di non fare più sul campo».

Genio e sregolatezza in campo, in panchina che allenatore è?
«A me piace costruire un sistema di gioco attorno al materiale che ho a disposizione. Ci sono poi regole che devi portare ovunque, i miei giocatori sono un mix della mentalità che avevo io e di ciò che mi hanno lasciato i tanti allenatori che ho avuto».

Chi l’ha influenzata di più?
«Sono stato allenato da grandi allenatori. Messina, Scariolo, da giovanissimo in Nazionale anche Gamba. Se devo citarne due – per idee tecniche e metodo di lavoro – dico Marcelletti e Tanjevic».

Aiuta essere stato un grande giocatore?
«Tutte le esperienze aiutano a patto di sapere cosa va trasmesso agli altri».

Quale consiglio non manca mai di dare ai suoi giocatori?
«Che non è importante l’errore ma la qualità della reazione. Puoi sbagliare un tiro, però subito dopo devi fare qualcosa per rimediare a quell’errore».

A Brescia state facendo meglio del previsto.
«Volevamo fare bella figura in un girone di Eurocup molto duro e siamo riusciti a qualificarci per la Top 16, in campionato l’obiettivo era di restare nel gruppo delle prime otto e abbiamo chiuso l’andata al terzo posto. I risultati dicono che siamo nettamente al di sopra delle aspettative e un po’ la cosa mi spaventa, non vorrei che si desse tutto per scontato».

Il campionato cosa racconta?
«Che il livello si è alzato. Non puoi rilassarti un attimo. A livello economico e di qualità, Bologna, Milano, Sassari e Venezia hanno sulla carta qualcosa in più. Ai play off però inizia un altro campionato, le variabili sono tante».

Brescia è la squadra che fa giocare di più gli italiani.
«Ma con questo regolamento gli italiani si sentono protetti e hanno meno voglia di emergere degli altri. Oggi il giocatore italiano se perde il posto di lavoro a Brescia lo trova subito a Cremona, se lo perde a Cremona lo trova a Bologna o a Sassari. I regolamenti attuali secondo me tendono a far sedere i giocatori e lo dice uno che crede negli italiani con i fatti e non con le parole».

Abass non sembra uno che si accontenta.
«Sta diventando sempre più completo. L’aspetto più importante della sua crescita è la costanza di rendimento. Ha iniziato la stagione ad un livello e quel livello lo sta mantenendo con picchi verso l’alto».

Nba o Eurolega?
«La Nba è uno spettacolo clamoroso, un’organizzazione avanti anni luce rispetto alle altre, ma io stravedo per l’Eurolega e per la sua qualità tecnica».

Fin quando allenerà?
«Non lo so, andrò avanti fin quando riuscirò a godermi questo lavoro. Sicuramente tra non molto voglio fare un’esperienza all’estero».

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