Il mondo della rete può diventare veramente un modo per trovare l’amore? “Le statistiche sono sorprendenti quando ci mettono di fronte al fatto che un terzo degli incontri tra i 30 e i 50 anni che si concretizzano poi in una relazione duratura avvenga tramite la rete- afferma la psicosessuloga Alice Xotta-. Si tratta di un dato incredibile. Significa che su tre amici almeno uno ha conosciuto il proprio partner grazie alla vita digitale, fatto che fino a meno di 20 anni fa sarebbe stato impossibile da immaginare”.
Precedentemente ci ha spiegato che in chat l’approccio sembra più facile e immediato. E’ molto facile nascondersi dietro a un profilo (che a volte potrebbe essere anche falso…). Cosa succede quando poi ci si incontra dal vivo? Secondo lei, uomo e donna vivono in maniera diversa questo momento?
“Esopo diceva “è facile essere coraggiosi a distanza di sicurezza”. Credo che queste parole rappresentino perfettamente la dinamica che si instaura nelle app di dating o in qualsiasi social network. Tenere la giusta distanza è molto importante ed è quello che molti cercano in una relazione, persino in quella con sé stessi, ma la cosa dev’essere ben calibrata. Per citare un altro noto personaggio greco, Aristotele, con il suo concetto “l’uomo è un animale sociale”, ci aiuta a comprendere come la socialità nell’essere umano sia un istinto primario. Se consideriamo che tale esigenza viene ricercata in qualsiasi modo anche tramite il mondo virtuale, dobbiamo allora tenere a mente in primis che la relazione umana è caratterizzata da istinto, intuizioni, sensazioni che ci possono aiutare soprattutto se poniamo attenzione al linguaggio non verbale.
È questo aspetto che più difficilmente il mondo del web riesce ad imitare: sicuramente uno smile non può sostituire l’espressione di un volto umano né tanto meno i sentimenti che prova una persona reale o tutti quegli istinti supportati dai cinque sensi. Facciamo un esempio: consideriamo due persone che si incontrano nel mondo del web, iniziano a chattare trovandosi bene nel parlare. Non hanno ancora ben chiaro se si stanno incontrando per un bisogno affettivo o fisico, ma sanno cosa è considerato idoneo o meno in una conoscenza virtuale. Esiste un vero e proprio galateo rispetto ai modi di approcciarsi attraverso un click, un nuovo codice amoroso e nuove forme di intimità per riuscire a conquistare l’altro. Entrambi sanno che nel limite del possibile essi sono tenuti a rispettarlo per non far “scappare” l’altra persona. Ecco allora che iniziano a creare un senso di appartenenza legandosi alla chat senza dare troppa importanza a ciò di cui si parla.
Viene ad instaurarsi uno scambio difficile da comprendere a chi non ha sperimentato il mondo virtuale: con pochi gesti iniziano a capire se l’altra persona diminuisce la distanza inviando tutti i giorni il buongiorno, la buonanotte, un selfie e molto altro o se non si può considerare affidabile perché risponde quando vuole o nel peggiore dei casi non risponde affatto. Ad ogni reazione corrisponde una retroazione quindi, ipotizzando che le cose proseguano nel migliore dei modi, i due iniziano a rispondere a dei loro bisogni profondi di rilevanza, considerazione e affetto tramite la chat con l’altro. Iniziano poi a desiderarsi a distanza fantasticando a 360° coinvolgendo tutti i sensi: “che profumo saprà?”, “che sapore avrà la sua pelle?” “e il tatto? Sarà lieve o forte?”.
Forse a questo punto avranno risposto già tramite foto, video e chiamate al senso della vista e dell’udito, ma essendo meno della metà dei sensi, questi non basteranno più. Decidono di incontrarsi basandosi sull’idea che l’altro dichiara altrettanto la voglia di vedersi. A tal riguardo uno dei fondatori di Tinder, nota app di dating, ha dichiarato che uno degli slogan iniziali fosse: “non importa chi sei, ci si sente più a proprio agio quando ci si avvicina a qualcuno se sai che vuole che sia tu ad approcciare”. Questo conferisce un senso di sicurezza nella certezza di essere stati scelti quando prima ci fosse una distanza di sicurezza. Il web conferisce a tutti maggiori sicurezze nelle proprie scelte comportamentali, ma pochi pongono attenzione al fatto che i soggetti che agiscono in tal modo e limitano le proprie condotte a meri fini affettivi, presentano spesso difficoltà relazionali nelle loro vite al di fuori della rete.
Ecco allora che quando l’incontro avviene dal vivo con l’occasione di rispondere a tutti i sensi e bisogni individuali, le aspettative potrebbero essere disilluse molto più velocemente di quello che avverrebbe nel normale processo di conoscenza che nel quotidiano permette di rispondere fin da subito (perlomeno istintivamente) a profumi, suoni, odori e attrazioni. Il problema principale degli incontri sul web non è tanto il posto in cui ci si conosce, ma la fretta con cui si vuole rispondere a determinate esigenze: tanto veloce si creano desideri, tanto veloce vengono distrutti.
Nella corsa esasperata dell’individualismo, le persone non hanno più la pazienza di far emergere le risorse dell’altra persona accettando quelle che possono anche essere le sue limitazioni. Le relazioni virtuali sono spesso concretizzazioni di ambivalenza: le persone vogliono affetto, amore e considerazione, ma non vogliono sentirsi occupate, affaticate o impegnate. Le persone sono convinte di aumentare così la loro autonomia rimanendo “connessi” a quello che Han chiama uno “sciame digitale” composto da soggetti isolati.
Uomini e donne, spinti magari da iniziali esigenze differenti si trovano poi allo stesso punto d’arrivo: senza alcuna certezza, entrambi i generi scelgono spesso la strada più semplice quella della fuga. Nel limbo della precarietà, le relazioni provvisorie possono attrarre per un determinato periodo, ma a lungo andare sia uomini e donne si sentono “oggetti a perdere” con un gran bisogno di certezza. Un’applicazione che risponda a questo bisogno devono ancora inventarla, ma di certo la maggior parte dei social network si basano proprio su questa ricerca in cui le persone cercano continuamente, rassicurazione, protezione e cura, che difficilmente verranno soddisfatte se questa spasmodica ricerca continuerà a basarsi sugli altri piuttosto che su sé stessi.
Chi pratica il sesso virtuale, ad esempio con delle videochiamate, spesso nasconde problemi di rapportarsi a livello più autentico con un’altra persona?
“No, non credo sia possibile definire problematico a priori il comportamento di chi vive l’intimità anche in modo virtuale, va valutato piuttosto il contesto e le modalità con cui avviene tutto questo. Il mondo del web favorisce, come già detto prima, un livello di disinibizione più alto, in quanto rappresenta la via ideale per mostrare all’altro la parte migliore di sé avendo contemporaneamente l’occasione di trasgredire le norme sociali per poter sperimentare nuove forme di intimità. Si sa, il proibito attiva ed eccita la maggior parte delle persone, il pensiero di sorprendere qualcuno con una propria foto in déshabillé, magari mentre l’altro è impegnato al lavoro, può rinvigorire una chat che si era ultimata o perché no, renderla più stimolante per entrambi. Aiutati tutti da filtri, adesivi e applicazioni dedicate a migliorare il nostro aspetto, il sexting può diventare un vero e proprio hobby.
Dalla fusione delle parole sex (sesso) e texting (messaggiare digitalmente), deriva questo neologismo, il sexting, con cui s’intende lo scambio di immagini, testi o messaggi con sfondo sessuoerotico tramite cellulare, che poi possono trasformarsi anche in videochiamate con scambi in diretta tra le persone coinvolte. Lo scambio di una chat intima tra persone consenzienti è cosa ben diversa da altri concetti quali revenge-por, sex-offenderes, cyberbullismo, cybermobbing, stalking, etc con cui si va ben oltre il concetto di intimità digitale.
Spesso quando si parla di questi temi le persone sono particolarmente preoccupante per il mondo dei giovani, ma se per gli adolescenti si può confidare almeno in parte sulle campagne d’informazione legate al mondo della scuola che tenta di sensibilizzare sui rischi del mondo social, con gli adulti talvolta è più difficile gestire e smantellare un comportamento che è diventato virale senza ben conoscerne le conseguenze. Spesso le persone vivono queste esperienze sentendosi inebriate, senza poi calibrare i postumi dell’ebrezza: tanti gli uomini e le donne adulte che con disinibizione si spogliano e amoreggiano davanti a un partner online senza tener conto che quelle immagini resteranno in rete disponibili e visibili a chiunque.
Nel peggiore dei casi questi comportamenti possono diventare fonte di violenza virtuale dove uomini e donne umiliano l’altro approfittando dell’assenza di confini dei social network procurando quindi un effetto gogna sconfinato nel mondo web, ma se non ci addentriamo in questo tipo di comportamenti dai tratti antisociali, possiamo comunque analizzare il perché mostrarsi sia per molti così eccitante. L’incontro con uno sconosciuto nel web non rappresenta più uno stigma all’interno della società reale, conducendo all’introduzione di piattaforme di digital dating come Match.com o Tinder, dove viene favorito l’incontro di persone accomunate dai medesimi interessi che possono essere l’apputnamento reale per concretizzare la più svariata sessualità, così come un semplice modo di evadere via web, un diversivo, un anti-noia per respirare possibilità senza sentirsi isolati.
Desideri e istinti diventano nuovamente la base del mondo web: “il sesso virtuale è sesso mentale. I sentimenti comunque sono veri e molto forti, così l’eccitazione, l’aspettativa, la sessualità parallela, l’osare scambi audaci, il mostrarsi, il mettersi in gioco…” Ecco allora che le nuove tecnologie, facendo leva su bisogni primari come quello della sessualità, permettono di instaurare rapporti che possono sì cominciare sulla base di incontri occasionali, ma che possono trasformarsi poi in vere e proprie relazioni amorose. C’è chi desidera consapevolmente questo lieto fine, chi lo nega, chi davvero lo evita, ma senza ombra di dubbio, le nuove tecnologie hanno favorito a costruire uno scenario dinamico di legami e rapporti affettivi, cambiando tutti i tipi di linguaggio da quello parlato a quello corporeo della sessualità vissuta poi realmente o anche solo digitalmente.
Quali sono gli ingredienti per cui una relazione virtuale vada a buon fine? Cosa cambia rispetto al passato?
“Riguardo agli ingredienti che permettono il passaggio da una conoscenza virtuale ad un successivo rapporto amoroso a lungo termine, non credo che vi sia molta differenza dagli anni passati. I tempi cambiano, ma i sentimenti rimangono sempre gli stessi, così come i bisogni a cui l’essere umano tenta di rispondere in maniera soggettiva tramite una relazione a lungo termine.
Nel reale, ma anche nel virtuale, come proposto dalla Telfener gli ingredienti che sembrano essere fondamentali sono intimità, sessualità, impegno e piacere. L’intimità viene spessa data per scontata eppure è raramente esplicita e consapevole. Con intimità s’intende l’unione di confidenza, affetto ed empatia che permette di considerare il partner un valore aggiunto nella propria vita, non perché permette di restituire un’immagine positiva di sé, ma proprio perché l’interesse è rivolto all’altro: lo vedo, lo ascolto, lo accolgo nella mia vita.
Mentre la sessualità forse per molti rappresenta l’aspetto concreto che permette di differenziale il virtuale dal reale, ma come abbiamo visto essa oggigiorno potrebbe essere vissuta anche senza la presenza fisica dell’altro vicino a noi. Quello che differenzia veramente il rapporto a lungo termine riguardo la sessualità è il fatto che essendo essa un istinto primario particolarmente spontanea durante l’innamoramento, ha bisogno però di impegno nei rapporti duraturi quando non ci si eccita più automaticamente alla vista del partner, implicando quindi alla base una progettualità rinnovabile e vivibile.
L’impegno invece è l’ingrediente che forse le persone tendono a mettere di meno. Per molti anni ci hanno fatto credere che l’amore abbia a che fare con tutta una gamma di sentimenti spontanei che rimangono ardenti se si tratta della persona giusta, ma in realtà anche la persona più adatta a noi merita il nostro impegno nel costruire insieme un’idea di futuro di coppia che dev’essere continuamente sostenuto e rimodellato. La scelta di avere un partner è un impegno a lunga data che potrà dare i suoi frutti solo se continuamente mi preoccupo di annaffiare la delicata piantina della relazione tra due persone.
Per quanto riguarda il piacere, l’unione con l’altro deve poter ambire ad aumentare in primis il benessere individuale per poi riuscire a star bene in coppia. Anche questo è un punto d’arrivo che viene raggiunto lavorando continuamente sui dettagli minori. Star bene, sentire la grande dimensione del benessere significa riuscire a sopportare anche le salite che mi conducono a quel piacere, come quando si resiste a una salita in montagna in funzione del piacere di raggiungere la vetta e quella vista panoramica desiderata.
Oltre a questi quattro ingredienti non possiamo di certo non citare l’importanza del rispetto, riconoscimento, reciprocità e della relazione stessa, di cui tanto si parla eppure ancora poco realizzati nell’agire quotidiano. Sono l’insieme delle piccole cose, a misura del singolo e della coppia specifica, che devono poter diventare capisaldi dell’unione di due persone che esse si siano incontrate in un contesto virtuale, così come in uno reale”.
L’articolo Dalle chat all’amore, la psicosessuologa Xotta: “un terzo delle coppie che si formano fra i 30-50enni ha origine on line” proviene da L’altra Vicenza.