Si è svolto ieri pomeriggio, lunedì 10 febbraio, nella Sala degli Stucchi a Palazzo Trissino, l’incontro con il professore Piero Luxardo, l’imprenditore e docente italiano, presidente del comitato di gestione del Premio Campiello, che ha raccontato la storia della sua famiglia e della sua azienda, l’importante distilleria “Luxardo”.
L’appuntamento si inserisce in una serie di eventi organizzati dal Comune di Vicenza e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, nel Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle Foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata e delle vicende del confine orientale.
All’incontro ha attivamente collaborato la Biblioteca Bertoliana, grazie alla sua presidentessa, l’architetto Chiara Visentin.
L’assessore Simona Siotto ha inaugurato l’evento spiegando che il giorno del ricordo è nata con legge nazionale 30 marzo 2004 n.92.
La parola ricordo significa richiamare alla mente il passato, per rivederlo e conservarlo, affinché le sensazioni e le emozioni che suscita non cadano nell’oblio e nella dimenticanza.
Ha, infine, consegnato a Luxardo una targa della città a nome del Sindaco.
L’architetto Chiara Visentin, Presidente della Biblioteca Civica Bertoliana, ha illustrato i motivi della collaborazione: la ricerca scientifica della verità di eventi importanti della storia del nostro Novecento attraverso le parole dei protagonisti.
Il giornalista Antonio Di Lorenzo ha raccontato la storia dell’azienda “Luxardo”, che ha tre secoli di vita ed è riuscita a trasformarsi da impresa familiare a industria, un simbolo di italianità e di resilienza, l’azienda ha vissuto infatti bombardamenti e momenti di pace.
Il professore Piero Luxardo ha narrato, infine, quella parte di storia che i nostri connazionali e la sua famiglia hanno vissuto, quella dei massacri delle foibe, di cui spesso è stata messa in dubbio l’esistenza stessa: una vera pulizia etnica, ma anche uno strumento per eliminare gli oppositori del regime jugoslavo di Tito, di cui non si poteva parlare per ovvi motivi di convenienza politica fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989. Si dovrà, comunque, aspettare fino al 2004 per l’istituzione del Giorno del Ricordo, quando Napolitano finalmente rese giustizia alle vittime italiane.
L’azienda della famiglia Luxardo è cresciuta col passare delle generazioni, grazie anche al fatto che Zara, dove viveva la famiglia, era zona franca e quindi permise lo sviluppo di industrie di tabacchi, profumi e liquori.
Dopo l’8 settembre 1943 accadde il disastro, un intero stato si volatilizzò e mentre gli slavi premevano rimase solo un presidio nazista per un anno, dal ’43 al ’44.
Successivamente irruppero i partigiani di Tito, che annientarono la classe borghese. Unico superstite della famiglia fu Giorgio Luxardo, mentre gli altri furono uccisi annegati in mare.
Le differenze tra le S.S e i partigiani di Tito per Luxardo consistevano soprattutto nel fatto che i primi tennero una documentazione dettagliata delle loro efferatezze, mentre i secondi no.
Gli slavi si impossessarono dell’azienda e produssero un maraschino “Marasca” grazie alla manovalanza rimasta, per cui la famiglia Luxardo dovette intentare varie cause legali.
“E’ stata una vera usurpazione dei diritti”, ha spiegato Piero Luxardo, “e nel museo dell’odierna Zadar si trovano i ritratti dei miei antenati e la camera da letto di famiglia”, e poi: “non sono più voluto tornare a Zara”, ha concluso.
Gli sfollati italiani che rientrarono nella penisola non furono bene accolti, a volte non venivano fatti scendere dai treni, perché tutti erano tacciati di essere fascisti mentre alcuni sussurravano che se lo erano meritato.
Una discriminazione politica peggiore di quella razziale, per l’esule: “gli unici che sono stati vicini e hanno sostenuto le vittime e i loro famigliari sono stati Almirante e il MSI, Montanelli, Guareschi, Sgorlon…”.
Per quanto riguarda la medaglia d’oro alla città di Zara, Ciampi purtroppo si è fermato. Manca la volontà politica, ma non ci si può arrestare, anche se, ha concluso l’ospite, “ci sono ancora persone, come il vignettista Vauro, che definisce il Giorno del Ricordo ‘un trucido strumento di propaganda sovranista e neofascista’ e che, così, lancia un ulteriore insulto alla memoria delle vittime e dei loro famigliari”.