Vicenza conterà sempre nelle decisioni prese a Rimini sulla Fiera: parola di Achille Variati! Accordi e fatti lo smentiscono

355

All’atto della cessione della Fiera di Vicenza a quella di Rimini (che Achille Variati ha tecnicamente presentato come la costituzione di una società più grande, la IEG International Exhibition Group, in cui Vicenza pesa per il 19% e Rimini per l’81%) il sindaco di Vicenza ha assicurato prima alla Giunta comunale e ai consigli comunali e provinciali di Vicenza e, poi, tramite loro ai cittadini di Vicenza e provincia, che della Fiera locale erano soci al 66%, che le decisioni future che interesassero l’area e l’economia vicentina sarebbero stat prese a Rimini, sì, ma con un peso determinante di Vicenza.

A sancire l’ennesima promessa (col tallone) di Achille la foto della presentazione di IEG in cui appaiono da sinsitra e festanti Andrea Grassi, sindaco di Rimini, Corrado Facco, dg di Ieg, Lorenzo Cagnoni, presidente, Matteo Marzotto, vice, e Achille Variati, sindaco e presidente della provincia di Vicenza.

Ma i recenti “schiaffoni” di Cagnoni a Marzotto e Facco, neanche invitati alla recente presentazione delle previsioni di chiusura del bilancio 2017, il primo che esprime compiutamente il valore dell’integrazione fra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza, mi hanno fatto sorgere più dubbi di quelli abituali sulle certezze vicentine di “contare”.

Con un po’ di ritardo dovuto alla passione politica che mi ha “colpito”, naturale prosecuzione e integrazione di quella giornalistica, sono, quindi, andato a guardare le carte, su cui vi riferisco .

Finita la campagna, ma non, nelle mie intenzioni per lo meno, l’attività politico-giornalistica, ebbene su un tema che ci porta subito alla prossima tornata elettorale, quella delle amministrative di Vicenza a maggio, le carte, allora, sembrerebbero dire il contrario di quanto ha sostenuto il sindaco uscente.

Se, infatti, è vero che due membri dei nove in totale del cda, oggi Matteo Marzotto e Luigi Dalla Via, ex sindaco di Schio, è altrettanto evidente che sono in minoranza e che la maggioranza di blocco del 90% con cui l’assemblea dei soci (Vicenza ha il 19%, gli altri soci l’81%) può deliberare la cessione di “beni immobili strumentali all’esercizio dell’attività fieristica” (ad esempio la sede fieristica di Vicenza), è altrettanto vero che l’arrivo di nuovi soci, ad esempio la Fiera di Bologna, prima o dopo la (chimera della) quotazione in borsa, diluirebbe il 19% di Vicenza e per raggiungere quel 90% di blocco potrebbe non servire più il suo voto.

Ma c’è di peggio: da una rapida lettura dell’atto costitutivo di IEG, mentre siamo presi dall’attesa dei dati dell’affluenza alle urne, basta già oggi la maggiorna dei 2/3 del capitale (il 66.67%) per autorizzare “il trasferimento o la cessione di marchi inerenti ad attività fieristiche” e “il trasferimento dell’intero complesso dei beni mobili inerenti l’esercizio dell’attività fieristica, fatta salva la competenza del Consiglio di amministrazione a disporre per i singoli beni mobili…“.

Non serve spiegare molto per dire che, fatto salvo, per ora, il blocco sugli immobili, ogni altro trasferimento di attività fieristiche parrebbe lasciato a maggioranze che non includono Vicenza.

Ma non finisce quì il (non)potere di Vicenza sull’Italian Exhibition Group e, in attesa di verificare meglio tutti i punti dell’accordo e dello statuto, ci sorprende che nessuno, neanche chi ai piani alti fa comunicati ad ogni starnuto di moscerino, abbia approfondito l’esclusione di Marzotto e Facco dalla presentazione del dati di bilancio: la prova lampante di “Vicenza, zero importanza”?