Infortuni mortali in calo in Veneto – riporta una nota della Regione – il trend rilevato dagli Spisal del Veneto nell’ultimo quadriennio evidenzia una flessione dalle 52 morti sul lavoro del 2015 alle 21 del 2019. In particolare l’andamento calante appare più evidente nell’ultimo biennio, con una netta riduzione degli infortuni letali in agricoltura. Questo il primo dato emerso oggi al tavolo regionale per la salute e sicurezza del lavoro convocato a palazzo Balbi, su richiesta dei sindacati, per fare il punto sullo stato di attuazione del Piano strategico di prevenzione degli infortuni lavorativi adottato nel maggio 2018 dalla Regione, dalle parti sociali e dagli enti istituzionalmente preposti a formazione, vigilanza e controllo.
“In questi venti mesi è stato fatto un grande lavoro per potenziare gli organici degli Spisal – ha sottolineato il presidente della Regione, affiancato dagli assessori regionali al Lavoro e alla Sanità, di fronte ai rappresentanti delle organizzazioni di categoria e di Inail, Inps, ispettorato interregionale – per investire in formazione e prevenzione, coordinare gli interventi locali e promuovere pratiche positive. Molto resta ancora da fare, ma intanto registriamo con favore che il trend delle morti in azienda o nei cantieri è negativo. Ritengo che il Veneto sia la regione che maggiormente si è impegnata per ridurre la piaga delle ‘morti bianche’, del lavoro nero e del caporalato, qualificando e potenziando l’azione dei tecnici delle prevenzione, impostando un bel lavoro di squadra tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti, e riuscendo per la prima volta a far entrare anche i servizi per la prevenzione nei luoghi di lavoro nel Patto per la salute”.
L’incontro di monitoraggio sullo stato di avanzamento del piano ha dettagliato gli obiettivi raggiunti e quelli ancora in itinere: a circa metà percorso, risultano assunti 32 nuovi tecnici della prevenzione (sui 30 previsti) e avviati i concorsi per assumere altri 51 tecnici della prevenzione nonchè 18 medici del lavoro, al fine di garantire il turn-over e la piena operatività degli Spisal; sono aumentati i controlli degli Spisal nelle imprese (più 400 l’anno); finanziato e concluso il piano di formazione del personale; raggiunta una gestione condivisa dei quesiti posti da aziende e utenti e monitorate le performances dei servizi, tenuti ad erogare non solo controlli e sanzioni ma anche assistenza tecnica. E’ stata infine riorganizzata la disciplina di utilizzo dei proventi delle sanzioni, che ammonta a circa 3 milioni e mezzo di euro l’anno, in modo che le Ulss possano investirle integralmente nella prevenzione.
I rappresentanti delle tre confederazioni sindacali, pur apprezzando le iniziative assunte e i primi risultati raggiunti, hanno evidenziato la divergenza nei criteri di rilevazione degli incidenti mortali tra Spisal e Inail e sollecitato a mantener alta la guardia nella vigilanza nei luoghi di lavoro.
“Per la prima volta la definizione dell’organico standard degli Spisal entra nel Patto tra Stato e regioni che regola l’assegnazione le politiche sanitarie regionali e l’assegnazione delle risorse del Fondo sanitario nazionale”, ha ricordato l’assessore alla sanità e al sociale, che ha rassicurato sul piano di assunzioni e sulle risorse disponibili per le attività di prevenzione svolte dalle Ulss, quantificate in 24 milioni di euro dal 2013 ad oggi.
“Stiamo perseguendo un obiettivo comune – ha concluso l’assessore al lavoro – che ora richiede specifici approfondimenti per affrontare le problematiche specifiche dei comparti più a rischio, come agricoltura, edilizia e metalmeccanica, e i temi del lavoro nero e del caporalato. Il prossimo step del lavoro del tavolo regionale sarà passare da un monitoraggio quantitativo ad una valutazione qualitativa degli infortuni sul lavoro e delle buone prassi adottate per garantire salute e sicurezza a lavoratori e clienti”.