Il Governo Gentiloni durante il Consiglio dei ministri di ieri 22 febbraio ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la norma veneta che consente il nomadismo venatorio utile per andare a caccia al di fuori degli ambiti territoriali dove ogni cacciatore deve essere iscritto per legge. L’articolo 67 della legge regionale Veneto n. 45 del 29 dicembre 2017 “Collegato alla legge di stabilità regionale 2018” è stato perciò impugnato dal Governo Gentiloni per la violazione delle competenze statali esclusive in materia di tutela dell’ambiente, competenze, quelle sulla caccia, che tra l’altro non fanno parte del pacchetto della trattativa sull’autonomia in corso in questi giorni tra la regione e il Governo.
L’articolo 67 della legge prevede che “i cacciatori residenti in Veneto possono esercitare la caccia in mobilità alla selvaggina migratoria fino ad un massimo di trenta giornate nel corso della stagione venatoria anche in Ambiti territoriali di caccia del Veneto diversi da quelli a cui risultano iscritti”, disposizione in contrasto con la legge nazionale n.157/92 su tutela fauna e caccia che invece prevede che si possa cacciare solo in un determinato ambito creando così un legame tra cacciatore e territorio.
La Regione Veneto sulla questione è pure recidiva dato che la Corte costituzionale, con la recente sentenza 174 del 13 luglio 2017, ha annullato le disposizioni della legge regionale Veneto 27 giugno 2016, n. 18 perché consentiva il nomadismo venatorio.
Fortunatamente il Governo Gentiloni ha fatto prevalere gli interessi generali di tutela della natura e dell’ambiente, previsti dalle norme statali e europee, rispetto a quelli della lobby più estremista e consumista della caccia rappresentata in regione dall’attuale maggioranza del Consiglio regionale costituita da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, salvando cosi dal piombo migliaia di uccelli migratori.
Spero che gli elettori tengano conto dell’importanza di avere al governo forze politiche serie e rispettose dell’ambiente, come le attuali, capaci di contrastare indecenti e improponibili appetiti dannosi alla natura e agli animali selvatici patrimonio di tutti i cittadini.
Sono soddisfatto perché il Governo ha confermato quanto da me sostenuto a più riprese durante il dibattito in aula. Avevo sollecitato questo provvedimento, in collaborazione della Senatrice Laura Puppato del PD, con un intenso lavoro anche tramite un dettagliato esposto dell’Associazione che rappresento IAMS Impegno ed azione per un Mondo sostenibile Onlus, provvedimento auspicato anche dalle associazioni LAV, LAC, WWF, Enpa, Lipu, Gruppo d’Intervento Giuridico con altri dettagliati esposti anch’essi preziosi all’obiettivo.
La norma impugnata era stata presentata in Consiglio regionale, con un emendamento fuori sacco, dal consigliere Sergio Berlato il quale aveva garantito all’aula che era a prova di impugnazione, emendamento tra l’altro bocciato in prima battuta creando il panico tra la maggioranza e poi ripresentato i fretta e furia. Si tratta perciò del peggior biglietto da visita che Berlato può presentare ai suoi elettori, oggi impegnato in campagna elettorale con l’obiettivo di una poltrona romana, visto che così la sua credibilità ora è pari a zero.
Ora il verdetto finale sul nomadismo venatorio spetta alla Corte Costituzionale che ricalcando quanto già sentenziato lo scorso luglio non potrà far altro che annullare la norma.
Andrea Zanoni, consigliere regionale del Veneto del Partito Democratico