“Sì alla cautela, sì alle procedure, comprensibili per ridurre al minimo i rischi di contagio e di diffusione del virus, ma con un necessario occhio all’economia. I primi provvedimenti presi domenica scorsa in primis dalle Regioni Veneto e Lombardia a firma congiunta con il Ministro Speranza ed anche dalle altre regioni, pur condivisibili, hanno creato un effetto a catena imprevisto che sta portando al blocco totale ed ingiustificato dell’economia. Bene quindi spiegare con chiarezza alla gente cosa si debba fare come fatto in parte dalla Regione Veneto con la circolare di chiarimenti applicativi in merito alle ‘Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-2019. Ma non basta. Riteniamo tardiva la posizione del Premier Conte che chiede alle Regioni di non andare “in ordine sparso” auspicando un coordinamento che eviti inutili divieti e restrizioni”.
Ad affermarlo Agostino Bonomo Presidente di Confartigianato Imprese Veneto. “Servono maggiori linee guida per imprese e cittadini sui rischi effettivi di contagio, togliendo così spazio a ingiustificati allarmismi e psicosi da contatto. E serve che il nostro ruolo di “corpo intermedio” sia valorizzato da tutti i livelli politici. L’essere soggetto sociale di Confartigianato si declina infatti nella tutela non solo degli interessi economici ma anche dei territori in cui operiamo al fianco delle nostre imprese. Auspico quindi che prosegua e si intensifichi il confronto di Governo e Regioni con le associazioni di rappresentanza delle imprese in modo che tra le azioni a supporto del Sistema-Italia in questa difficilissima fase congiunturale, sanitaria e sociale, non manchino quelle a supporto sistema economico”.
“Gli allarmi che giungono dalle nostre migliaia di “antenne” sul territorio, i nostri soci e i dirigenti che hanno una responsabilità di rappresentanza di mestiere, -afferma Bonomo– individuano tre macro-effetti del coronavirus: il rallentamento della produzione cinese con la conseguente mancanza di semilavorati e materie prime in particolare nel comparto della moda, la “psicosi” da contatto che sta bloccando settori, come alimentare, acconciatura estetica ed altri che nulla avrebbero a che fare con il contagio ed infine gli effetti derivanti dall’annullamento di eventi e manifestazioni come le gite scolastiche e le fiere, non ultime quelle dell’occhiale, del mobile a Milano e della metalmeccanica a Parma. Se calcoliamo un mese e mezzo di blocco, significa l’ultima settimana di febbraio, tutto marzo e un pezzo di aprile. In questo modo bruciamo i calendari più importanti: valgono circa il 20-30% delle fiere internazionali in Italia con l’effetto economicamente rilevante che se lasciamo degli spazi liberi noi li prende di sicuro qualcun altro”.
I segnali dalle imprese
“Da lunedì -spiega il Presidente della Federazione Moda Giuliano Secco, le migliaia di nostri laboratori stanno ricevendo mail di blocco delle commesse. Due principalmente i motivi: ci sono le aziende che hanno ridotto al massimo la presenza del personale in via precauzionale e poi ci sono i grandi gruppi che, dipendendo dalla Cina per l’approvvigionamento delle materie prime e dei semi lavorati, non ricevono le merci e quindi non hanno lavoro da dare alla filiera. C’è una preoccupazione diffusa in migliaia di laboratori come il mio che pur al di fuori dalle zone rosse si trovano ad avere l’attività bloccata senza poter adottare alcun provvedimento di salvaguardia”.
“La psicosi da contatto la stiamo vivendo sulla nostra pelle -afferma il Presidente regionale dei Trasporti Nazareno Ortoncelli-. Non solo iniziano a circolare meno merci ma abbiamo un serio problema di “psicosi da contatto”. Se i nostri mezzi, per lavoro, passano per le aree “rosse”, diventa quasi impossibile scaricare il resto della merce alle destinazioni successive. Una visione miope che rischia di bloccare la distribuzione capillare delle merci e mette a rischio gli approvvigionamenti anche quelli alimentari, particolarmente delicati dato l’assalto ai supermercati di questi giorni. Registriamo inoltre una situazione incredibile che da un lato vede gli autisti del centro sud Italia non salire al nord per distribuire capillare e dall’altro regioni come la Basilicata che hanno previsto, con un provvedimento, la quarantena agli autisti provenienti dalle regioni più colpite”.
Daniele Rigato vice presidente della categoria BusOperator: “il settore è devastato. Servizi scolasti fermi, gite sospese, qualsiasi evento e manifestazione bloccate. I nostri mezzi sono tutti nei piazzali. A ciò si aggiunge il blocco del lavoro delle agenzie viaggi che stanno registrando una marea di disdette. Avevamo investito in mezzi e risorse per affrontare la stagione primaverile, costi che ogni collega deve giornalmente sostenere, Ad oggi abbiamo il problema di dove trovare le risorse per far fronte alle spese”.
“I noleggio con conducente sono legati a doppia mandata con il turismo -afferma il Presidente regionale Denis Pulita– e i viaggi si stanno riducendo al lumicino. Anche il trasporto d’affari e congressuale è al palo. I viaggi all’estero ad esempio sono bloccati perché gran parte dei Paesi di destinazione fanno problemi al nostro personale che arriva dal Veneto senza distinguere zone rosse dal resto. Risultiamo tutti “non graditi”. Una situazione paradossale che sta minando alle fondamenta un settore che viaggia con margini risicatissimi”.
“Da venerdì ristoranti, gastronomie, pizze al taglio etc sono praticamente vuoti –afferma il Presidente regionale alimentaristi Christian Malinverni– vista la diffusione della psicosi. Dai contati con i miei colleghi sul territorio risulta unanime la preoccupazione per la valanga di disdette che lunedì abbiamo tutti ricevuto in poche ore. A marzo dovrebbe partire la nuova stagione primaverile che, sino all’estate, vale quasi il 75% dei nostri fatturati. Se resta tutto come oggi saranno problemi veramente molto seri per la tenuta dei bilanci. E questo a caduta sta travolgendo tutte le attività alimentari che lavorano con ristoranti e alberghi: dai panifici alle pasticcerie sino alla produzione di salumi e formaggi (questi hanno anche il problema dei prodotti freschi che deperiscono rapidamente) che stanno registrando, su quel fronte, un calo fortissimo che incide parecchio sui loro fatturati”.
“È una situazione che non potevamo immaginare provocasse queste conseguenze – afferma la Presidente regionale area Benessere Tiziana Chiorboli – perché se da un lato comprendiamo l’apprensione dei nostri abituali clienti che preferiscono rinunciare ai loro trattamenti di bellezza prefissati, dall’altra sentiamo la necessità di chiarire che sono proprio i saloni di bellezza i luoghi in cui vengono maggiormente rispettate le misure di igiene e sicurezza”. Proprio le categorie del benessere sono le prime attività economiche che svolgono percorsi di formazione specifici per adeguarsi ai protocolli igienico-sanitari imposti dalle ASL territoriali: entrando direttamente a contatto con le persone, nella cura del corpo gli operatori sono da sempre tenuti a rispettare le prassi stabilite per evitare la trasmissione di patogeni o agenti contaminanti. Questo per effetto di un regolamento per le imprese del settore che impone non solo la pulizia, la disinfezione e la sterilizzazione di strumenti e attrezzature, ma anche l’igienizzazione dei locali stessi e degli ambienti specifici di lavoro. “Proprio in queste circostanze va evidenziata tutta la nostra professionalità: nel caso degli istituti di bellezza – afferma la Presidente dell’estetica Valeria Ferron – i trattamenti si possono svolgere su tutta la superficie del corpo umano, e questo richiede una attenzione ancora più accurata che prevede l’utilizzo ad esempio di maschere e guanti e la gestione separata dei rifiuti infettivi in appositi contenitori smaltiti da ditte specializzate”.