Approfittando della “censura informativa“ di fatto imposta alla stampa per le udienze del processo BPVi, nel rispetto pedissequo delle norme, per altro formali e non sostanziali (vedi le udienze dal Gip con 5 persone vicinissime o la gente ammassata all’ingresso del tribunale a stretto contatto di… coronavirus), ma senza una sia pur minima ma ragionevole sensibilità dovuta ai 117.000 soci e obbligazionisti azzerati in nome dei quali, oltre che di tutto il popolo italiano, si celebra il processo, abbiamo dedicato il tempo recuperato non a raccogliere fuori dall’aula le difese senza contraddittorio degli imputati (il 27 e 28 febbraio non abbiamo potuto ascoltare di persona Giuseppe Zigliotto che, pure, voleva, così ha detto, che la stampa seguisse la sua deposizione) ma a fare il punto sul FIR (Fondo Indennizzo Risparmiatori).
Il punto lo facciamo con la Consap, che gestisce le richieste di accesso al FIR (l’iniziale data di scadenza cadeva al 18 febbraio poi prorogata per i ben noti motivi tecnici al 18 aprile prossimo) a cui avevamo già chiesto i dati, ricevendoli prontamente ma mantenendoli nel cassetto per il tempo dedicato anche alle video riprese delle udienze, ora interdette in coincidenza delle testimonianze proprio dei primi imputati.
Il “ritorno sulla terra” del fattibile forse porterà più risultati alle vittime della BPVi che non una sentenza su reati, di fatto minimalisti, come quelli che il collegio deve giudicare e, qualunque essa sarà, inefficace, sempre di fatto, per eventuali ristori a chi ha creduto alle favole raccontate per anni nelle filiali e negli uffici della fu Banca Popolare di Vicenza senza che gli organi di controllo, i magistrati stessi e la stampa in blocco intervenissero con la dovuta attenzione.
Al FIR, attivato dopo lunghe e contrastate vicende in cui certe associazioni politicizzata o… canonizzate, che è lo stesso, hanno fatto il gioco del sistema finanziario che si opponeva e tuttora resiste al concetto stesso di “indennizzo” ai truffati da certe sue modalità operative, possono accedere, infatti, gran parte delle vittime di una gestione inconsulta o, per lo meno, inefficace della banca (sei soltanto gli imputati per la BPVi) e dei controlli latitanti o, per lo meno, latenti di Banca d’Italia (addirittura parte civile nel processo così come Consob), cosa che vale anche per gli altri Istituti risolti (ad esempio Etruria, Banca Marche, Carichieti e CariFe Cassa di Ferrara) o posti in Lca (Liquidazione Coatta Amministrativa) come Veneto Banca e altre banche minori.
A loro il Fondo Indennizzo risparmiatori consente a determinate condizioni indennizzi (del 30% fino a un massimo di 100.000 euro e al netto di altri “rimborsi”) diretti, “forfettari”, per chi ha un reddito sotto i 35.000 euro o un patrimonio mobiliare sotto i 100.000 oppure “ordinari” previo esame di una specifica commissione per chi non rientrasse nei limiti precedenti (gli indennizzi per gli obbligazionisti salgono al 95%, di cui l’80% già a carico del Fidt, Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi).
Ebbene al 24 febbraio 2020, da fonti ufficiali Consap, risulta che “le domande inviate sono 60.000. Il 93% ha fatto domanda per il forfettario, mentre il 7% per l’ordinario. Gli Istituti di credito con maggiori domande sono Intesa San Paolo (che ha “acquisito” i clienti/soci/obbligazionisti di BPVi e Veneto Banca) con 30.000 domande circa, Bper (per CariFe) 10.000 circa e UBI (per Etruria,m Carichieri e Banca Marche) 18.000 circa“.
Prima di fare una considerazione finale, sempre, però, riferita ai dati attuali che andranno aggiornati con le domande che verranno presentate fino al 18 aprile 2020, riportiamo anche la risposta che viene data da Consap a chi pone Loa questione dei tempi di effettiva liquidazione degli indennizzi: “la lavorazione delle domande seguirà l’ordine cronologico di presentazione delle stesse. Quanto alle tempistiche per il pagamento dell’indennizzo, secondo quanto previsto dal dettato normativo ex art . 6 comma 4 DM 10 maggio 2019, verrà effettuato a favore degli aventi diritto secondo il piano di riparto disposto e approvato dalla Commissione tecnica sulla base delle istanze corredate di idonea documentazione. In ogni caso, la definizione non avverrà prima della conclusione del termine ultimo per la presentazione delle domande di accesso al FIR“.
Al momento, in attesa di conoscere il totale degli importi richiesti, facciamo alcune considerazioni ipotetiche che nascono da una dotazione del FIR per un miliardo cinquecento settantacinque milioni (525 milioni all’anno per tre anni) e, comunque, basate su medie indicative, che, pur avendo per ora il valore del “mezzo pollo mangiato a testa a persona…“, stimolano qualche riflessione anche da parte dei politici.
Le 60.000 domande inviate, su una platea di possibili beneficiari valutabile in 300.000 persone o società con i requisiti di micro aziende, porterebbero, se fossero tutte pertinenti, ben fatte e approvate, a una ripartizione media di 26.250 euro a testa tasse a parte che, se vale quanto confermatoci dal tributarista Loris Mazzon, sarebbero finalmente scongiurate (il “se” lo mettiamo d’obbligo in un Paese che le regole le scrive e le cambia ad ogni sorgere del sole).
Ma di domande ne arriveranno altre nei prossimi 48 giorni (da domani al 18 aprile salvo ulteriori proroghe, cioè), per cui, anche considerando richieste di indennizzi di importi più bassi di quelli mediamente “liquidabili” di cui sopra, appare evidente fin d’ora che a tre quasi dai crac bancari che si vorrebbero “indennizzati” parzialmente col FIR e alla fine degli ulteriori tre anni della procedura di rimborso, che dovrà attingere ogni anno a 525.000.000 di euro di Fondi dormienti accantonati, gli importi che torneranno in possesso delle vittime delle banche e del sistema potrebbero rivelarsi così esigui da apparire come una nuova, sostanziale “presa in giro” di chi ha affidato anche i suoi risparmi di una vita alle banche e ai controlli di organi di fatto statali.
Questa “presa in giro” sarebbe più dura da digerire di una qualunque sentenza, comunque di fatto solo simbolica, del processo BPVi oggi in celebrazione per la conoscenza di pochi intimi e di qualunque altro procedimento futuro e futuribile per questa e altre banche.