L’antifascismo basato sul soddisfacimento dei diritti fondamentali e non sugli slogan, le decisioni non più prese per gli interessi esclusivi del “pastore” ma per quelli di “insieme” della comunità non più gregge
Stupisce sempre meno, purtroppo, come il confronto politico si basi sempre di più su slogan e stereotipi piuttosto che su approfondimenti del “perchè” qualcosa succeda e del “come” si possa non farlo succedere e del “cosa serva” alla comunità prima di dirle cosa vogliamo darle.
Sul primo fronte chiediamo a coloro che oggi pretendono dagli amministratori pubblici e non dalle autorità preposte a valutarne la legittimità della richiesta e il successivo rispetto delle regole democratiche e repubblicane, la proibizione tout court delle manifestazioni a Vicenza di Forza Nuova o di movimenti di estrema destra, rischiando di utilizzare con i fascisti gli stessi loro metodi coercitivi della libertà di pensiero e manifestazione, sancite dalla Costituzione così come l’antifascismo, se si siano mai chiesti il perché stia aumentando il numero e la pericolosità di queste manifestazioni.
Lo chiediamo noi che non abbiamo necessità di riaffermare il nostro Dna antifascista con slogan ma che riteniamo, come discusso con i cittadini, possibili elettori di “Insieme”, anche sabato nel nostro gazebo a Vicenza, di cui alleghiamo una foto con possibili elettori “insieme” ad alcuni candidati.
Se aumentano cortei e consensi verso la deriva di estrema destra, che sta alle autorità vigilare che non si trasformi nella proibita ricostituzione del partito fascista, non sarà anche perché il “no” alla sua propagazione si ferma ai contro cortei senza intervenire con bisturi democratico contro le cause (i perchè) della minaccia della destra populista e, peggio, anti democratica?
Operare sempre di più ma concretamente per il giusto riconoscimento dei diritti alla casa, all’istruzione, al lavoro, alla tutela del risparmio, alla cura dell’ambiente, all’integrazione che non continui ad essere solo business, al benessere dei vecchi e al futuro dei giovani non ridurrebbe l’esercizio dell’antifascismo a un contrapporsi sterile e divisivo di cortei e contro cortei senza cercare nell’attuazione di quei diritti con le giuste e prioritarie risorse economiche la spinta al dialogo che è anche la prima base della democrazia e dell’antifascismo?
Sul secondo fronte, quello del “cosa serva” ai cittadini piuttosto che ai fautori, a priori o per chissà quali motivi, di una soluzione piuttosto che di un’altra torniamo sulla questione della sede della Biblioteca Bertoliana per anteporre alla sua scelta la valutazione di quali bisogni dei suoi utenti debba soddisfare la “nuova” Bertoliana, nuova non solo per l’edificio in cui collocarla ma per il modo di farla vivere e di utilizzarla là dove vogliono coloro che utilizzano i suoi servizi ma anche dove possa, con la collocazione e con l’utilizzo di tecnologie più moderne, attirare un maggior numero di utenti.
Perché, e fondiamo i perché con i cosa, oggi di sicuro la lotta all’ignoranza e l’accrescimento della formazione e dell’informazione sono l’unica, vera base su cui ricostruire una società, quella locale e italiana, che non sia più gregge di pastori interessati solo alla loro lana da sfruttare per propri fini ma che nell’unirsi in gruppo trovi la forza di imporre, dopo averle discusse “insieme”, le proprie priorità.
La strada alternativa è quella della tosatura e del macello.
Giovanni Coviello
Candidato al Senato Veneto 2 per Insieme