La maratona di Gerusalemme l’8 marzo 2018: una comunione d’idee, stili e religioni

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Ho sempre sostenuto e continuo a sostenere che Israele, padre della tecnologia e madre della comunicazione, non sa comunicare. Ho letto i vari press release sulla prossima Maratona di Gerusalemme e a costo di diventare antipatica, ammesso che gli sia simpatica, all’Ambasciatore Ofer Sachs ripeto che manca l’anima nei comunicati stampa. Quella di Gerusalemme non è una maratona vera e propria: è una comunione d’idee, stili e religioni. Mentre correte, la corsa passa in secondo luogo ed emerge invece Gerusalemme, capitale di Israele dal 1950, nella sua totale bellezza storica, religiosa e culturale che offre a turisti e atleti paesaggi, luoghi, scenari, emozioni, soldati e soldatatesse mozzafiato.

Qui Oriente e Occidente s’incontrano, passato e presente si toccano e le ideologie forgiano modi di vita diversi eppure uguali. Quattro millenni di tradizione ebraica, oltre cento anni di sionismo e oltre sei decenni di stato moderno, un po’ di guerre, hanno contribuito alla formazione di una cultura che ha creato una propria identità, mantenendo nel contempo l’unicità delle almeno 120 comunità che la compongono…
Ma se scrivo tutto ora cosa scriverò per il GFNY (maratona in bicicletta) del 27 aprile e per la partenza del Giro d’Italia del 4 maggio?
Ritornando alla maratona, saranno almeno 30.000 i partecipanti, provenienti da 55 paesi (alla faccia di chi vuol boicottare Israele) e come nelle edizioni passate sono previste la maratona da 42 km., la mezza maratona, di solito preferita dai diversamente giovani e da quelli più pigri, i 10 km e tragitti più brevi per le famiglie.
Lo scorso anno un ottantatreenne nato a Noventa Vicentina, ma ora residente a Illasi (Vr), Rodolfo Zanchetta è stato il primo dei senior, riporto una sua dichiarazione all’Arena del 18 aprile: “Mi ha mosso soprattutto il desiderio di continuare a camminare nel segno della fratellanza fra i popoli e poi non potevo trascurare almeno una presenza nelle terre che hanno visto l’origine della nostra fede cristiana“.
Gerusalemme non potrà mai essere solo una maratona, è un mosaico dove sono inserite tutte le tessere, una struttura geografica e spirituale con le coordinate di dove noi ora siamo e di dove noi domani saremo.