Coronavirus, Sinigaglia (PD): “le mascherine distribuite dalla Regione non proteggono dal contagio, senso di falsa sicurezza”

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“C’è bisogno di mascherine chirurgiche vere per tutelare la popolazione, quelle distribuite da Zaia possono indurre un senso di falsa protezione”. La denuncia arriva tramite una nota dal Consigliere regionale del Partito Democratico Claudio Sinigaglia che interviene “con Claudio Beltramello, del gruppo strategico Sanità e sociale del Pd Veneto, per sollecitare interventi finalizzati ad accelerare l’arrivo dall’estero di protezioni adeguate: occorre lavorare per favorire gli ordini dalla Cina e non solo, snellire i processi di sdoganamento visto che ci sono innumerevoli quantitativi di materiale, anche quello per il personale sanitario, ancora fermo”.

“Le mascherine chirurgiche sono fondamentali per impedire a una persona infetta di trasmettere la malattia – evidenzia il Consigliere – per cui, se ciascuno la indossa, il virus non circola. Non garantiscono però un’ottima protezione dal rischio di essere contagiati, perché se le particelle di saliva infette sono state ‘sparate fuori’, alcune di esse diventano talmente piccole che non riescono ad essere bloccate dal filtro della mascherina stessa. Idealmente, per proteggere sia se stessi che gli altri, servirebbero quelle FFP2 senza valvola, ovvero che filtrano in entrambe le direzioni, ma sono talmente scarse sul mercato che è fondamentale poterle dedicare in primis, ad esempio, al personale sanitario e alle forze dell’ordine. Tuttavia, i dispositivi di ‘tessuto non tessuto’, prodotti da una cartiera e che la Regione ha iniziato a distribuire oggi, non possono essere considerati una soluzione perché presentano un ulteriore, grande problema: non aderiscono affatto al viso, quando invece dovrebbero essere ben strette sopra al naso, intorno alla bocca e fin sotto il mento, in modo che ci siano entrate e fuoriuscite di aria solo attraverso il tessuto della mascherina stessa. In caso contrario non servono a niente. E crediamo che Zaia lo sapesse: infatti su ognuna c’è scritto che non è un dispositivo di protezione”.

“Per giustificare questa mancanza – sottolinea il Consigliere – Zaia ha parlato di attesa di autorizzazione, citando in modo strumentale il decreto Cura Italia che, all’articolo 15, consente di ‘produrre, importare e immettere in commercio mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale in deroga alle vigenti disposizioni’. Non dice però che l’autocertificazione e la contestuale comunicazione al ministero della Salute prevede il rispetto rigoroso degli standard previsti dalle stringenti normative Uni. Ovvero si possono produrre secondo gli standard e, anziché attendere il controllo esterno che necessiterebbe di troppo tempo in un momento di emergenza, si può dichiarare di farle a norma. Non è però, ovviamente, prevista alcuna deroga dal rispetto degli standard per mettere in circolazione qualcosa che serve a proteggere le persone. È bene dirlo in modo netto e chiaro. Chiediamo dunque che il Dipartimento di Prevenzione della Regione e che l’Istituto Superiore di Sanità si pronuncino sulla efficacia e sicurezza di questa iniziativa. Va verificato se effettivamente le mascherine ‘rigide’ in via di distribuzione non proteggono né dall’infettare né dall’essere infettati. Se confermata la loro inutilità sarebbe un enorme boomerang di salute pubblica perché dando un senso di protezione che non c’è, riducono la messa in atto di tutte le altre norme fondamentali: rispettare la distanza di almeno un metro, lavarsi spesso le mani, starnutire o tossire nel gomito, non uscire assolutamente se si hanno sintomi compatibili con l’infezione. L’Oms è molto chiaro in questo: ogni messaggio o strumento per la popolazione generale che non aumenti la sicurezza va assolutamente evitato”.

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